E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, ai giorni più remoti.
Michea 5,1
È stata scelta una data convenzionale per celebrare la ricorrenza della nascita di Gesù.
Prima di iniziare questo approfondimento “storico” è necessario fare questa premessa. Nel cimentarmi a preparare questo articolo ho dovuto, ovviamente, leggere e studiare su più fonti. Posso dire che quasi tutte convengono sul significato simbolico di tale giorno per la Cristianità anche sulla base di studi di esegesi biblica e di paleografia.
Oggi le ipotesi sono diverse ma possono essere suddivise in due strade: la prima è che la data è stata scelta in base a considerazioni, per l’appunto, simboliche interne al Cristianesimo, mentre la seconda prende la derivazione dalle festività commemorate in altre religioni praticate contemporaneamente al Cristianesimo di allora, ad esempio, come vedremo, il culto mitraico, molto seguito a Roma. In linea di principio le due categorie di ipotesi possono anche coesistere.
Nel tempo si è affermato che le tradizioni e le origini del Natale hanno sia un significato religioso che pagano. L’intreccio è antico e affonda le sue radici nella Storia e nella memoria di ogni tempo.
Difatti, non esistono fonti storiche che attestino che la nascita di Gesù avvenne proprio il 25 dicembre. Troviamo menzionata questa data per la prima volta nel Chronographus del 336 stilato da un letterato romano Furio Dionio Filocalo.
Voglio ricordare, innanzitutto, che solstizio proviene dal latino solstitium, che significa testualmente “sole fermo”, perché nell’emisfero nord della terra, nei giorni dal 22 al 24 dicembre, il sole sembra sospendersi in cielo, fenomeno tanto più visibile quanto più ci si avvicina all’equatore. Durante questo periodo il sole raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale, la notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
È simbolicamente il passaggio dalle tenebre alla luce: una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore. Si passa dallo stadio alchemico della Nigredo per raggiungere l’oro filosofico. Questo è l’inizio della fase ‘Solve et Coagula’ morte e rinascita, purificazione ed elevazione.
Proprio nel solstizio invernale si celebravano un ciclo di festività dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno e per questo veniva definite Saturnali. Dall’esagerazione in tavola si passava talvolta anche all’esasperazione sessuale. In questo periodo avveniva lo scambio di piccoli doni come vasetti di miele o datteri e fichi adornati da foglie di lauro. Erano le cosiddette “strenne”.
Per i pagani, invece, va ricondotta alla festa del Natalis Solis Invicti, che i Romani erano soliti officiare durante il periodo del solstizio d’inverno in onore del dio Mithra. Il Sol Invictus, per esteso Deus Sol Invictus, era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero Romano, tra cui Helios, El-Gabal e Mithra, che finirono per essere comprese in un monoteismo solare.
Sotto l’imperatore Aureliano la festa del sole venne rinominata proprio in dies solis creando la sovrapposizione errata tra il culto al dio Mithra e quello al dio Sol, divinità al quale i romani avevano dedicato uno dei quattro agonal, veniva infatti celebrato l’11 di dicembre.
Molti studiosi affermano che sia stato Aureliano ad introdurre la festività del Sol Invictus sulla scorta del culto mitraico praticato dai soldati. L’appellativo invictus non è distintivo del culto importato da Aureliano, originario della Dacia Ripensis e figlio di una sacerdotessa del Sole, che derivava da una famiglia di origini plebee, la gens Aurelia, che aveva tra i suoi culti tradizionali anche quello del sole.
Dopo aver sconfitto la principale nemica dell’impero, la Regina Zenobia del Regno di Palmira, fu proprio Aureliano a raccontare di aver avuto la visione del Dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia. Poi, nel 330, Costantino formalizzò per la prima volta la festa della natività di Gesù che con un decreto fu fatta coincidere con la festa pagana della nascita di Sol Invictus. Il “Natale Invitto” divenne così il “Natale” Cristiano.
Ricordiamo che anche Costantino tentò di mettere la sua politica sotto il segno del sole prima di preferirgli il segno della croce. Resta inteso che il culto mitriaco e, ancora più largamente, il paganesimo durò diversi secoli, anche perché l’editto di Teodosio, che vietava i culti diversi dal cristianesimo, pena l’alienazione dei beni e pure la morte, non comportò la conversione completa dei pagani.
Approfondendo, si dice che il culto mitriaco si origina in Oriente, dove le commemorazioni del rito della nascita del sole presumevano che i celebranti, appartati in appropriati santuari, uscissero a mezzanotte rivelando che la Vergine aveva partorito il Sole, rappresentato come un infante.
Molto del suo seguito questo culto lo deve per la sua entrata nel pantheon elaborato da Zarathuštra, profeta iranico che idealizzò la religione monoteista zoroastriana, con al vertice il dio supremo Ahura Mazdā, che diventerà il culto dei Re dei Re di Persia. Mithra venne collocato da Zarathuštra in una posizione intermedia, come il più grande degli yaza ta, esseri creati da Ahura Mazdā per aiutarlo nella distruzione del male e l’amministrazione del mondo.
Inoltre, questi riti si celebravano anche in Egitto e Siria. Infatti, in Egitto, veniva festeggiata la nascita di Osiride e di suo figlio Oro, e in Babilonia, il dio Tammuz, figlio della dea Istar che viene rappresentata con il bimbo in braccio e un’aureola a 12 stelle.
I legami tra il sole e la figura di Gesù appaiono in una profezia biblica di Malachia:
La mia giustizia sorgerà come un Sole e i suoi raggi porteranno la guarigione… il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi.
E nei manoscritti del Mar Morto:
La sua parola è come parola del cielo; il suo insegnamento è secondo la volontà di Dio. Il suo eterno Sole splenderà e il suo fuoco sarà fulgido in tutti i confini della terra; sulla tenebra splenderà. Allora la tenebra sparirà dalla terra, l’oscurità dalla terraferma.
È chiaro che il sole ha da sempre affascinato l’umanità intera, idealizzato come sacra rappresentazione della raggiante conoscenza, come la luce della sapienza che irradia ed emanatrice di segreta bellezza.
Diviene verosimile, dunque, viste le molteplici concomitanze tangibili, che la chiesa cristiana abbia identificato il 25 dicembre come giorno di nascita del Cristo soprattutto per cristianizzare una festa pagana molto avvertita dal popolo.
L’imperatore Costantino (280 – 337) avrebbe in tal modo unito il culto del sole, di cui egli era il figlio protetto, e quello del dio Mithra con il cristianesimo, ed è proprio sotto il suo regno che sorge, è il caso di dirlo, la festa del Natale.
Ci vengono in aiuto due autorità del settore: Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI. Per il primo, la data del 25 dicembre era una scelta convenzionale, per il secondo la festa cristiana aveva preso il posto di quella pagana del Sol invictus, cioè del solstizio.
Solo nell’anno 336 Papa Leone diede un fondamento teologico alla natività: dalla festa della luce, simbolo di rinascita spirituale si giunse ad una più appartata e complessa manifestazione religiosa.
Teniamo sempre conto che i Vangeli non dicono nulla del Natale e che la cosiddetta Chiesa primitiva non lo celebrava; anzi, i cristiani di Egitto celebravano come festività il 6 gennaio per non confonderla dal festeggiamento pagano del 25.
In questo periodo dell’anno è facile dimenticare il vero significato del cristianesimo – le menzogne, la corruzione, l’abuso.
Banksy
Autore Massimo Frenda
Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.