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Della realtà

Hegel


Uomini o dei?

Cos’è la verità?

È la domanda posta in un precedente articolo.

Ovviamente si tratta di un interrogativo troppo complesso perché possa trovare la risposta in un breve ragionare. Anzi, probabilmente ci troviamo di fronte a quelle domande la cui risposta potrebbe dilatarsi indefinitamente, e mutare, nel corso del ragionamento, nel tentativo di confrontarsi con diversi livelli di verità, con aspetti differenti della realtà. Una domanda a cui si torna, ogni volta consapevoli dell’essere lontani dall’afferrarne la risposta.

La realtà, ecco un altro nodo.

I concetti di verità e di realtà sono molto spesso legati tra di loro. In effetti c’è la tendenza a considerare reale quello che è vero, e viceversa, forse erroneamente.

Ciò che è reale e ciò che è vero non sono necessariamente la stessa cosa.
Salman Rushdie

L’illusione della scienza, o di parte di questa, è quella di categorizzare la realtà, smontarla, semplificarla, misurarla, in una sola parola oggettivizzarla.

Ma anche la stessa scienza opera delle riduzioni, delle forzature.

Chi decide perché usare il metro per le dimensioni, il miglio per le distanze, il litro o il gallone per i liquidi, i gradi Celsius o Fahrenheit per la temperatura?
Anche la scelta di una di queste unità come generalmente utilizzata per la sperimentazione non si ispira ad un rapporto di necessità.

Del resto, in campo scientifico, si parla di periodi di consolidamento e completamento di teorie o paradigmi accettati e fasi di rivoluzione in cui gli archetipi esistenti vengono superati da nuovi modelli che hanno il pregio di chiarire un numero più ampio di fenomeni.
Pietro Riccio – L’infinita metafisica corrispondenza degli opposti

Convenzioni, simboli assolutamente arbitrari ma condivisi.

La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente.
Albert Einstein

La realtà come illusione persistente, condivisa, ma non univoca.

Questo già semplicemente fermandoci a quel livello di conoscenza della realtà che possiamo definire come oggetto della ricerca scientifica.

Le cose si complicano ulteriormente, ed enormemente, se andiamo a prendere in considerazione aspetti dell’esperienza umana non direttamente misurabili, perché da intendere nella loro unicità; o per caratteristiche che mai nessuno strumento o scala potranno misurare.

Del resto, definire come reale solo ciò che potrebbe essere scientificamente dimostrabile è oltremodo riduttivo. Perché limitarci a considerare reale solamente quello che, in fin dei conti, potrebbe semplicemente dimostrarsi come un’illusione?

Può essere l’esempio del ricordo.

Il ricordo è unico, irripetibile, perché è posto nel passato in base ad un’altra illusione persistente: il tempo.

Non possiamo ricreare quello che è già successo per misurarlo, per appiccicarci sopra l’etichetta di reale; anche potendolo ricreare, chi ci può assicurare che quello che ricordiamo sia esattamente quello che è successo?

Sì, potremmo benissimo ricordare qualcosa che è andato diversamente.
Se chiediamo a persone diverse presenti allo stesso evento di raccontarcelo, anche a distanza di poche ore, queste ce ne forniranno dei resoconti sensibilmente differenti, e lo scarto aumenterà con il passare del tempo.

Ma ancora, perché dovremmo necessariamente ricordare qualcosa di “realmente accaduto”?

A volte le cose più reali succedono solo nell’immaginazione. Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto.
Carlos Ruiz Zafón – Marina

Perché quello che immaginiamo sia accaduto, dovrebbe essere privato dello status di reale?

Soprattutto se reale lo è per noi. E non sono dei meccanismi esclusivamente “patologici”. Anzi, potremmo tranquillamente affermare che nella stragrande maggioranza dei casi avviene in contesti “di normalità”.

E ancora, ci sono esperienze che si rivolgono a piani trascendenti.

Il mistico, lo gnostico, il teosofo parlano continuamente di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro altrettanto reali quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e che si può toccare con mano.
Rudolf Steiner

Steiner riconduce questi piani al discorso iniziatico, altro ambito di riflessione che non è possibile escludere nell’indagare i concetti di vero e di reale; in questo scritto ci fermiamo sulla soglia di quest’altro “mondo”, magari per varcarla in altri momenti.

E i piani sottili di esistenza portano a corpi, anch’essi sottili, come potrebbero essere quello astrale.

Ci sono teorie che parlano di viaggi astrali, appunto, da intraprendere volontariamente o inconsapevolmente, anche attraverso il sogno.
In particolare, in occasione dei cosiddetti “sogni lucidi”.

Sognare è la libertà di percepire mondi al di là dell’immaginazione.
Carlos Castaneda – L’arte di sognare

A volte durante un dormiveglia mi capita di non sapere dove mi trovo, se sia giorno o notte. Ma non è una sensazione sgradevole, legata all’ansia di chi si sente smarrito. Anzi. Provo sentimenti confortanti, un piacevole abbandono, il liberatorio spogliarsi dell’Io. Potrei essere chiunque in qualsiasi luogo o tempo. Forse, in quegli attimi di particolare stato di coscienza lo spirito è svincolato. E sono ovunque. E in ogni momento.

In quei momenti potrei essere semplicemente la mia proiezione in astrale, secondo queste teorie.

Io sorgo impavido a solcare con l’ali l’immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinché fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere ed il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è la Mente che ha disperso ovunque quelle nubi.
Giordano Bruno

Ancora, chi ci dice che non sia il pensiero a generare il reale, la stessa materia?

Perché non estendere l’affermazione di Zafón, ed intendere il reale come generato dal pensiero?

Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia.
Il Kybalion

Il Kybalion è testo “esoterico”, non a caso, essendo anonimo l’autore, o gli autori, è attribuito ai “tre iniziati”.

Ma il pensiero come “creatore” non appartiene solo ad ambiti mistici, esoterici o iniziatici.

Come ragione l’autocoscienza è infatti certa di se stessa come realtà, ossia è certa che ogni realtà non è niente di diverso da lei; il suo pensare è esso stesso, immediatamente, l’effettualità. La ragione è la certezza della coscienza di essere ogni realtà.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel – Fenomenologia dello spirito

E tornando ancora indietro, prima che il criticismo kantiano potesse porre in modo forte il soggetto al centro dell’atto conoscitivo:

Se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio; perché il simile non è intellegibile se non al simile. Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo; sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio. Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità. Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, sostanze, qualità, quantità, potrai comprendere Dio.
Giordano Bruno – De umbris idearum

E se il pensiero creativo, tanto “potente” da dare origine a materia e realtà, fosse realmente quella facoltà in grado di renderci degli dei?

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.

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