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Divine Ignis – Il Fuoco

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Il Fuoco


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Nell’articolo Le basi: mangiare abbiamo accennato al tema del fuoco come ad uno degli aspetti più distintivi che ha posto l’uomo a metà strada tra il selvaggio consumo di cibo per vivere e la dimensione divina e della propria coscienza.
Mi sono messo in mente di voler seguire il metodo delle scuole pitagoriche e platoniche, le quali ponevano il discepolo di fronte ad una qualsiasi figura geometrica e lo incitavano, senza dargli nessuna base e nessun punto di partenza, a studiarla più a fondo possibile, senza cognizioni esterne, e a trarne le sue conclusioni, onde abituarlo a pensare con le idee che lui stesso si era formato e non con quelle che aveva ricevuto da altri.

Il fuoco: l’unico fra i quattro elementi nel quale nulla può vivere.

Il fuoco è stato interpretato nella mitologia come dono all’Uomo anche come diritto all’autonomia e nella realizzazione di sé.

Il fuoco è luce che rappresenta il primo ‘mattone’ della vita di tutti gli esseri viventi sulla Terra.

Il mistero del fuoco inizialmente fu conservato gelosamente come un segreto e temuto come una magia. Potere di pochi.

Riproducendo la luce, l’uomo ha sconfitto l’oscurità e ha contrassegnato per sempre la differenza con tutti gli altri viventi, che sono costretti a seguire i ritmi naturali che gli individui hanno invece incominciato a infrangere: infatti solo lui ha la capacità di alterare il ciclo naturale giorno – notte attraverso fonti artificiali di luce, tanto che l’evoluzione è andata di pari passo alla capacità di creare luce, calore ed energia.

Il carburante classico è il legname, uno dei materiali che il singolo ha sempre trovato in natura per soddisfare le necessità di sopravvivenza, alleato dell’uomo come materiale vivo, utilizzato nelle prime arti e tra gli altri molteplici usi, per accendere il fuoco con cui scaldarsi e poi cucinare.

Mi piace pensare che il legno, dunque, sia un’energia solare condensata: ovvero i raggi solari che raggiungono gli alberi vengono da questi trasformati in nutrimento e, poi, in tronchi e rami. Questi ultimi incendiati, li immagino come una riaccensione dell’energia solare immagazzinata dalla pianta.

Un uomo intorno ad un fuoco non è mai solo…
Tanti uomini attorno al fuoco non sono mai estranei…
Anonimo

Il Fuoco fisicamente è uno e trino: infatti ad esso devono esistere due componenti, il carburante e il comburente e senza uno dei due, non c’è fuoco, non c’è fiamma. Perciò, quando noi vediamo un fuoco ci sembra di vedere un’unica cosa, ma in realtà sono tre.

È lampante che il carburante e il comburente siano cose ben distinte dal fuoco, tant’è vero che con combustibili diversissimi si può avere il fuoco, ugual cosa per i comburenti.

Tra i due, però, deve esistere una connessione che si chiama innesco di fiamma. Occorre solo che il fuoco venga espresso, comunicato.

Il Fuoco non esiste senza una reazione chimica violenta di carburante e comburente.

E, proseguendo, quando si è spento il fuoco dove è andato? Carburante e comburente rimangono lì se non sono esauriti. Dove si è nascosto?

È possibile concludere con un paradosso: il fuoco non esiste, fa parte della realtà immanifesta. E si potrebbe anche affermare che esso sia un elemento immanifesto, con due sostanze materiali estranee, le quali devono appartenere precisamente a quelle due categorie: carburanti e comburenti.

Qui mi viene spontaneo fare un parallelo con l’individualità e la coscienza perché trasponendo l’esempio, l’Io è immanifesto, ma può rivelarsi solo quando una precisa condizione si trova disposta da permetterglielo.

L’incoscienza, dunque, è nell’immanifesto?

Il fuoco, quando esce dal nulla, si manifesta attraverso tre effetti fisici: luce, calore e fumo.

Ripensando all’individualità, paragonando, questa triplice manifestazione diventa per analogia: la luce come vita, il calore come sentimento e il fumo come pensiero.

