Il 6 gennaio si festeggia l’Epifania, un tempo era la festa più attesa dai bambini, che ricevevano dolci e balocchi
Siamo entrati nel nuovo anno con la speranza che sia migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle.
Siamo ancora satolli della grande abbuffata natalizia e di capodanno e già pensiamo alla prossima festa, l’Epifania, accolta dai bambini con gioia, per i regali da ricevere, ma anche con tristezza, perché sancisce la fine delle feste natalizie e il ritorno a scuola.
Epifania in greco vuol dire ‘apparizione’ e viene associata alla natività di Gesù. Per la Chiesa cattolica è una delle massime solennità dell’anno liturgico, mentre per quella ortodossa è il giorno in cui si festeggia il Natale.
Come tutte le feste religiose, ha una corrispondenza ‘pagana’; la sua origine è antichissima, due secoli prima della fondazione di Roma, quando si eseguivano riti propiziatori agricoli legati ai cicli stagionali.
Gli antichi romani la celebravano nell’arco temporale tra il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol invictus, identificandola in Diana, la dea e della vegetazione. Secondo un’altra ipotesi, si collegherebbe ad una festa, in onore di Giano e Strenia, durante la quale ci si scambiavano regali.
Per i cattolici, l’Epifania, che cade il 6 gennaio, ci trasporta virtualmente a Betlemme, dove i Re Magi diedero i loro doni – oro, incenso e mirra – a Gesù Bambino.
Si narra che i tre Re, non riuscendo a trovare la strada per Betlemme, chiesero informazioni ad una donna anziana, che rifiutò di seguirli fino al luogo dove si trovava il Bambino.
La vecchietta, quasi subito, si pentì e preparò un cesto di dolci; uscì a cercare i Magi, ma non li trovò. Allora decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi sperando che uno di essi fosse Gesù. In Italia la signora anziana è stata identificata col nome di Befana.
La tradizione vuole che nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio questa vecchina, a cavallo di una scopa, porti ancora dolci, frutta secca o caramelle nelle case di tutto il mondo.
In passato, insieme a questi alimenti veniva messo anche il carbone, il quale, con il tempo, è diventato un simbolo di punizione per i bambini che si erano comportati male durante l’anno.
I doni della Befana vengono messi dentro le calze perché sono indumenti molto utilizzati in questo periodo dell’anno poiché combattono il freddo e, inoltre, sono contenitori perfetti, in quanto allargabili, disponibili per chiunque, dai più poveri ai più ricchi.
Nell’Italia meridionale, seppur il filo conduttore è il regalo ai piccoli, viene festeggiata in maniera diversa.
In alcuni paesi della Campania, soprattutto nell’agro sarnese-nocerino, l’Epifania è considerata la prima Pasqua, e si consuma il pranzo pasquale. In altri viene acceso un falò in piazza e viene bruciato un fantoccio con le sembianze di una brutta e vecchia signora.
Dove la popolazione ha una prevalenza di origine albanese, i festeggiamenti si dividono tra cerimonie religiose e rappresentazioni nelle piazze che simboleggiano il battesimo di Gesù. Il Sacerdote immerge per 3 volte la croce nella vasca dell’acqua benedetta, liberando, in seguito, una colomba, che simboleggia la discesa dello Spirito Santo.
In uno dei quartieri di Messina viene allestito ‘u pagghiaru’, che simboleggia l’albero di Natale, una pertica alta nove metri e rivestita di rami di agrumi, ciambelle di pane azzimo e cotone, sormontata da una croce alta due metri, con dei premi, cesti con frutta, nastri, ciambelle e forme di pane, che verranno aggiudicati ai primi 14 partecipanti che si arrampicano su di essa.
Ultimamente l’Epifania ha perso il ruolo primario di dispensatrice di doni, poiché molti preferiscono metterli sotto l’albero di Natale, e Babbo Natale ha sostituito la vecchia signora. Ennesimo segno dei tempi della globalizzazione.
Autore Mimmo Bafurno
Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.