Perché è proprio su questo che il Presidente è stato sentito, sulla trattativa Stato mafia e su un suo possibile coinvolgimento, il quale è scattato quando è stata resa nota una lettera che il suo defunto consigliere giuridico Loris D’ambrosio indirizzò proprio a Napolitano, nella quale si ipotizzava una collusione ed un accordo tra parti dello Stato e della mafia. D’ambrosio poi fu trovato morto ed ancora oggi non si conoscono le cause della sua morte.
Il colloquio è durato circa 3 ore, durante le quali come hanno sottolineato i legali presenti insieme alla nota del Quirinale arrivata poco dopo, ” Napolitano ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali ed inoltre ci si auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione delle registrazioni per l’acquisizione agli atti del processo affinchè sia possibile dare al più presto notizie dell’udienza agli organi d’informazione ed all’opinione pubblica”.
Non sono mancate “lamentele” da parte degli avvocati della controparte, i quali avevano il diritto di fare domande al Presidente: Lica Cianferoni, legale di Totò Riina, ha dichiarato che ” la Corte non ha ammesso la domanda più importante, quella sul colloquio tra il Presidente Napolitano e l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro quando pronunciò il famoso non ci sto. Napolitano, continua il legale, ha tenuto a precisare che lui era solo uno spettatore di questa vicenda. Ha potuto consultare delle carte durante il colloquio, documenti che sono arrivati ai pm di Firenze alla metà di ottobre, cosa che un teste normale non avrebbe potuto fare”. Per l’avvocato di parte civile, Ettore Barcellona, ” nessuno ha fatto una domanda specifica sull’esistenza effettiva di una trattativa Stato- mafia”, addirittura le notizia trapelate circa il colloquio ci dicono che il termine trattativa non è mai stato utilizzato.
Questo rappresenta un evento storico, non tanto per le cose dette dal Presidente che si è dichiarato all’oscuro di tutta la faccenda, quanto poi saranno vere queste parole si capirà in seguito o forse mai, ma per il fatto che questa volta è un Presidente della Repubblica a trovarsi davanti alla sbarra e qui dovrà rispondere a domande circa persone, rapporti e circostanze buie della storia italiana. Tra una settimana si troverà a dover rispondere anche sul rischio attentati di mafia rivolto a lui nel ’93 quando era Presidente della Camera.
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.