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Fake news: piccolo manuale di autodifesa

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Fake news


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Come difendersi dalle bufale

Nell’era moderna il progresso, lo sviluppo della tecnologia, l’avvento di Internet hanno ampliato notevolmente la possibilità di comunicare così come di diffondere e reperire informazioni e notizie. Purtroppo anche quelle false, le cosiddette bufale o fake news.

I canali social – Facebook, Twitter -, i gruppi WhatsApp – l’applicazione di messaggistica istantanea più usata sui cellulari – sono divenuti il mezzo più veloce di diffusione delle bufale: una notizia falsa viaggia dieci volte più veloce di una vera perché punta sulla condivisione, sullo stupore, sulle frasi a effetto, sulla facile lettura ma sopratutto sulla paura.

La paura, più di ogni altra sensazione, aiuta a diffondere le fake news e in questi giorni in cui il mondo combatte contro il Covid19, la pandemia che ha già fatto migliaia di vittime, ne stiamo avendo quotidiana dimostrazione.

Sul Coronavirus ne sono circolate numerose: dalle più svariate modalità di contagio allo sconto sui funerali, dalla pericolosità degli animali domestici alle più improbabili misure di sicurezza intraprese dai vari Stati, dal passaggio di elicotteri per spruzzare disinfettante alla creazione di medicine e cure già disponibili.

La mole di false notizie in questo periodo di emergenza mondiale è stata così vasta che la Corte dei conti europea, European court of auditors, ECA ha aperto un’inchiesta sull’efficacia delle misure intraprese dall’UE con lo ‘EU Action plan against disinformation‘ per arginare la diffusione di fake news che possono causare un grave danno pubblico.

In Italia negli ultimi mesi il numero di persone arrestate per ‘diffusione di notizie false e provocatorie’ è in costante aumento.

Che cosa possiamo fare per difenderci dalle notizie false?

Innanzitutto, evitare di fidarci ciecamente di qualsiasi cosa si legga sia che lo si trovi su un canale social, sia che lo si riceva tramite WhatsApp; ma è consigliabile non essere sicuri della veridicità di una notizia anche se la si legge sulla carta stampata o sui siti dei quotidiani più autorevoli, persino i telegiornali o i programmi di approfondimento possono incappare in clamorosi casi di diffusione di bufale… e non tutti sbagliano in buona fede.

Per tale motivo è sempre bene mettersi alla ricerca di più articoli, di documenti e dichiarazioni ufficiali su un determinato argomento alimentando la propria curiosità. I dubbi devono aumentare quando si è alle prese con notizie che fanno leva sul sensazionalismo, sull’esclusiva e ancora di più, su Internet, quando si leggono titoli a effetto creati ad arte per invogliare a cliccare per visitare un blog o un sito.

In che modo smascherare le fake news?

Prima di tutto controllare la fonte. Sembrerà banale, ma non lo è.
La notizia arriva da un giornale, da una testata di news telematica, dal blog di un giornalista conosciuto? In questo caso dovremmo essere più tranquilli, perché i giornalisti hanno l’obbligo di controllare la veridicità di quello che pubblicano, ma meglio non dare nulla per scontato e cercare la controprova.

Se chi pubblica non è un organo di informazione, ma un sito generico, la cautela deve aumentare ed è il caso di procedere con dei controlli. E quelli da fare sono due principalmente: risalire dalla news alla fonte originaria.

Facciamo un esempio: se una notizia parla di un’azienda, normalmente quell’informazione è reperibile anche sul sito istituzionale della stessa industria; se parla di un provvedimento istituzionale, certamente deve essere stato pubblicato anche sul sito dell’ente in questione. Se non si trova la corrispondenza, meglio dubitare.

Controllare se la stessa news è data da più fonti attendibili: se una notizia clamorosa è vera, infatti, in poco tempo viene ribattuta da tutte le agenzie di stampa e dai media. Quindi, se il presunto ‘scoop’ si trova solo su un sito generico, meglio dubitare e pazientare.

Quando ci si imbatte in una notizia ‘clamorosa’ sui social, che fare?

Controllare che la persona che l’ha postata sia reale, un trucco può essere verificare da quanto tempo esista il profilo. Ha interagito poco sul suo ‘diario’, quanti post ha? Se la quantità è esigua, tipo due o tre, il rischio che sia un falso esiste.

