Alla vigilia nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo sulla débâcle azzurra contro la Costa Rica. Molti, infiammati dal buon esordio contro gli inglesi di Roy Hodgson, già sognavano un trionfale cammino verso la finale del Maracanã. Qualcuno già scommetteva sulla probabile finalista, escludendo i padroni di casa, che finora non hanno mostrato il calcio champagne al quale sempre ci hanno abituato, e puntando su Olanda, Argentina e Germania.
Stamattina, invece, tutti si sono svegliati con l’amara consapevolezza che la forza degli azzurri era stata sopravvalutata, e non di poco. La nazionale dei Tre Leoni, in fondo, non si è rivelata così temibile, come si ipotizzava: domata dalla Celeste, incassa la seconda sconfitta consecutiva, e torna a casa anzitempo.
Chi immaginava che la Costa Rica, alla sua prima partecipazione a un Mondiale, avrebbe liquidato così facilmente la pratica Uruguay (3-1) e dominato la tanto osannata Italia!?
A Recife entra in campo un’Italia irriconoscibile, che regala all’avversario la prima mezz’ora di gioco. Il tikitaka visto contro l’Inghilterra è solo un ricordo: troppo lenta e prevedibile, la Nazionale azzurra confeziona solo due nitide occasioni, miseramente fallite da Balotelli.
La difesa, che in realtà non aveva convinto nemmeno nel primo match, appare sempre in affanno di fronte alla velocità dei costaricani. Bocciato Abbate, che Prandelli schiera a destra per consentire a Chiellini di tornare al centro della difesa accanto a Barzagli: da lui si attendeva maggiore spinta. Sull’out opposto, invece, si salva Matteo Darmian, confermando un buono stato di forma. Del glorioso e invidiabile centrocampo si salva davvero poco: De Rossi, davanti alla difesa, non garantisce per nulla filtro; Thiago Motta, preferito a Verratti, è macchinoso e lento; Marchisio e Candreva non incidono né in intensità né in velocità; Pirlo è l’unica luce della mediana azzurra, ma troppo tenue per risollevare le nostre sorti. In attacco Balotelli è troppo isolato: a sua discolpa, gli arrivano pochi palloni giocabili, ma si divora due ghiotte occasioni. Le sostituzioni non cambiano nulla: deludenti anche Insigne, Cassano e Cerci, inseriti da mister Prandelli con la speranza di dare un po’ di fantasia e vivacità alla manovra. Non ci si può appellare alle difficili condizioni climatiche, alle quali i sudamericani sono abituati: una squadra tecnicamente superiore, almeno sulla carta, come l’Italia, avrebbe dovuto avere la meglio sui costaricani senza grossi problemi. Sul banco degli imputati è anche il ct Prandelli, che avrebbe potuto lasciare in panchina Thiago Motta e schiarare, al contrario, Verratti, e che forse avrebbe potuto impiegare Immobile per dare maggiore peso all’attacco.
Gli elogi sono invece tutti per la Costa Rica, che, con determinazione e cuore, ha prevalso in ogni zona del campo. Ha vinto giocando con intensità e in velocità: la difesa, solidissima, in cui si segnala un roccioso e attentissimo Gonzalez, annulla i timidi tentativi degli azzurri; a centrocampo i migliori sono Ruiz, autore del gol partita, e Bolaños; Campbell, unica punta, semina scompiglio nella retroguardia italiana, procurandosi anche un rigore, non visto dal direttore di gara.
La sconfitta complica la qualificazione degli azzurri, che nel prossimo match dovranno affrontare l’Uruguay, resuscitato da Suarez. Anche se arride agli azzurri la differenza reti (la Costa Rica ha inferto ben tre colpi all’Uruguay), che consentirebbe il passaggio agli ottavi anche con un pareggio, Prandelli avrà molti grattacapi e dovrà motivare al massimo i suoi uomini. Per evitare che la spedizione azzurra si riveli disastrosa come quella del 2010 in Sud Africa, contro l’Uruguay serviranno mente, gambe e cuore.
Carmelo Cutolo
Autore Carmelo Cutolo
Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.