Il Sindaco di Napoli su HuffPost Italia
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.
Il 1° novembre oltre 400 lavoratrici e lavoratori andranno in mezzo ad una strada. Se a questi si aggiunge l’indotto, si arriva a 1000 persone. Questo perché la multinazionale americana ha deciso di chiudere la sede di Napoli e spostarla all’estero.
Decisione arbitraria, se consideriamo che un anno fa, azienda, governo e sindacati avevano firmato un accordo per il mantenimento e il rilancio della sede di Napoli.
È un’azienda storica della nostra città che tramanda il mestiere da generazioni. Una fabbrica vera, in un’area che ha subito un forte processo di de-industrializzazione.Pongo una domanda al Presidente del Consiglio che ha sul suo tavolo il dossier, dal momento che il precedente Ministro dello sviluppo economico Di Maio ha fallito miseramente l’obiettivo e l’attuale Ministro Patuanelli si è defilato: “ma in Italia conta più la scelta arbitraria di delocalizzare all’estero un’azienda dopo aver sottoscritto un accordo sindacale, oppure l’autorevolezza di un Governo che, giurando fedeltà alla Costituzione, dovrebbe sapere che l’Art. 1 statuisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro?”
Caro Governo, caro Presidente Conte, la città di Napoli trova grave questo vostro silenzio su questa tragedia che si sta consumando.
Forse per voi centinaia di persone che vengono depositate nella macelleria sociale di un sistema che provoca ingiustizie sono un costo da digerire? Per noi no! Dalle nostre parti non lasciamo nessuno indietro o da solo.
Ci siamo schierati con queste lavoratrici e questi lavoratori che con umanità, dignità, passione e coraggio stanno dando una grande lezione di lotta democratica per il diritto al lavoro. Il Governo non può più tacere, deve farci capire che ruolo intende svolgere in queste ore. È un diritto della città saperlo. La città è dalla loro parte.
Vogliamo chiarezza ed onestà di comportamenti. Silenzi, bugie e condotte pilatesche sono inaccettabili.
Caro Presidente, da giorni Le stiamo chiedendo un incontro. Non intende riceverci, ebbene, ne prendiamo atto con rammarico. Ma ci faccia sapere, almeno. Noi, comunque, verremo a Roma, ancora una volta, in tanti, per rivendicare diritti sottratti alla nostra terra. E per favore non ci fate la “testa acqua” – come si dice – della questione Mezzogiorno, se non siete in grado nemmeno di rispondere ad una legittima domanda posta dalla capitale del sud: “siamo uomini o caporali, sig. Presidente?”
Sicuramente la nostra dignità non ce la faremo calpestare da nessuno. Questa lotta non è morta, Napoli non molla e vuole vincere una battaglia giusta… come dicono le donne e gli uomini della Whirlpool: “la gente come noi non molla mai!!!”