Proseguendo l’analogia, il fuoco si manifestandosi in luce e calore, nell’uomo potrebbero essere visti come calore senza luce – sentimento – e una luce senza calore – intelligenza.

Il fuoco, quando si spegne, lascia un’eredità, gli effetti postumi della sua attività, che potremmo paragonare alle opere morali e materiali che un essere umano lascia al momento della sua morte fisica, come manifestazioni successive della nostra individualità umana, come naturale conseguenza di residuo, paragonabili all’acqua che il fuoco può scaldare e, anche quando il fuoco si è spento, il calore è destinato a disperdersi, a poco a poco, lasciando un buon ricordo e una generosa utilità.

Il fuoco può essere anche ripreso in quel tipo di elettricità che ci permette di elaborare i pensieri e trasformarli in azioni; simboleggia, dunque, l’energia, ma anche passione e amore, come fuoco da trasmettere.

Pensiamo alla comunicazione del fuoco: non è la stessa manifestazione dell’amore?

Amor, ch’a nullo amato amar perdona.
Dante Alighieri – Divina Commedia Inferno, verso 103, V canto

Ma rimanda pure all’idea di fuoco sacrificale o ancora di speranza. È espressione di desiderio di conoscere, simbolo di conquista intellettuale.

Come introdotto all’inizio si tratta di una questione evolutiva, ed un esempio importante è la cottura dei cibi, appunto.

Infatti, oltre alla digeribilità, il fuoco ha donato gusti diversi nella bocca dell’umanità consentendo uno sviluppo psico – fisico più proficuo.
La cottura è stata una vittoria sulla putrefazione.

Non conoscevo il passatempo di stuzzicare la legna, né la voluttà di sentirsi inondare dal riverbero della fiamma; non comprendevo il linguaggio del cepperello che scoppietta dispettoso, o brontola fiammeggiando; non avevo locchio assuefatto ai bizzarri disegni delle scintille correnti come lucciole sui tizzoni anneriti, alle fantastiche figure che assume la legna carbonizzandosi, alle mille gradazioni di chiaroscuro della fiamma azzurra e rossa che lambisce quasi timida, accarezza graziosamente, per divampare con sfacciata petulanza.

Quando mi fui iniziato ai misteri delle molle e del soffietto, m’innamorai con trasporto della voluttuosa pigrizia del caminetto.

Io lascio il mio corpo su quella poltroncina, accanto al fuoco, come vi lascerei un abito, abbandonando alla fiamma; la cura di far circolare più caldo il mio sangue e di far battere più rapido il mio cuore; e incaricando le faville fuggenti, che folleggiano come farfalle innamorate, di farmi tenere gli occhi aperti, e di far errare capricciosamente del pari i miei pensieri.
Giovanni Verga – Vita dei campi, Nedda

Il fuoco è il principio stesso della vita. Per questo motivo la morte è simbolicamente percepita come l’estinzione di questo elemento.

Il fuoco è simbolo di spinta ascensionale e dunque spirituale: la trasformazione interiore di elevazione, di depurazione e di rigenerazione; come in alchimia la sublimazione nell’Athanor.

Mi piace pensare che lo spirito dell’uomo sia stato concepito nella meditazione davanti al fuoco. Un esercizio di intimità verso sé stessi e immagino un individuo sognante davanti al suo focolare, che scolpisce la propria profondità di spirito tanto da congiungere il principio della vita e quello della morte; di purificazione e di distruzione, ma anche di creazione.

Dunque, la domanda finale che pongo ora è: è possibile sostenere che nell’atto del Lavoro di ricerca ci sia la volontà di liberare una Forza imprigionata nell’oscurità dell’immanifesto, il cui risveglio, come una scintilla, è condizione necessaria all’Illuminazione e manifestare così il Fuoco divino che è in noi?

Siamo chiamati a crescere e migliorare, non certo a stampar vacui sorrisi o proferir parole vuote.
Siam qui a temprar i nostri animi sul Fuoco della sfida, non a fuggire il tempo da pavidi e perpetui inconsapevoli.
Siamo chiamati ad essere. Non a farlo sapere.

Il percorso dove ci porterà?

Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!

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Autore Investigatore Culinario

Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.