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Et solstitium

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San Giovanni Battista


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Ogni dono buono e ogni regalo perfetto viene dall’alto, poiché scende dal Padre delle luci celestiali, e presso di lui non vi è variazione di volgimento d’ombra.
Giacomo 1:17

Molti ancora confondono San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista perché, seppur diversi e con ruoli complementari nella storia della Redenzione, hanno, oltre al nome, una funzione comune: Gesù si è servito di entrambi e li ha inscindibilmente legati alla sua missione sulla Terra.

Giovanni Evangelista, al quale è dedicato il solstizio d’inverno, è indicativo non tanto di una persona fisica, quanto del più esoterico degli scritti riconosciuti dal canone, come testimonianza della scuola “giovannea”. Tra gli storici sembra ormai prevalere l’idea che i nomi usati per indicare i Vangeli non corrispondano a individui reali, ma a scuole di pensiero dottrinale.

Una lettura, quella attribuita a Giovanni, che mette in risalto l’origine divina del Figlio, in un’insondabile eternità, così come annuncia la frase:

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio…

Il concetto di preesistenza è alla base della testimonianza resa dal Vangelo di Giovanni.

Il solstizio d’estate, invece, è consacrato ad una figura ben precisa, Giovanni detto il Battista, così chiamato perché reintroduce il battesimo, un antico rito ebraico di purificazione attraverso l’acqua, e annuncia l’arrivo imminente del regno di Dio.

Legare questi due momenti dell’anno, quello invernale, con il minor grado d’irradiazione solare, a Giovanni Evangelista, colui che simbolicamente guarda all’Origine di quella Luce spirituale, e quello estivo, con il maggior grado d’irradiazione solare, a Giovanni Battista, colui che annuncia e profetizza l’avvento futuro della Luce divina, è l’insegnamento che la tradizione massonica ha ritenuto utile velare nella simbologia dei suoi rituali.

La Luce, allora, è l’immagine al centro di questa ricorrenza.

I due Giovanni sono, loro malgrado, gli inconsapevoli patroni della Massoneria: il primo precursore e annunciatore, il secondo apostolo prediletto del Cristo; offrono ambedue il precetto e l’esempio più puro di carità, solidarietà e tolleranza, base della filosofia massonica.

Il 24 giugno, San Giovanni Battista, è il Solstizio d’Estate, il giorno più lungo dell’anno, data in cui, secondo il simbolismo massonico, il sole giunge all’apogeo dell’equatore celeste, quando cioè l’astro risplende nella sua grandiosa luminosità, dispensatrice di forza, crescita e vita; la Festa più significativa della Muratoria Universale, ma non solo.

L’avvenimento astrale ci offre l’opportunità di riscoprire i significati dell’alternanza dei cicli stagionali; osservando la meccanica celeste, i Massoni ascoltano il duplice richiamo della trascendenza cosmica e dell’immanenza terrena, misteriosamente fusi nell’animo umano.

Le profonde trasformazioni ad opera della scienza e della tecnica hanno modificato i comportamenti dell’individuo il quale ha travisato il ruolo che gli ha assegnato il Grande Architetto Dell’Universo.

Persino la nozione stessa di tempo è cambiata e la vita non è più scandita dall’alternarsi delle stagioni e dei cicli astronomici, oggi l’Uomo ha reciso questo rapporto con la natura, il suo presente non coincide più con l’attualità del mondo in cui vive, perché costretto nella vana rincorsa all’evoluzione tecnologica e scientifica, i cui impressionanti ritmi non corrispondono, però, a quelli spirituali dell’Uomo.

Nella visione ermetica i solstizi sono considerati porte verticali e a senso unico, di separazione spirituale tra il basso e l’alto, tra la terra e il cielo, tra il micro e il macrocosmo.

Il solstizio d’estate corrisponde alla porta verso il basso, quindi al passaggio del flusso energetico che rigenera Creato e creature consentendo la maturazione dei frutti della terra ed il rafforzamento di tutti gli esseri che la popolano.

Il solstizio d’inverno, invece, rappresenta la porta aperta verso l’alto, che permette alle creature di farvi transitare l’auspicio, ovvero la richiesta al Creatore, dell’atteso avvio del ripristino del predominio della Luce sulle tenebre, del caldo sul freddo e dell’inizio del risveglio di tutta la natura, dello scioglimento delle coltri nevose e del gelo, del rifluire della linfa che alimenta tutta la vegetazione, consentendo la successiva fioritura e, quindi, il completo svolgimento del ciclo biologico.

I due solstizi sono complementari e rappresentano i due punti estremi dell’anno solare. Non deve trarci in inganno il fatto che le celebrazioni dei due San Giovanni non coincidano esattamente con i Solstizi, perché siamo comunque in un periodo di tempo sacro, che permette una dilatazione allegorica dell’evento.

Il Solstizio d’Estate rappresenta la “porta degli Uomini” e quello Invernale la “Porta degli Dei”; sono le aperture che collegano i due mondi, i simboli del passaggio tra il mondo terreno e quello celeste, caratterizzato, questo, dall’eternità e dall’aspazialità.

Per un Massone è d’obbligo correre attraverso i segni della Natura e dell’universo nel quale la stessa è contenuta, percorrere metafore e letture in chiave figurativa di tutto ciò che a lui si appalesa in fenomeno.

L’interpretazione e la comprensione della realtà gli sono necessarie, sia per natura esoterica a cui inscindibilmente legato, sia per una naturale predisposizione che si manifesta nell’individuo uomo all’alba del suo ingresso nel Tempio.

