‘Parasite‘: la tragicommedia coreana che merita l’Oscar
Non sarà di certo un premio a confermare o meno la qualità di un’opera cinematografica, ma immaginare, e augurarsi, che l’Oscar vada a ‘Parasite‘ ha un valore significativo oltre che affascinante.
Il film di Bong Joon Ho, già premiato con la Palma d’Oro a Cannes e con il Golden Globe come Miglior Film in lingua straniera, è anticonvenzionale, originale, paradossale, crudo, tragicomico e drammaticamente realista; ennesima prova che la cinematografia coreana sia divenuta una delle più interessanti, estrose e audaci della Settima Arte contemporanea.
L’emblematico titolo, oltre ad incuriosire chi non ha ancora visto il film, crea scompiglio e turbamento in coloro che dopo la visione se ne danno una spiegazione: una famiglia che aspira a vivere in sintonia con gli altri, nel momento in cui si trova in estrema difficoltà e in piena lotta per la sopravvivenza è costretta a stabilire un rapporto “parassitico”, creandosi quelle opportunità che la società in cui vive non gli darà mai.
La trama di un film pieno di colpi di scena
Padre, madre, figlio, figlia: i quattro membri della famiglia di Ki-taek sono molto uniti, ma anche molto disoccupati, e hanno davanti a loro un futuro incerto perché vivono di lavoretti malpagati in uno squallido seminterrato. La speranza di un’entrata economica regolare arriva quando Ki-woo, il figlio maschio, viene raccomandato da un amico, studente in una prestigiosa università, per un lavoro ben pagato come insegnante privato dell’erede di una ricchissima famiglia.
Una volta assunto, con identità e diploma falsi, Ki-woo entra nelle grazie della sua bella allieva Yeon-kyo, meritandosi simpatie e fiducia dell’intera famiglia del signor Park, rampante amministratore delegato di una multinazionale informatica. Il giovane tutor, consapevole di avere sulle spalle il peso delle aspettative dei suoi familiari, capisce di poter approfittare della situazione creatasi per riuscire a far assumere in casa dei Park anche la sorella e i genitori, sotto mentite spoglie come lui.
Il piano diabolico per sistemarsi definitivamente prende forma, ma anche una strategia perfetta nasconde conseguenze imprevedibili e una serie inarrestabile di disavventure e incidenti è in agguato.
“Una commedia senza clown, una tragedia senza cattivi” l’ha definita il regista
‘Parasite‘ è una tragicommedia feroce che con ironia, orrore e tristezza fa emergere la crudeltà del mondo moderno dinanzi alla disparità di classe sociale, alla difficoltà di vivere in simbiosi, nonostante la vicinanza, con chi non appartiene alla stessa categoria o gruppo sociale.
Il film è spiazzante anche per le fasi narrative che ti presentano la storia con i personaggi come maschere di una commedia umana, per poi sviluppare la trama evidenziando il loro lato oscuro nello stile di un thriller terrificante. Collante di tutto questo una sceneggiatura geniale che, pur giocando abilmente con i paradossi e gli eccessi delle situazioni create, non si discosta mai dalla realtà del mondo moderno dando fino in fondo l’impressione che la storia a cui si sta assistendo potrebbe incredibilmente essere un fatto di cronaca letto sui giornali.
Da sottolineare l’atmosfera generata dalla fotografia degli ambienti, il seminterrato e la splendida villa, fondamentale a rendere paradossale la crudeltà degli eventi, con lo squallore morale slegato da quello visivo e materiale.
Bong Joon Ho ha avuto la capacità di sovvertire le aspettative dello spettatore che guarda il suo film, e lo ha fatto in maniera intelligente e originale dando vita a una delle migliori opere cinematografiche degli ultimi anni.
Quindi… date l’Oscar a ‘Parasite‘.
Autore Paco De Renzis
Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.