Ci sono almeno tre o quattro immagini della persona di quel profilo? Anche questo è un dato indicativo: spesso i profili falsi hanno una foto sola o non ne hanno. E sono pochi quelli reali senza una foto rispetto a quelli che la mettono. Succede spesso anche quando rubano l’identità di una persona. Su Facebook si può vedere se il profilo partecipa a dei gruppi e anche, se non sono riservati, che amici ha. Sono tutte informazioni che ci aiutano a fare un quadro di chi sta dietro la notizia che ci viene data.

Se ci si accorge che la notizia proviene da un fake, meglio segnalarlo, così da aiutare l’intera comunità a non farsi trarre in inganno.

Non condividere una notizia se non si è sicuri della sua veridicità.

Non mettere reazioni a un post se non si è sicuri della fonte: le bufale spesso si diffondono facendo leva proprio sull’emozione di poter essere tra i primi a condividere con gli amici una notizia estremamente positiva o molto negativa.

Se fossimo vittime in prima persona di una notizia falsa? Se la fake news attaccasse un gruppo, un’organizzazione di cui facciamo parte o addirittura una nostra azienda? Come dovremmo comportarci?

In questo caso è determinante agire velocemente, per fare in modo che la diffusione di notizie false su di noi e il nostro mondo venga arginata dalla verità.

Prima di fare una denuncia per diffamazione, si può chiedere che le notizie vengano rimosse, segnalarle sui social come false, e far fare la stessa segnalazione da amici, soci, colleghi o collaboratori.

Contemporaneamente, a maggior ragione in caso di personaggio o gruppo pubblico, di azienda, o ente istituzionale, va preparato e diffuso il più velocemente possibile un comunicato stampa per denunciare l’attacco, spiegare quale sia realmente la situazione e illustrare le azioni che sono state intraprese, o che si intende mettere in atto, per fermare l’attacco.

Nella maggior parte dei casi, in questo modo la verità soppianta le bufale.

Se le false notizie su di noi, sul nostro gruppo, organizzazione o azienda si ripetono periodicamente è meglio monitorare costantemente social e siti di informazione così da accorgersene ed agire il più velocemente possibile.

Molte bufale si alimentano anche di immagini fasulle, create ad arte, foto modificate con programmi più o meno sofisticati: ma in pochi sanno che molto spesso basta fare una semplice ricerca su Google caricando l’immagine in questione per scoprire l’inganno, mentre per chi ha più dimestichezza col mezzo fotografico ci sono portali come http://www.fotoforensics.com/ che possono dare un responso definitivo al dubbio.

Per avere un’idea della quantità di notizie false che girano sulla rete, e non solo, è utile visitare due siti creati da giornalisti italiani che da anni si occupano principalmente di smascherare le fake news: bufale.net e butac.it

Come si tengono aggiornati sulle notizie gli italiani nel terzo millennio?

In una riflessione sulla pericolosità delle notizie false è necessario considerare i dati diffusi da uno studio sulle modalità usate in Italia per accedere all’informazione.

Per informarsi, dieci anni fa il 30% degli italiani, intervistati da Demos per il rapporto ‘Italiani e Fake News’, utilizzava, ogni giorno, i quotidiani cartacei. Il 25% consultava Internet.

Recentemente il rapporto si è rovesciato e in misura molto marcata.

Il 63% degli italiani si informa su Internet, soprattutto attraverso lo smartphone, e di questa moltitudine di individui il 58% è perennemente connesso. Solo il 17% dichiara di informarsi attraverso i giornali che compra in edicola o che trova nei bar e nelle biblioteche.

Per la precisione il rapporto Demos su ‘Italiani e Fake News’ ha dato la seguente classifica in percentuale di utilizzo quotidiano:

TV 84%, Internet 63%, social network 45%, radio 40%, quotidiani cartacei 17%, settimanali 9%.

Dai portali web locali ai grandi giornali il ruolo del giornalismo è di essere punto di riferimento per coloro che vogliono informarsi attraverso il racconto dei fatti reali, e della lettura di essi con sguardo imparziale e rigoroso… e nel caso a volte fosse umanamente parziale, l’importante è che non sia mai distante dalla realtà.

In un periodo di crisi ed emergenza come quello che stiamo vivendo per colpa del Coronavirus, i giornalisti hanno una funzione fondamentale per un paese democratico: dare conto e commentare le decisioni degli amministratori e dei funzionari pubblici; ma hanno anche l’obbligo di ripristinare la verità sbugiardando coloro che diffondono notizie false.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.