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‘Dicembre solo danza’ a Casa del Contemporaneo

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'Dicembre solo danza'


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Dal 5 al 9 e dal 13 al 16 dicembre a Napoli la rassegna ‘Quello che non ho detto’

Riceviamo e pubblichiamo.

A ‘Dicembre solo danza’ a Sala Assoli di Napoli nell’ambito della Stagione di Casa del Contemporaneo. Dal 5 al 9 e dal 13 al 16 andrà in scena la rassegna ‘Quello che non ho detto’, curata da Gennaro Cimmino di Körper.

Ben sette appuntamenti ai quali si aggiungeranno: il 10 e l’11 ‘R.osa – 10 esercizi per nuovi virtuosismi’ di Silvia Gribaudi, spettacolo finalista Premio UBU 2017 come miglior spettacolo di danza e finalista Premio Rete Critica; il 17 si terrà la serata finale della sesta edizione di ‘Residanza La casa della nuova coreografia‘, bando di ospitalità per giovani coreografi promosso da Movimento Danza – Organismo di Promozione Nazionale nato per favorire il ricambio generazionale e l’attività di scouting di giovani danzatori e coreografi e, infine, dal 18 al 21, il ‘Coreografo Elettronico’ festival internazionale di video danza, curato da Napolidanza.

‘Quello che non ho detto’ è un progetto che nasce dal desiderio di indagare l’età di mezzo, tra la gioventù e l’età adulta.

Dice Gennaro Cimmino, curatore artistico della rassegna:

Nell’epoca della comunicazione globalizzata la vecchiaia pare ridotta a una patologia da curare, vige infatti la logica di restare per sempre giovani a tutti i costi.
Come se nella società contemporanea soltanto la gioventù avesse un valore assoluto.

In questa rassegna ho voluto invitare a confrontarsi sul tema del cambiamento del corpo e delle sue percezioni attori e coreografi adulti, residenti sul territorio, o che dal nostro territorio sono partiti per un percorso personale che li ha condotti oltre i confini del nostro Paese.

Ho voluto aprire lo spazio di Sala Assoli agli artisti che sono rimasti e a quelli che sono tornati, per dar loro l’opportunità di mettere in campo il bagaglio delle esperienze acquisite negli anni, riflettendo e recuperando idee, emozioni ed espressioni, ripensando anche a quei progetti rimasti nei cassetti.

Sono coinvolti artisti apparentemente distanti tra loro per età e forme espressive, ma che si riconoscono nella voglia di sconfinamento. Credo ci sia una esigenza di dialogo tra le varie arti e la necessità di riconoscerne le connessioni.

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