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Digital unemployment – La prossima piaga sociale

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Digital unemployment


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Sono scomparse le stenodattilografe, le centraliniste, molte figure delle catene di montaggio e gli impiegati di sportello sembrano essere la prossima specie in via di estinzione.

Dopo potrebbe essere il turno degli agenti di assicurazioni, dei conduttori di treno forse anche dei piloti di aerei e persino gli avvocati possono iniziare a tremare.

La disoccupazione tecnologica porta alla sostituzione degli esseri umani con le macchine per l’esecuzione di attività non solo manuali, ma anche intellettuali.

Progressi tecnologici, come l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno conducendo in questa direzione in nome dell’efficienza e della diminuzione dei costi.

L’economia moderna si trova ad affrontare una sfida complessa: se da un lato la tecnologia può semplificare le operazioni e aprire nuove strade all’innovazione, dall’altro solleva anche preoccupazioni sul futuro dell’occupazione e sul tipo di competenze che verranno valorizzate e, conseguentemente, sul mondo della scuola.

Se, infatti, da un lato si pone in evidenza evidenzia l’importanza di acquisire competenze in linea con la natura mutevole dei posti di lavoro, dall’altro dobbiamo tenere presente che quelle competenze potrebbero essere già superate dopo pochi anni, se non, addirittura, al termine di un percorso di studi.

La disoccupazione tecnologica non è un fenomeno nuovo. Fa parte della nostra storia sin dall’inizio dei principali progressi tecnologici. Uno dei primi e più notevoli casi si è verificato durante la rivoluzione industriale con il passaggio dal lavoro agrario e artigianale alla produzione basata sulle macchine.

Ciò portò indubbiamente una crescita economica senza precedenti e alla nascita di nuove industrie ma, al contempo, rese obsolete molte competenze e portò al venir meno di alcuni posti di lavoro tradizionali, in particolare in settori come la produzione tessile e l’agricoltura.

È inevitabile; nel corso della storia, i progressi tecnologici hanno costantemente rimodellato il mercato del lavoro ma, dalla seconda metà del ventesimo secolo, l’ascesa dell’automazione e l’avvento della tecnologia digitale hanno affrettato questa tendenza e ogni anno assistiamo a accelerazioni costanti che hanno toccato non solo il settore manifatturiero ma anche le telecomunicazioni, il settore bancario e il commercio al dettaglio, dove i processi sono sempre più informatizzati e automatizzati.

Scompariranno anche le casse ai supermercati? Sembra proprio di sì.

Ogni epoca ha portato una transizione dal lavoro manuale all’automazione. All’inizio del 1900, le catene di montaggio nella produzione automobilistica ridussero la necessità di artigiani qualificati a favore di lavori ripetitivi.

Ricordate le scene di Chaplin alla catena di montaggio in ‘Tempi Moderni’?
Queste transizioni, in generale, hanno portato alla perdita di posti di lavoro a breve termine, ma anche aperto opportunità per nuovi tipi di impiego. Ad esempio, il declino in ambiti come l’agricoltura e l’industria manifatturiera a causa della meccanizzazione è stato accompagnato da un aumento dei ruoli orientati ai servizi e dei campi legati alla tecnologia.

Ma non possiamo pensare che, allo stato attuale, il rischio di un’elevata disoccupazione diventi sempre più concreto anche, e specialmente, in fasce di lavoratori sopra i quarant’anni, che vedranno le loro specializzazioni sostituite da una tecnologia digitale che corre alla velocità della luce.

Questa disoccupazione tecnologica ben potrà avere impatti significativi sulla società a livello non solo economico e sociale, ma anche psicologico sulla forza lavoro dismessa.

Dal punto di vista sociale, la disoccupazione tecnologica potrebbe anche ampliare il divario di disuguaglianza anche a livello geografico e geopolitico, con il dirottamento di posti di lavoro in aree a minor costo, ma con alta competenza tecnologica.

Il tutto a favore di grandi aziende che, non dimentichiamolo, per sviluppare i loro prodotti e i sistemi di lavorazione, dovranno disporre di moli impressionanti di dati personali e comportamentali di miliardi di persone.

Saranno loro i nuovi detentori del potere?

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.