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Fersen e Villa Lysis: una casa dedicata alla giovinezza d’amore

Villa Lysis a Capri - ph Rosy Guastafierro

Villa Lysis a Capri - ph Rosy Guastafierro



L’estate a Capri ha un sapore particolare, vi si sbarca con la voglia di vivere appieno tutto quanto può essere offerto. Non solo il mare, il sole, l’aperitivo al tramonto o le serate su di giri in taverna: c’è di più.

Un calendario fitto di eventi culturali e popolari, che soddisfano le esigenze più disparate, contribuendo a far conoscere angoli incantati che si trasformano in auditorium o palcoscenico.

Il desiderio di poter ascoltare un concerto di chitarra classica mi porta, poco prima del tramonto, a lasciarmi alle spalle la mitica piazzetta, per addentrarmi nel dedalo di stradine scegliendo, per la salita, via Longano, via Sopramonte, deviando per via Tiberio ed infine via Lo Capo.

Le iscrizioni con le indicazioni finiscono per confondere i più, un altalenarsi tra Villa Lysis e Fersen e, finalmente, dopo più di 20 minuti di strada a passo cadenzato, con il sospetto di aver smarrito la retta via, un cancello di oltre cento anni mi introduce in un paesaggio scenografico, a strapiombo sul mare, un giardino a terrazze, che lascia intravedere una residenza sontuosa.

Villa Lysis a Capri – ph Rosy Guastafierro

È la prima volta che riesco a entrarvi, in genere è chiusa al pubblico. Non so spiegarmi il perché, ma al di là del suo splendore a stregarmi è la sua atmosfera elegante, a tratti malinconica e struggente, che ha assorbito appieno la personalità del suo proprietario originale, che decido di approfondirne la storia.

Ideata dall’architetto francese Édouard Chimot per soddisfare le esigenze del Barone Jacques d’Adelswärd-Fersen, uno dei più importanti e ricchi rampolli di inizio secolo scorso con una personalità a dir poco stravagante e complessa.

Nato a Parigi il 20 febbraio 1880, diviene uno dei partiti più ambiti dell’alta società della Ville Lumière a causa dell’enorme eredità ricevuta a soli 22 anni dal nonno, il re dell’acciaio. Dal lato materno, discende dal nobile svedese Hans Axel von Fersen, l’amante della regina Maria Antonietta, di cui in seguito acquisisce il cognome.

Il suo stato gli consente di viaggiare molto, sbarca per la prima volta sull’isola azzurra dove il suo amico Robert de Tournel gli svela tutte le bellezze del posto. Intanto, rafforza la sua vena poetica pubblicando libri e raccolte di poesie come ‘Chanson légères’, nel 1900.

Ben presto, però, la sua tendenza omosessuale e gli eccessi derivanti da festini, a sfondo orgiastico, soprannominati “messe rosa”, organizzati con la presenza di studenti minorenni, mettono in evidenza il suo lato estremo, che gli costa, oltre all’annullamento dell’imminente matrimonio con Blanche Maupéou, una denuncia, attenuata grazie alle pressioni fatte da partecipanti illustri. Sconterà una pena di sei mesi perdendo i diritti civili per cinque anni in patria.

Nel 1905 pubblica il romanzo ‘Lord Lyllian’ in cui descrive, in maniera ironica, lo scandalo che lo ha coinvolto, nel quale riesce a fondere realtà e finzione, con riferimenti a quanto accaduto qualche anno prima ad Oscar Wilde, dove spiccano quattro personaggi in cui egli stesso identifica la sua poliedrica personalità.

Da qui la decisione di abbandonare la Francia alla volta dell’isola degli imperatori, dove compra un vasto appezzamento di terreno, dodicimila metri quadri, sull’estremità a nord-est, a ridosso di Villa Jovis, abbastanza distante dal centro.

Villa Lysis a Capri – ph Rosy Guastafierro

Roger Peyrefitte, ne ‘L’Esule di Capri’, biografia romanzata di questo personaggio dannato, così riporta:

Attraversai il golfo di Napoli come si attraversa il Lete, il fiume purificatore. Lasciavo dietro di me la vecchia Europa, imbellettata di menzogne. Capri era l’isola dell’oblio.

e ancora:

Cercai un posto romantico, in collina… con vista sul mare, non troppo vicino alla città, qualcosa di remoto e solitario dove poter edificare la mia Acropoli della bellezza.

Il disegno viene effettuato seguendo lo stile art nouveau in cui si intersecano componenti neoclassici, quattro colonne ioniche con tasselli dorati campeggiano all’ingresso sul cui architrave spicca l’iscrizione latina

Amori et dolori sacrum, sacro all’amore e al dolore

titolo di un’opera di Maurice Barrès.

Stanze ad esedra con vetrate policrome che proiettano giochi di luci in base all’inclinazione del sole, ma l’elemento determinante risulta essere la camera realizzata al pianterreno, il suo fumoir, la stanza dell’oppio di cui non riesce a fare a meno da quando ne ha provato gli effetti a Ceylon.

In Oriente avevo conosciuto un dio più potente degli altri dei, perché se gli altri danno speranza, questo dà l’oblio.

Appena approvato il progetto di casa Gloriette, decide di spendere l’attesa girando il mondo sempre a caccia di nuove conoscenze, apprezza la religione buddista e quella induista, si procura una collezione di 300 pipe da oppio appartenute ad un imperatore in oro, argento e pietre dure per la sua chambre chinoise, come preferisce definirla.

