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Di Giovanni: Dante, poeta e iniziato

1885
B. Theo Di Giovanni


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Intervista al filosofo sull’esoterismo della Commedia

B. Theo Di Giovanni nasce a Palermo nel 1975. Laureato in filosofia è docente di materie umanistiche. A diciassette anni comincia nutrire l’amore per la poesia e inizia a leggere Dante, Petrarca, Tasso, Verlaine, Rimbaud.

Rimarrà successivamente affascinato dalla poetessa meneghina Alda Merini e, nel corso degli anni, ne studierà il corpus letterario, che lo porterà in più città italiane per parlare della sua poetica.

Nel 2013, in seguito alla decisione dei proprietari di abbattere la casa sui navigli, dove l’intellettuale ha abitato per tantissimi anni, crea il movimento “Una Piuma per Alda”, per salvaguardare il muro, che la stessa utilizzava come taccuino personale.

Con il pieno consenso delle figlie si farà promotore per trovare una adeguata soluzione, finché, nel 2014, il muro verrà salvato e trasportato alla Casa Museo intitolata alla scrittrice. Nello stesso anno si recherà a Budapest, presso l’Istituto di Italianistica dell’Eötvös József College per presentare le opere meriniane.

Dal 2015 si dedicherà ai suoi scritti, che dall’ultima pubblicazione avvenuta nel 2005 saranno conservati nel cassetto. Nel frattempo, con il patrocinio delle Regioni Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia, della Provincia di Avellino, e del Comune di Sirignano (AV) indice il concorso poetico letterario, ‘Poeti del Meridione – Premio Salvatore Di Giacomo’.

Con il Comune di Sirignano collaborerà per la diffusione della cultura e delle arti, tendendo anche dal 2010 al 2015, una serie di conferenze e seminari coinvolgendo anche le scuole e, insieme all’Amministrazione comunale, nel 2013, intitolerà la biblioteca all’aforista milanese. Nel 2014, con il patrocinio del Comune di Baiano (AV), bandisce il concorso poetico ‘Alda Merini’.

In questi anni, oltre a pubblicare in Italia, inizia una proficua collaborazione con il ‘Consejo Nacional de Escritores Independientes’, dell’Università di Città del Messico, e con L’Unione degli Scrittori della repubblica di Crime e lo stato della Bielorussia. Per la sua abitudine a mangiare il calcare delle strade è noto come ‘Theo John Scalzo44’.

Carissimo Theo, dopo aver letto i tuoi contributi su Dante, ti porgo alcune domande che penso possano essere di aiuto a chi come il Vate è entrato nella selva oscura, pertanto riportiamo in chiave contemporanea il messaggio della sua Commedia. La Selva oscura è necessaria per poter raggiungere livelli alti di consapevolezza?

Intanto cara Filomena, devo donarti, e lo sento profondamente, la mia gratitudine; parlare di Dante è sempre emozionante, a settecento anni dalla sua morte l’eredità lasciataci è ancora valida.

La “Selva” rappresenta l’inizio del cammino di chi attraversa la vita in modo diverso, purtroppo c’è tanto scetticismo e si vive come se fossimo su una strada lineare dove passato, presente e futuro non coincidono, anzi si cerca di demolire il vissuto, vivere un presente sempre più “liquido” come disse Bauman, e non si tenta di costruire un futuro, e questo mi lascia perplesso.

Mi chiedo come mai l’individuo, che crede di essere il totale detentore del destino, non riesca a progettare qualcosa di stabile, anzi, guai a parlare di futuro, c’è uno smisurato elogio all’eterno presente.

Credo che l’uomo abbia il dono del tempo, che ci permette di sperimentare, di conoscere di vivere; sì, il presente, che deve essere vissuto in virtù di un fine, questo fine è il riconoscersi come esseri che fanno parte del tutto, che è unico e indivisibile.

Oggi siamo tutti dentro la Selva, ma quanti si affidano a Virgilio per essere condotti da Beatrice?

Concordo pienamente quanto esprimi e si sente che lo dici in modo accorato. Presentaci Dante.

Sappiamo che nasce sotto il magnifico segno dei Gemelli, che, astrologicamente, corrisponde alle capacità di Hermes, quindi portatore di messaggi arcani; quale migliore rappresentazione esoterica dei 14.223 endecasillabi della Divina Commedia?

Nel corso di questi settecento anni si è parlato, si parla e si parlerà di Dante Alighieri che ha racchiuso la sapienza velata nei versi della grande opera.

Studiosi, pensatori, letterati, linguisti hanno cercato di ricavare la significazione di ogni terzina, ma se manca la radice del suo cammino, verso la quale molti storcono il naso e la bocca, non possiamo trattare con il Vate.

René Guénon è stato uno dei massimi studiosi delle opere dantesche, dando l’esatta chiave di lettura, quella che detengono solo gli iniziati di una congregazione che ha accesso ai testi della conoscenza. L’eccesso degli accademismi costruiti intorno alla Sua poetica ha di gran lunga deviato il vero messaggio originale; si potrebbe affermare, con sicurezza, che l’espressione poetica stilnovista sia l’epifania dell’esoterismo letterario.

È lecito chiedersi cosa c’entri lo Stilnovismo? Cavalcanti, Guinizzelli, Lapo Gianni, Cino da Pistoia erano anch’essi degli iniziati ed è stato proprio uno di questi che ha introdotto Dante alla comprensione della antica sapienza.

