‘Non bisogna dimenticare le esigenze del territorio’
Riceviamo e pubblichiamo.
Il Decreto 3/2021 pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 15 gennaio ha introdotto una nuova previsione “ponte” per ritardare l’invio degli atti di accertamento e la contestazione delle sanzioni.
Come se il Covid avesse “congelato” gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e la possibilità di inviare tutti gli atti già pronti.
Così facendo però, di fatto, si è prorogata addirittura fino al 31 dicembre 2022 la possibilità di ricevere atti dell’amministrazione finanziaria emessi ben due anni prima.
Significa che siamo vicini a un nuovo rinvio, oppure a una rottamazione quater? Difficile comprenderlo.
Lo afferma Matteo De Lise, Presidente dell’UNGDCEC, Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
Evidenzia De Lise:
In questo momento di grave crisi politica, non bisogna dimenticare le esigenze del territorio. I dati ci dicono che, nel momento in cui sarà di nuovo possibile inviare gli atti già pronti, e sono decine di migliaia, si rischierà la paralisi.
Per i contribuenti in primis, per i professionisti e, inevitabilmente, per lo Stato con file in Agenzia delle Entrate e ingorghi presso le Commissioni Tributarie.
Per questo auspichiamo che già nelle prossime settimane possano ripartire tutti gli atti bloccati, concedendo una tempistica di risposta e di pagamento differente e più ampia.
Al prossimo governo chiederemo di pagare cartelle esattoriali e atti di accertamento, presentare ricorso e istanze di autotutela con un termine aggiuntivo di 180 giorni rispetto ai termini ordinari che decorrono dalla notifica dell’atto.
Abbiamo già presentato emendamenti volti a sbloccare la situazione di stallo in cui ci siamo trovati e che servono a dare più tempo a tutte le parti in causa. Potremmo persino ancorare la scadenza stessa alla revoca dello stato di emergenza.
L’unica certezza? Non si leghino le scadenze a codici attività ATECO o al colore delle regioni.