Le precisazioni dell’Assessore all’Ambiente e dell’Assessore all’Urbanistica
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.
Si apprende dalla stampa di una denuncia ad opera dell’onorevole Taglialatela per presunte inadempienze del Comune sul mancato utilizzo di fondi per la bonifica di Bagnoli.
Tali affermazioni sono inesatte e fuorvianti, come con ogni evidenza è possibile dimostrare.
Le precisazioni che seguono offrono ai cittadini napoletani la possibilità di conoscere i fatti e obbligano ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità.
L’area di Bagnoli è un un’area SIN (Sito di Interesse Nazionale), ora SIR, e come tale tutte le opere di bonifica sono di competenza statale e i singoli interventi sono preventivamente approvati dal Ministero dell’Ambiente.
Su tale area, nel 2009 il Provveditorato alle OO.PP della Campania redige un progetto preliminare per la “Rimozione della colmata a mare e bonifica dell’area marino-costiera del sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio” per 175 milioni, al netto del costo del trasferimento del materiale a Piombino.
Poiché gli stanziamenti disponibili erano pari a 100 milioni, di cui 50 a carico del ministero dell’Ambiente e 50 a carico del Ministero delle’Economia, il Provveditorato alle OO.PP predispone uno stralcio funzionale delle opere per un valore complessivo di 96milioni di euro.
Nel novembre 2011 il Commissario delegato per l’emergenza bonifiche della Regione Campania, con ordinanza n. 70 e 74 trasferisce al Comune di Napoli 48,1 milioni di euro del Ministero dell’Ambiente destinati alla rimozione della colmata e alla bonifica del mare di Bagnoli, così come previsto nell’accordo di Programma del dicembre 2007 denominato ‘Bagnoli-Piombino’.
La gara bandita dal Provveditorato viene aggiudicata nel 2012. Tale aggiudicazione viene comunicata al Ministero dell’Ambiente e al Comune di Napoli, nel frattempo subentrato al Commissario del governo e depositario della prima somma – 48,1 milioni – trasferita dal Ministero dell’Ambiente.
Nel frattempo la seconda ditta partecipante alla gara predisposta dal Provveditorato presenta ricorso al TAR Campania che accetta la censura formulata e annulla gli atti impugnati. Sentenza, questa, confermata dal Consiglio di Stato nel dicembre 2013.
Nel settembre 2013 il tavolo dei sottoscrittori dell’Accordo di Programma Quadro all’unanimità procede alla risoluzione consensuale dell’APQ e alla sua chiusura formale.
Mentre accadeva quanto sopra descritto, in una riunione svoltasi nella primavera del 2012 presso il Ministero dello Sviluppo Economico, riunione voluta da questa amministrazione per chiedere gli ulteriori 75 milioni necessari per il completamento della rimozione della colmata e la bonifica dell’area marina (secondo il progetto del Provveditorato), non solo la risposta per gli ulteriori 75 milioni fu negativa, ma persino i 50 milioni di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico per la bonifica, previsti dall’Accordo di Programma del 2007, erano stati definanziati dal Governo Monti. Un ulteriore scippo al SUD passato nel silenzio più totale da parte dei tanti che oggi si stracciano le vesti per Bagnoli.
A questo punto la città di Napoli, a fronte di una stima di 175 milioni previsti per la rimozione della colmata e la bonifica dell’area marina, si ritrova ad avere la disponibilità di soli 48,1 milioni, non sufficienti a far decollare neanche lo stralcio predisposto dal Provveditorato nel 2009.
L’amministrazione ha richiesto più volte al Ministero dell’Ambiente di intraprendere iniziative su questa materia, che la legge riserva in maniera esclusiva al Ministero, richiedendo anche a Governo e Parlamento di farsi carico dei necessari finanziamenti per la bonifica del mare e l’eliminazione della colmata.
Gli sforzi dell’Amministrazione hanno ottenuto la sottoscrizione il 14 agosto 2014 del protocollo d’intesa per la bonifica di Bagnoli sottoscritto dal Sindaco , dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Regione Campania. Protocollo immediatamente disatteso dal Governo con la promulgazione del Decreto legge 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”, che nominava un Commissario per le bonifiche e la “rigenerazione urbana” di Bagnoli.
Va ancora evidenziato che nella primavera del 2013 dopo il sequestro giudiziario di parte delle aree conferite alla Bagnoli Futura, viene nominato un “custode giudiziario dinamico” e, in accordo tra Comune e Ministero, ad esso viene affidato il compito di gestire la barriera idraulica di protezione della acque di falda che attraversavano le aree inquinate di Bganoli. Per tale attività viene stanziata la somma di 3,5 milioni dei 48,1 disponibili, per interventi, tutt’ora in corso.
Infine, coerentemente con tutte le attività dell’Amministrazione per arrivare alla bonifica di Bagnoli, con ordinanza sindacale, poi confermata da sentenza n. 1326 del 23 settembre 2015 da parte del Consiglio di Stato, l’amministrazione ribadiva il principio ‘Chi inquina paga’ ordinando a Fintecna di provvedere all’eliminazione della colmata. Sollecitava poi, con lettera dello scorso dicembre 2015, indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, il Governo a provvedere, come è sua competenza esclusiva, al recupero del danno ambientale prodotto.
Pertanto, affermare che l’Amministrazione comunale non ha speso per Bagnoli i fondi a sua disposizione è totalmente falso.
Le dichiarazioni di alcuni esponenti politici e la denuncia dell’onorevole Taglialatela hanno trovato un appiglio nelle dichiarazioni che alcuni giornali hanno attribuito al Commissario Nastasi, che addebitava al Comune il mancato utilizzo di presunti 70 milioni (?) assegnati e non spesi.
Il Commissario, se ha dichiarato quello che gli attribuiscono i giornali, assume oggettivamente un ruolo diverso da quello assegnatogli dal contestato art. 33 dello “Sblocca Italia”. In quanto rappresentante dello Stato, il Commissario ha il dovere di ricostruire fedelmente quanto accaduto negli anni, provvedere a quanto di competenza del Governo ed evitare di introdurre elementi di polemica politica fuorvianti e, come da lui stesso dichiarato, non utili alla città. Piuttosto, va rilevato con sconcerto che mentre in tutta Europa le progettazioni concorrono verso formule partecipate e condivise, dalle nostre parti il Governo continua a promuovere una superata e fallimentare politica urbana dello ¥€$ (Yen, Euro, Dollaro).