Lezione numero Quattro
No signori miei, non vi parlerò del solito esibizionismo dovuto ai selfie, alla ricerca dei like, al mettersi continuamente in mostra con le proprie foto in primo piano, lasciandosi alle spalle, come se fossero meno importanti, albe, tramonti e monumenti.
D’accordo, direte voi, la solita preterizione, ma intanto ce ne hai parlato, che altro dunque?
Va bene, lo confesso, ho usato una figura retorica, ma anche voi con: “Che altro dunque?” avete omesso un verbo e quindi siete divenuti miei pari utilizzando un’ellissi, ma non vi tedierò oltre e verrò subito al dunque.
La quarta problematica tra le sette elencate in partenza, nel primo articolo, ha a che fare sì con l’esibizione di se stessi e il narcisismo ma, tralasciando la parte suddetta, ormai molto conosciuta, e di cui molto se ne discute da tempo, mi concentrerei su ciò che è meno oggetto di conversazione quando si argomenta sulle patologie da cellulare.
Vi è mai capitato di andare in metropolitana, o di essere alla fermata del bus, oppure ancora in un ristorante, e dover ascoltare forzatamente la conversazione ad alta voce, e assolutamente irriguardosa nei confronti delle vostre orecchie, di un soggetto che non si premura in nessun modo di allontanarsi, o di silenziarsi e di rimandare ad altri momenti più intimi la propria telefonata?
A me sì, e a quanto pare non sarei l’unico, anzi, oserei affermare che è capitato quasi a tutti.
Ebbene, signori miei, secondo lo psicologo Luciano Di Gregorio in ‘Psicopatologia del cellulare’ edizione Franco Angeli, tale atteggiamento rientra nei disturbi dovuti a meccanismi infantili mai trasformati nell’età adulta.
Individui che rendono visibile e ascoltabile la propria intimità senza pudore, per dimostrare di essere evoluti, o che parlano ad alta voce dei propri affari, per sentirsi importanti, tutti tesi a farsi notare appositamente.
Aggiungono dettagli, a volte anche imbarazzanti, alla propria conversazione, pur se ascoltati da emeriti sconosciuti, i quali, di volta in volta, diventano il loro pubblico immaginativo plaudente.
Noi diventiamo per loro indispensabili testimoni, pur non volendolo essere, affinché venga soddisfatto il loro bisogno di essere al centro dell’attenzione, seppure su un palco diverso rispetto a quello di un blog dove, in verità, se non altro, ci si infila ciò che si vuole, è vero, ma poi sono gli altri che ti devono venire a vedere e non tu che imponi la tua presenza.
Quella di forzarti ad ascoltare è come un volatile tag invadente che, in talune occasioni, non puoi nemmeno rifiutarti di accettare, come invece faresti in Facebook qualora l’argomento non ti piacesse.
Non hanno nulla da nascondere?
In realtà hanno molto di nascosto dentro di sé, di cui non sono consapevoli.
Patologie infantili che, viaggiando in sordina, forse mai saranno rese coscienti e quindi forse mai curate.
A meno che qualcuno non osi prendere tali individui di petto bloccando le loro conversazioni e spiattellando, uno per uno, tutti i disagi che stanno procurando a se stessi e a chi è costretto ad ascoltarli.
Tratto dal Corso Naturopatia dell’Anima – Counseling Filosofico
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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