Nel 2024, oltre un miliardo di persone in tutto il mondo andrà a votare per le elezioni in ben 76 Paesi; il 51 % della popolazione mondiale sia chiamata alle urne.
Sicuramente le elezioni più importanti sono quelle per il Presidente degli Stati Uniti, ma sullo scacchiere mondiale hanno un peso specifico estremamente importante anche quelle a Taiwan, in India, nel Regno Unito e in Messico dove, probabilmente, avremo il primo Presidente donna.
Importanti tornate anche in Croazia, Indonesia e Bangladesh nonché in Cina e Russia dove i risultati appaiono scontati. Quattrocento milioni di europei sono chiamati a rinnovare il parlamento di Strasburgo.
Ma come saranno i risultati laddove l’esito non sia già deciso e le campagne elettorali ancora in corso?
O, ponendo meglio la domanda: che ruolo può avere l’Intelligenza artificiale per determinare i risultati di un voto, laddove la stragrande maggioranza degli elettori riceve messaggi, tramite Internet, sui propri smartphone?
Non si tratta di elezioni ordinarie. Per la prima volta, l’Intelligenza artificiale, IA, sarà al servizio di tutti i candidati, portando la necessità di innovazione e sfide etiche.
Stiamo parlando della possibile manipolazione dell’opinione pubblica durante le campagne elettorali fino alla possibilità di incorrere in rischi di attacchi informatici e alla manipolazione dei risultati elettorali.
Le tecnologie di Intelligenza artificiale possono influenzare l’opinione pubblica attraverso la personalizzazione dei messaggi politici e la creazione di bolle informative.
È fondamentale prestare attenzione a come queste nuove tecnologie possono plasmare la percezione politica e influenzare il voto, minando, così, la natura democratica delle elezioni.
Impossibile, o quantomeno difficilmente realizzabile, porre in questo momento dei freni o dei limiti all’uso di questo strumento. L’Unione europea ha varato una proposta di regolamento per un uso quantomeno più etico dell’AI e che rispetti i dati personali degli utenti; ma è presto per vederlo attuato.
Allo stesso modo, è quantomeno ipotizzabile, o forse sarebbe meglio dire certo, che alcuni hacker, più o meno faziosi o più o meno collegati a qualche potenza, possano decidere di intervenire con massicce campagne di fake news, disinformazione, messaggi pesantemente manipolativi.
Il coinvolgimento dell’IA nelle elezioni solleva questioni etiche fondamentali, che richiedono un approccio ponderato e responsabile.
Il monitoraggio e la regolamentazione delle tecnologie elettorali basate sull’IA sono essenziali per garantire un processo elettorale equo e trasparente.
La privacy dei votanti è una preoccupazione primaria. L’IA già usa dati personali per la gestione delle campagne, cercando di inviare messaggi sempre più customizzati per indirizzare le intenzioni di voto, ma è necessario garantire che tali informazioni siano gestite in modo sicuro e che i cittadini mantengano il controllo sulla loro privacy.
Normative severe dovrebbero essere implementate per evitare abusi da parte di entità politiche o terze parti. Ma è chiaro come le stesse debbano avere una valenza internazionale e richiedono la piena collaborazione degli Stati tra loro.
In un’era in cui l’IA è in grado di avere un forte peso, se non addirittura indirizzare in un senso le elezioni, sarebbe essenziale educare il pubblico sull’uso e gli impatti di queste tecnologie e dedicarsi a massicce campagne di educazione al digitale.
La trasparenza nelle pratiche elettorali basate sull’IA è fondamentale per mantenere la fiducia dei cittadini nel processo democratico.
Sarebbe allo stesso modo necessario investire nella formazione dei funzionari addetti a queste delicate attività elettorali e degli sviluppatori di tecnologia, per garantire che siano in grado di comprendere e mitigare i rischi associati all’IA nelle elezioni.
La collaborazione tra esperti di tecnologia, legislatori e cittadini è essenziale per sviluppare linee guida e regolamentazioni che bilancino l’innovazione con la responsabilità etica. Ma hanno voglia, e tempo, i governi di intervenire adesso?
È una sfida da affrontare; è impensabile lasciare ad un far west non regolamentato l’uso della IA in un settore così importante e delicato. La direzione dovrebbe essere quella di bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti democratici; un compito cruciale per garantire che le elezioni non solo del 2024 siano vere espressioni della volontà popolare, libere da influenze indebite e rispettose della privacy e dei valori democratici fondamentali.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.