Tornato a Roma, conosce Nino Cesarini, un quindicenne incontrato per strada, a via Veneto, orfano, venditore ambulante, di cui si innamora perdutamente definendolo

più bello della luce di Roma.

Jacques adopera tutto il suo fascino per circuire l’adolescente, tanto da riuscire a farsi seguire nella sua dimora in mezzo al mare, presentandolo all’élite caprese come suo segretario e istruendolo non solo culturalmente.

L’amore nei suoi confronti lo porta a magnificarlo tanto da far realizzare da Francesco Jerace una statua in bronzo in posa plastica su di una conchiglia, oggi dispersa, per non parlare delle tante foto o ritratti eseguiti da celebri artisti in cui lo stesso appare come una divinità votata all’amore.

Questo rapporto lo induce a cambiare nome alla villa, prendendo spunto dai ‘Dialoghi sull’amore e l’amicizia’ di Platone il cui protagonista è un efebo chiamato Liside.

Villa Lysis a Capri – ph Rosy Guastafierro

Frequentano poco la vita mondana, sporadiche apparizioni al Caffè del Quisisana, lui sempre elegantissimo, biondo, fragile, di un pallore alabastrino, mentre il suo compagno bruno, volitivo, disinvolto.

Così li descrive Ada Negri:

Tutto era troppo bello, compreso Nino, il segretario dal profilo di medaglia, con lo sguardo di chi ha occhi troppo lunghi, troppo neri e sormontati da sopracciglia troppo basse; ed il suo padrone, gentiluomo di gran razza, cortese, dall’altera eleganza, che parlava il più perfetto francese e leggeva versi come nessun altro.

Per celebrare, alla sua maniera, il ventesimo compleanno dell’amato, organizza un tableaux-vivants – come ho accennato nell’articolo La caverna della Magna Mater – dove Nino, seminudo, incarna Hỳpatos.

Scoperto e ridicolizzato, viene costretto a lasciare Capri, ma, fortunatamente, riesce a rientrare, chiudendosi nel suo buon ritiro, assordato dalle voci che una società, falsamente perbene e bigotta, urla sulla sua pederastia.

Pochi sono gli amici che non l’abbandonano, quelli che come lui, possono sembrare dissoluti, ma che nel cuore portano fardelli pesanti, fra questi Gilbert Clavel, architetto e intellettuale svizzero, la Marchesa Casati, famosa per i suoi levrieri e le passeggiate nude, la principessa Ephi Lovatelli, Norman Douglas, scrittore britannico, che nei suoi quaderni descrive angoli di paradiso, e Ada Negri.

La guerra chiama Nino e lui rimane solo con i suoi fantasmi, che diventeranno mostri incontenibili. Al suo rientro il giovane, ormai uomo, ha trasformato il rapporto in una vera amicizia e null’altro.

All’Hotel Quisisana, nel 1921, il barone incontra un adolescente che, nella sua mente ormai sempre più annebbiata, lo incuriosisce, Corrado Annicelli detto Manfred. Con il permesso dei genitori lo ospita, iniziano a viaggiare insieme e il suo devoto rimane lì ad osservare, con giusto distacco e tenerezza, questo legame.

Nell’autunno del 1923 rientrano nell’isola delle sirene, Fersen è conscio che questa nuova compagnia sia un surrogato che non risponde al suo ideale di bellezza ed armonia.

Il 3 novembre del 1923, in una notte tempestosa, con pioggia battente e fulmini che rischiarano a giorno tutta la villa, il padrone di casa, nel suo sarong rosa, scende con Nino e Manfredo nel fumoir impregnato dell’odore dell’oppio che sfrigola.

Risalgono nella famigerata camera rosa e mentre i due giovani guardano foto dell’ultimo viaggio, Jacques versa in una coppa d’argento l’intero contenuto della preziosa scatola d’oro, 5 grammi di cocaina, e il suo champagne preferito.

Un tragico epilogo dettato dalla consapevolezza che la sua vita non sarebbe mai stata il capolavoro desiderato da seguito alle parole attribuite all’amico Oscar Wilde:

Bisogna partire prima che il sogno finisca.

Villa Lysis a Capri – ph Rosy Guastafierro

Con la morte del barone la casa, dopo una violenta disputa tra la sorella Germaine e il Cesarini, nominato erede, viene abbandonata per decenni, per passare, solo nel 2001, al Comune, che la restaura e la rende fruibile.

Mentre le ombre spengono nel cielo gli ultimi bagliori di un tramonto rosso passeggiare tra le sale, ammirando le colonne con inserti musivi d’oro, o nel giardino, incantata tra narcisi, rose, azalee e boschetti di mirto, contemplando il suo tempietto neoclassico circolare, raggiunta dall’eco di una chitarra che esegue brani di Heitor Villa-Lobos, rende giustizia alla grandezza di un personaggio che, pur nella sua dissolutezza di intellettuale raffinato di giorno ed adescatore di adolescenti di notte, ha cercato, nel dorato esilio subito, di rincorrere un’ideale, consacrando quelle mura e tutta la sua vita alla jeunnesse d’amour.

Villa Lysis a Capri – ph Rosy Guastafierro

Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.

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