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Fier, una città brutta

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Fier


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Settembre 2015

Fier è una città brutta. Assurdamente brutta.

L’attraversiamo dopo aver lasciato Berat. La strada asfaltata, superata una rotonda, svanisce. Al suo posto compare un qualcosa che è una via di mezzo tra sterrato e strada asfaltata male una cinquantina di anni fa. Una strada stretta, orribile dove le due “carreggiate” all’improvviso si trovano ad altezze diverse, dove l’auto sprofonda in cedimenti del manto stradale attraverso un paesaggio desolato puntellato di case sparse, distributori di benzina e gommisti. La strada sale e non vedi cosa ci sia dopo. Curve improvvise con automobili che ti vengono incontro ad alta velocità facendo sembrare te uno stupido e goffo neopatentato.

Fier, una città brutta che è nodo cruciale per smistare gli automobilisti nelle varie direzioni lungo la dorsale di comunicazione dell’Albania.

Forse l’edificio meglio presentabile è quello che ospita l’università. Passiamo per una strada semi pedonale dove i palazzi di cemento hanno le facciate decorate con opere artistiche.

I boulevard alberati di una città nuova, nata per opera dei veneziani intorno al XV secolo come grande mercato agricolo, ma sviluppatasi solo tra il XIX e il XX secolo quando Kahreman Pasha Vrioni, governatore di Fier, chiese a degli architetti francesi di immaginare una città futura che fosse un centro di scambi commerciali. Così tra il 1864 e il 1865 fu costruito un mercato che ospitava 122 mercanti.

Anche per noi Fier è un passaggio obbligato, e lo è più volte. Andiamo via da Fier per ben tre volte: la prima per raggiungere Apollonia, la seconda per raggiungere Vlore e l’ultima perché sulla strada verso Durres. Ed è così che ritroviamo nella piazza-rotonda d’ingresso alla città dove campeggia il “Globi”, il Globo, una scultura, anch’essa brutta, rappresentante appunto un globo terrestre azzurro con i continenti in bianco.

Una città brutta, sicuramente viva per l’università e i vicini siti archeologici di Apollonia e Byllis, viva per lo spirito artistico.

Una città brutta che però mi incuriosisce. Come se ci fosse qualcosa lì che possa far cambiare questo mio brutto sentire, come se ci fosse della bellezza in ciò che mi appare brutto.

Foto D. Feminò

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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!