Esito della conferenza stampa del 21 settembre
Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.
La commissione di esperti incaricata dall’Assessorato di analizzare i casi di decessi verificatisi al NOA, il Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa, tra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018 ha concluso il suo lavoro.
I risultati sono stati presentati oggi, 21 settembre, nel corso di una conferenza stampa, dal Presidente Enrico Rossi e dall’Assessore al diritto alla salute, Stefania Saccardi, assieme a Fabrizio Gemmi, Responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’ARS, Agenzia Regionale di Sanità, e Filippo Pieralli, internista dell’AOU di Careggi (FI), coordinatore del gruppo tecnico di esperti che ha svolto l’analisi dei casi.
Il lavoro della commissione di esperti.
Il gruppo tecnico, composto da professionisti del Servizio Sanitario regionale, con consolidata esperienza nei diversi ambiti relativi al contrasto delle infezioni correlate all’assistenza, e di riconosciuta competenza anche a livello nazionale e internazionale, infettivologo, internista, rianimatore, microbiologo, in collaborazione con ARS, Agenzia regionale di sanità e GRC, Centro regionale rischio clinico, con il coordinamento del settore regionale, ha condotto questo lavoro:
a) esame delle cartelle cliniche relative ai 34 pazienti oggetto della segnalazione;
b) valutazione delle relazioni fornite dalla ASL Toscana nord ovest;
c) analisi dei dati forniti dal Laboratorio di Microbiologia di Lucca relativi alle batteriemie degli ospedali dell’area vasta nord ovest;
d) analisi dei dati del report SDO 2016, relativamente alle infezioni dovute a cure mediche per la Toscana e dei dati nazionali;
e) analisi dei dati regionali 2017 relativi ai ricoveri con diagnosi di sepsi.
Numero dei decessi sovrapponibile a quello degli anni precedenti.
In merito ai decessi all’ospedale di Massa riferiti dai media, occorre precisare che si tratta del numero totale delle persone decedute nella degenza di medicina dell’ospedale NOA, 34 soggetti, nel periodo preso in esame, che va dal 20 dicembre 2017 al 10 gennaio 2018, ovvero i morti per tutte le cause, e non solo i pazienti deceduti a seguito di una infezione correlata all’assistenza.
L’andamento dei decessi nella degenza di medicina del NOA, in tale arco temporale, è del tutto sovrapponibile a quello degli anni precedenti, confrontando pari periodo.
Nel periodo 20 dicembre 2015-10 gennaio 2016 i decessi nella medicina del NOA sono stati 37, nell’analogo periodo 2017-2018 sono stati 36.
Le cause di morte.
Esaminando le cause di morte dei 34 pazienti deceduti, sulla base della documentazione sanitaria emerge che in 13 casi era presente un quadro infettivo: 5 casi sono giunti in ospedale con una patologia infettiva preesistente, mentre 8 sono pazienti nei quali non era stata rilevata un’infezione all’ingresso e nei quali è successivamente insorto un quadro settico.
In questi 13 casi si tratta di pazienti giunti in ospedale con un quadro clinico estremamente compromesso ed in età avanzata, età media 84 anni.
Gli altri decessi sono relativi, in 14 casi a pazienti deceduti per patologia cardiovascolare e in 7 casi a complicanze non infettive insorte in pazienti neoplastici terminali.
Dati in linea con quelli regionali e nazionali.
Dai dati forniti dal Laboratorio di microbiologia di riferimento dell’area vasta nord ovest, laboratorio di Lucca, emerge un attivo monitoraggio delle colonizzazioni intestinali effettuato presso la medicina del NOA: la ricerca delle enterobacteriacee mediante tampone rettale è stata effettuata in 452 casi nel primo quadrimestre 2018, di cui 29 risultati positivi per KPC, mentre nell’ultimo quadrimestre 2017 i positivi sono 35 su oltre 500 tamponi effettuati per sorveglianza, dati in linea con il livello di endemia attualmente riscontrato a livello nazionale.
I dati del Ministero della Salute contenuti nel Rapporto SDO 2016 mostrano, relativamente alle infezioni dovute a cure mediche, un valore per la Toscana pari a 8.24 per 100.000 dimissioni, inferiore al dato nazionale, 12.39 per 100.000 dimissioni, e al di sotto della maggior parte delle altre regioni, Piemonte: 25.48 per 100.000, Lombardia: 20.16 per 100.000, Veneto: 16.3, Liguria: 14.02, Emilia Romagna: 19.64 per 100.000.
Il valore per l’ospedale NOA, relativo al 2016, è pari a 13.0 per 100.000 dimissioni.
I ricoveri ordinari al NOA con diagnosi di sepsi nel 2017 sono stati 546, pari al 3% del totale dei ricoveri, tale dato è del tutto sovrapponibile a quello degli ospedali regionali con casistica simile, 3-4% del totale dei ricoveri.
I casi totali a livello regionale sono stati, sempre nel 2017, 9.168 e il dato è in linea con i dati di incidenza mostrati da stime di letteratura internazionale.
Le infezioni ospedaliere, le azioni della Regione Toscana.
Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria rappresentano, in tutto il mondo, un problema preminente di salute pubblica, per la loro frequenza e gravità.
Esse hanno, infatti, un impatto rilevante sulle popolazioni e sui sistemi sanitari in termini di morbosità, mortalità e costi attribuibili.
La Regione Toscana, avvalendosi anche dell’Agenzia Regionale di Sanità, ha adottato, nel corso degli anni, politiche sanitarie e sviluppato strumenti per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza e dell’antibiotico-resistenza, mutuati dalle migliori esperienze internazionali su questo tema, ottenendo risultati positivi per la salute dei cittadini.
A livello regionale la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza, ICA, è ricompresa nel più vasto ambito delle valutazioni relative alla sicurezza dei pazienti, riferite a specifiche buone pratiche definite dal GRC, Centro gestione rischio clinico.
La Toscana è, inoltre, una delle tre regioni che si è dotata di un sistema di monitoraggio delle resistenze antibiotiche.
Attraverso la rete di sorveglianza microbiologica e dell’antibiotico-resistenza, rete SMART, istituita nel 2012 e che oggi comprende tutti i laboratori di microbiologia presenti a livello regionale, ogni anno sono disponibili dati che permettono di tracciare il quadro epidemiologico del problema e mettere in luce differenze territoriali, sia a livello di azienda sanitaria che di zona socio-sanitaria.