L’euforia subacquea come metafora della vita
‘Euforia’ è quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei a grandi profondità: sentirsi pienamente felici e totalmente liberi. È la sensazione a cui deve seguire l’immediata decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità.
‘Euforia‘ è anche il titolo della seconda prova da regista di Valeria Golino che da quella sensazione è partita per costruire la storia dei protagonisti del film, due fratelli molto diversi tra loro, che la vita obbliga a riavvicinarsi a causa di una situazione difficile vissuta da uno dei due.
Il primo, Matteo, Riccardo Scamarcio, vive a Roma ed è un giovane imprenditore carismatico. Si occupa d’arte negli ambienti vaticani e vive in continua bramosia la vita, è dichiaratamente omosessuale ma irrisolto e fugge dai legami coltivando il culto dei soldi, della droga e del sesso e pensa di potere tutto.
Il secondo, Ettore, Valerio Mastandrea, è invece convinto di non volere niente, è un uomo pacato, discreto e disilluso che ha sempre preferito restare nell’ombra e che al momento è in crisi con sua moglie, Isabella Ferrari. Coltiva una relazione con una collega, Jasmine Trinca, ma continua a vivere con la madre nella casa di famiglia a Nepi, la piccola città di provincia dove lavora come insegnante di scienze naturali.
Quando l’incerto e compassato Ettore si ammala e deve raggiungere Roma per curarsi, viene informato solo in parte della gravità della sua situazione e viene accolto in casa da Matteo che decide di stargli vicino con il suo modo confuso ed egocentrico di stare al mondo e di nascondergli la gravità della sua situazione.
I due fratelli si incontrano e si scontrano, si scoprono, si riscoprono, si vedono e si ri-vedono con occhi nuovi da adulti. Nascerà così un nuovo modo di concepire la fratellanza tra due persone fino a quel momento divise per formazione e carattere e costrette,dalle rispettive inclinazioni ad allontanarsi e, in seguito, di nuovo costrette dalla vita a riconsiderare il loro legame.
L’evoluzione di Valeria Golino come regista
‘Miele‘ nel 2013 era stato l’ottimo esordio per la “nascita” della regista Golino ed ‘Euforia‘, oltre ad impressionare positivamente allo stesso modo, mostra un’evidente evoluzione tecnico-narrativa che non si evidenzia in futili arzigogoli stilistici, ma in movimenti di macchina e piani-sequenza che riescono a descrivere, emblematicamente, gli stati d’animo dei personaggi. Il tutto grazie anche a una troupe di tecnici capitanata da Gergely Pohàrnok alla fotografia e Giogiò Franchini al montaggio.
Un plauso generale al cast che Valeria Golino ha voluto, circondandosi per lo più di amiche, come le bravissime Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Jasmine Trinca; anche se le lodi non possono che andare ai due protagonisti, Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, il primo in una delle sue migliori interpretazioni, il secondo all’ennesima conferma di una crescita attoriale sempre più evidente.
Parlando dei due la Golino ha detto:
Sono due attori di talento molto diversi tra loro: Scamarcio consuma energia e Mastandrea la assorbe, è come avere un motore acceso all’interno di una scena.
Non era così scontato che i due si trovassero subito a loro agio e invece si sono coordinati come due funamboli, nel senso che si sono andati incontro reciprocamente con grande affetto e divertimento reciproco e per tutti noi è stato sorprendente vederli insieme all’opera.
E l’atipica alchimia tra due attori completamente differenti che interpretano due personaggi agli antipodi è uno dei punti di forza del film.
Scritto dalla Golino con Francesca Marciano, Valia Santella e la collaborazione di Walter Siti, ‘Euforia‘ ha la capacità di mostrare la forza e l’importanza della fragilità umana, troppo spesso nascosta dall’ipocrita velo di sicurezza che, nella società contemporanea, si vuole indossare per apparire invulnerabili al passare del tempo, al dolore, alle malattie.
Autore Paco De Renzis
Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.