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Foibe Giornata del ricordo 10 febbraio

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Foibe - disegno Daniela La Cava
Foibe - disegno Daniela La Cava


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Termina con una lunga scia di orrori l’ultimo secolo di un millennio che ha vissuto storie incredibili, testimone di eventi bellici favoriti da leader che hanno alimentato un odio etnico sfociato in genocidi, olocausti e nei più grandi orrori che uomini hanno inferto ad altri uomini.

Spesso di parla della Shoah e dei campi di concentramento nazifascisti, che hanno visto spazzare via migliaia di vite ebree, ma, inspiegabilmente, nel raccontare questi eventi, non vengono quasi mai menzionate le migliaia di italiani sterminati tra le Foibe e campi di concentramento agli ordini del Maresciallo Tito, il quale, mosso da un folle progetto di ‘pulizia etnica‘ dispose l’annientamento di tutta la popolazione italiana residente nella nuova Jugoslavia.

Un vero e proprio genocidio, di cui, per quasi sessant’anni, non si è mai fatta menzione!

Solo con la caduta del socialismo, molti documenti secretati sono stati consultati e pubblicati e resi noti gli orrori che tanti italiani hanno subito nei campi di sterminio, dove hanno brutalmente trovato la morte, non dentro forni crematori o con l’uso di gas letali, ma con sevizie di ogni tipo: stenti, condizioni disumane e malattie.

Ciò che fa rabbrividire e non pone freno alla folle e disumana crudeltà del Maresciallo Tito e dei suoi seguaci sono le vittime delle Foibe!

Le Foibe sono massicci altopiani carsici profondi e letali, dove le persone catturate, composte indistintamente da uomini, donne e bambini, venivano seviziati, legati con filo di ferro e buttati giù, uno accanto all’altro, trascinati dalla corda di ferro che li teneva uniti, nel dolore di quella tormentata prigionia, fino alla morte e oltre…

Svanivano, così, senza un perché, né testimoni, migliaia connazionali, colpevoli solo di essere italiani.

Ma come è stato possibile?

Come può essere solo opera di un uomo o di un governo?

Complice di questi atti indescrivibili, nella loro spaventosa crudeltà, furono proprio italiani: partigiani socialisti e filotitini, contrari al regime fascista, che questa popolazione rappresentava!

L’ideologia jugoslava era ostile a chiunque ostacolava, o semplicemente non condivideva, ideologie socialiste, pena la morte, preceduta da violenze e mutilazioni, nei campi di concentramento o dentro le Foibe, dove, se non fosse sopraggiunta subito la morte, sarebbero rimasti agonizzanti fino al decesso!

C’è da dire che dal 1943, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, chiunque non assecondava il nuovo partito emergente opposto al fascismo, come le popolazioni dalmate, istriane, di Fiume e della Venezia Giulia, veniva considerato un problema da eliminare… e così fu!

Nonostante le richieste dei parenti delle vittime deportate o sparite improvvisamente dalla città, il silenzio ricadeva, implacabile, su ogni supplica.

Solo nel 2004, appena vent’anni fa, questa tragedia è stata riconosciuta e commemorata ogni 10 di febbraio: il Giorno del Ricordo!

Verrebbe da chiedersi: perché nonostante documenti, testimoni, fotografie e filmati, questa vicenda è rimasta così tanto nell’ombra?

Sessant’anni di oblio su uno sterminio, che non racchiude meno orrori della Shoah, dove migliaia di italiani furono seviziati e privati della loro dignità anche da morti, lasciano un vuoto e uno sconforto che non trova posto in nessuna logica umana, neppure la più cruenta!

Ma cosa fece l’Italia di fronte alla richiesta di italiani passati alla sovranità jugoslava alla richiesta di asilo?

Non rimase sorda alle richieste di aiuto, anzi, si attivò per supportare profughi, creando oltre 100 campi di accoglienza, ricavati prevalentemente da ex caserme, disseminati in tutto il territorio!

L’arrivo in patria non fu facile. La nazione era ancora piegata dagli orrori della guerra e la condizione di molti italiani non era certo invidiabile! Nonostante ciò, l’Italia si prodigò per trovare loro una sistemazione, un’assistenza concreta, un ente a cui questi fuggitivi potevano rivolgersi in ogni comune.

Esistono ancora le ricevute dei sussidi che tanti profughi hanno ricevuto mensilmente: storie di uomini, donne, bambini, partiti dalla loro terra che poco tempo prima chiamavano patria, senza poter più fare ritorno.

Mentre leggo i loro nomi, le loro vite e le richieste di ricongiungimento, di cittadinanza o trasferimento, rivedo le loro paure, i loro drammi, la rassegnazione di italiani perseguitati nella loro stessa terra, scampati da orrori a cui molti non sono riusciti a sottrarsi, vittime di un odio razziale, disumano e irrazionale, ma vergognosamente reale!

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".