Guido Cavalcanti fa in modo che l’amico Durante entri a far parte di un gruppo segreto, di cui il poeta rimarrà affascinato dalle letture che cambieranno radicalmente il suo pensiero.

Una sintesi ineccepibile, che incuriosisce, una meravigliosa chiave di lettura. Dante esoterico cosa ci dice in verità, cosa c’è di ancor più profondo?

Nel momento in cui Dante scrive la Divina Commedia, inizia la preparazione ad un nuovo momento della sua vita, cioè il raggiungimento dell’illuminazione. Non mancano i riferimenti all’Alchimia, “la Selva Oscura”, la “Nigredo”, è appunto la prima fase della trasformazione.
Si parte dalla prima materia, che contiene potenzialmente sia lo spirito della vita che la sostanza veicolante, zolfo e mercurio, sole e luna.

Per mettere nell’Athanor la prima sostanza bisogna fare un percorso interiore, scendere nella intimità di se stessi, ecco lo “Stato Depressivo”, quale potenza trasformatrice della visione della vita, Dante inizia a sprofondare, “selva oscura”, vorrebbe tornare indietro, “paura delle tre fiere”, ma il “Richiamo” lo avvia al percorso.

C’è una forza superiore alla quale egli, seppur impaurito, non vuole sottrarsi, ecco l’eco del misticismo Sufi. Un letterato come lui entra in contatto anche con la parte mistica dell’Islam, ed i riferimenti sono leggibili nell’Opera. I Sufi riconoscono la loro parte di libertà solo attraverso la sottomissione alla volontà di Dio, che richiede la discesa nel proprio Ade.

Credo che un iniziato debba obbligatoriamente scendere all’interno della terra, l’inferno è il simbolo di questa discesa; come possiamo spiegarlo?

Mi piace pensare, e ne ho trovato riscontro che la prima terzina del terzo canto, quando Dante si trova davanti la porta dell’inferno, c’è scritto:

 “Per me si va ne la città dolente,
             per me si va ne l’etterno dolore,
       per me si va tra la perduta gente”.
(Inferno – canto III, vv. 1-3)

quindi è possibile che sia la rivelazione di V.I.T.R.I.O.L, composta dalle lettere iniziali delle sette parole del motto alchemico latino “Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem”, ovvero “Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta”.

È il duplice significato della stessa terzina: uno riguarda l’operazione sulla materia che l’alchimista effettua nel suo laboratorio alludendo al vetriolo ed alla distillazione, rectificando, l’altro è il significato spirituale, che è quello su cui il Poeta si sofferma.

“Visita interiora terrae” è un invito all’adepto a calarsi nella profondità del suo essere, è il rito della “discesa agli inferi”, caratteristico della quasi totalità delle confraternite iniziatiche del passato e del presente. Quindi Dante dissolve il vecchio per comprendere la parte nuova di sé, quella che ancora deve rivelarsi.

Altra “formula” è:Solve et Coagula”, processo a cui si è esposto il Sommo, la dissoluzione del vecchio “Io” e la ricomposizione della sua vera natura. 

Dante cerca se stesso, egli è un uomo in mezzo ad anime, egli porta agli inferi se stesso con il proprio corpo; ogni svenimento è un passaggio di grado, una parte della Nigredo, si sono purificati la prima della trasformazione alchemica, così come un altro passaggio psichico.

Nella psicologia analitica di matrice junghiana, la Nigredo è la zona ombra, i contenuti che l’inconscio ha rimosso sono quegli aspetti che ognuno respinge a causa dell’educazione, delle influenze ambientali, ma l’alchimista li affronta, altrimenti non potrebbe passare all’Albedo prima e alla Rubedo poi.

L’Albedo è la parte luce che riflette sull’ombra, mentre la Rubedo è il culmine, i metalli vili si trasformano in oro, l’Io diviene Sé.

Dante è in possesso di nozioni che ancora oggi si fa fatica a vedere, ad accogliere; non è solo il letterato che affascina, ma egli stesso è il modo con cui la poesia si rivela alla natura umana – divina, nonostante i secoli trascorsi e la possibilità di accedere alla dispiegazione dei simboli ed al valore che ne costituiscono l’essenza.

C’è ancora troppa cecità di intelletti e, quindi, l’intento divulgativo rimane circoscritto e giustamente difeso, entro le mura di certi ambiti.

È tutto molto chiaro, l’uomo ha quindi bisogno di osservare le proprie ferite, che, simbolicamente sono le finestre dell’anima; il saggio, dunque, deve lasciar scorrere il sangue, ed attraverso questo scrivere, tutta la sua esperienza.

Caro Theo, ti confermo che siamo tutti in cammino e, specialmente in questo periodo che richiede coraggio e forza, potremmo, con grande azzardo, affermare che stiamo vivendo un’opportunità, ossia ritrovarci nella selva consapevoli che c’è la luce ad attenderci.

Vedo però molta gente comprensibilmente terrorizzata e la paura fa anche molti danni, è il momento di dare valore maggiore a ciò che in questi ultimi anni abbiamo dato per scontato: Amore, Amicizia e soprattutto relazioni stabili che vivano di progettualità.

In questi momenti in cui manca una planimetria spazio – temporale l’uomo è andato in tilt, rimpiangendo proprio ciò di cui si è liberato senza rimorsi. Ecco come ritorna a parlare la coscienza e soprattutto dovremmo chinarci alla Bellezza dell’universo che si rivela attraverso un arcano linguaggio. Grazie ancora mio caro Theo.

Grazie a te, a noi, alla vita.

Autore Maria Filomena Cirillo

Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.