Anche per chi non è apprendista, l’accesso Tempio è sempre un’operazione maieutica, rappresenta sempre una sorta di iniziazione.

La celebrazione di un fenomeno naturale così importante per il ciclo della vita come il solstizio d’estate, esprime il desiderio di entrare nel Tempio cosmico, di fondersi per un momento nel tutto, per osservare il tutto, per sentirsi parte del tutto, per condividere, con la natura e l’universo, quella parte della sostanza che ci compone e che è la stessa che costituisce tutte le cose create.

Rappresenta un desiderio di un’unione.

L’intimità, la sostanza, come precisa Aristotele, è quella base che ciascuno di noi non deve mai smettere d’investigare. La sostanza è “ciò che sta sotto”, ciò che è nascosto all’interno della cosa sensibile come suo fondamento ontologico.

È quello che di un ente non muta mai, ciò che propriamente e primariamente è inteso come elemento ineliminabile, costitutivo di ogni cosa, per cui lo si distingue da ciò che è accessorio, contingente.

Nel nostro cammino individuale, quello che attraverso la condivisione degli strumenti offerti dalla Massoneria ai propri adepti, ciascuno di noi attraversa intimamente e nella coralità del Tempio, è un percorso alla ricerca e al potenziamento della sostanza che ci appartiene e ci connota intimamente da sempre, ancor prima di entrarvi “ufficialmente”.

La nostra intima sostanza ci guida perché, nel momento in cui sorge, nasce, viene creata, si crea per una combinazione di elementi che ha del miracoloso.

Così come il sole rimane sempre tale nella sua sostanza sia quando, nel percorrere la sua eclittica, si trova in diversi punti di declinazione, massima o minima, così il Massone rimane tale sia quando si avvicina sia quando si allontana dai punti di un itinerario, così che, se tale principio non viene mai dimenticato, sarà sempre se stesso, sia nell’oscurità dell’inverno che nella luce brillante dell’estate.

“Universo e Pensiero”: non siamo che la manifestazione di un’unica sostanza dunque.

“Il pensiero”, che ci appartiene e ci connota in quanto esseri pensanti, non è che una modalità di manifestazione della sostanza “unica”, così è al pari della materia.

Quale riflessione migliore questa per operare un processo di ridimensionamento del nostro essere nell’universo?

Non siamo altro che una semplice modalità di manifestazione di una sostanza unica, quella che compone l’universo intero che, semplicemente e nella sua costante volontà di produzione, si manifesta attraverso l’uomo, nella sua “modalità pensiero”.

Ma, nel contempo, quale occasione migliore per sentire una “comunione universale”?

Sentirsi parte di un universo che si manifesta a noi attraverso l’estensione, in una comunione di origine; siamo composti della stessa sostanza delle stelle.

Quello stesso elemento idrogeno che, opportunamente compresso da masse e forze gravitazionali immani, “accende” l’astro e lo rende brillante e visibile per millenni, in noi, altrettanto efficacemente mescolato “accende” il pensiero e lo rende capace di commozione per l’universo creato.

È vero senza errore e menzogna, é certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una.
Tavola Smeraldina

Come il sole, anche un Massone deve sapere dove la sua sostanza lo sta conducendo.

Condividere la bellezza e la magia di un ciclo cosmico, capire come gli effetti di un fenomeno di proporzioni così grandi quali il movimento di una stella, possano influire sulla nostra vita comune di tutti i giorni è una presa di coscienza importante.

Essere consapevoli che tali “rivoluzioni” cosmiche debbano e possano rappresentare anche un suggerimento o uno stimolo per il nostro pensiero massonico e che tale riflessione si traduca, poi, anche in un effetto sulle nostre azioni è comprendere la vera finalità dell’Istituzione.

Tale operazione ci completa come Massoni in quel grande percorso che è, appunto, il prendere coscienza della nostra sostanza vera che, dobbiamo “pretendere” da noi stessi e dai nostri compagni di “capire”: dove siamo, chi siamo, e dove dobbiamo andare.

La sostanza che ci compone e che si manifesta in noi in modalità “pensiero” ci soccorre.

Così come il sole sa dove sta andando e dove ritornerà per poi ripartire nuovamente, in una durata temporale che per noi uomini è in odore di eternità, anche noi Massoni, per assistere ad una porzione infinitesima del ciclo cosmico dell’universo, dobbiamo capire dove stiamo andando.

Res cogitans direbbe Spinoza; siamo chiamati a gestire quel grande potere che è l’autodeterminazione come la capacità di spaziare, grazie al pensiero, da un’eclittica ad un’altra, saltare da un universo ad un altro, compiere, continuamente, quel passaggio da

ciò che sta in alto a ciò che sta in basso, dell’unica sostanza che è.

Di fronte al miracolo di un ciclo che rincomincia, che si manifesta nella sua potenza, tutto improvvisamente si ridimensiona; ciò che sembrava importante diventa inutile, ciò che si era trascurato diventa essenziale, ma ciò non deve mutare la nostra prospettiva, siamo e rimaniamo sempre nelle stesse dimensioni di prima, piccoli e insignificanti per un verso ma rispetto alla “res extensa“, capaci di comprendere infinita materia, come “res cogitans”.

È unicamente un’occasione per vedere le cose da un punto di vista privilegiato.

Dunque tutto è una continua Iniziazione.

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Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.