Un viaggio nel Mondo del Linguaggio Emotivo
Mondi e mondi precipitano dalla loro creazione, fino al dissolvimento, come bolle d’aria trascinate da un fiume. Brillano e scoppiano.
Shelley
Uno degli esercizi che amo maggiormente, quando mi ritiro con me stesso, è quello di prendere i versi di un poeta e indossarli su di me, trasfigurandone le parole.
E così, ogni tanto, escono cose dalle cose.
Cose come questa:
Camminando si insinuano invadenti pensieri.
Uno fra i tanti è chiedermi perché mai abbia deciso di camminare.
Ma più cammino e meno ho la necessità di comprenderne l’irriverente perché.
Cammino e basta.
Non c’è un motivo e nemmeno una meta.
Cammino a dispetto del tempo che mi sputa addosso i minuti.
Cammino nonostante tutto, malgrado il niente.
Cammino dove non c’è folla.
Nonostante la folla che c’è in me.
E perché mai da una poesia di Shelley mi sia uscita una cosa del genere?
Questo non mi è dato sapere.
Ma suggerirei di provarci anche voi.
Scegliete un poeta e trasfiguratelo con la vostra immaginazione.
Potrebbe accadere di sorprendervi leggendovi dentro.
Non è cosa dici, ma come lo dici!
Che cosa significa esattamente?
Nel corso Parlare – Scrivere – Comunicare spiego che una cosa è parlare e ben altra emozionare per mezzo delle parole.
Grande Maestro in questo campo lo fu Fabrizio De André.
Non era il tipo da scrivere banalmente:
Mi piace suonare la chitarra!
quanto piuttosto:
È bello che dove finiscono le mie dita debba, in qualche modo, cominciare una chitarra.
Si tratta perciò di allenarsi a dire cose comuni in modo diverso, sforzandosi di trovare alternative emotive.
Un altro esempio? Subito pronto:
Mi fa piacere vederti!
questo lo dicono in molti, ma:
Hai reso felice il mio cuore venendo a trovarmi!
è tutta un’altra cosa, non è vero?
Per concludere vi citerò una barzelletta inviatami da un caro amico.
Al telefono: “Buonasera ingegnere, posso disturbarla o è impegnato con il suo lavoro?”
Risposta: “Effettivamente sono molto preso con un trattamento idrotermico tensioattivo su porcellana, vetro e metallo in ambiente ad elevata tensione”.
Di rimando: “Accidenti, mi scusi, la chiamo più tardi certo, posso chiederle soltanto di che lavoro si tratta esattamente?”
E l’ingegnere: “Sto lavando i piatti sotto costrizione forzata di mia moglie!!!”
Morale della favola:
Non cosa dici, ma come lo dici, questo è il segreto!
Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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