Quanto fa all’ora, la tua coscienza?
Degli universi simbolici abbiamo scritto anche in precedenza.
Preferiamo, però, delinearli in modo più preciso, visto l’argomento che vogliamo sviscerare. Anche andando a ripetere concetti già trattati, allo scopo di dare autonomia argomentativa a questo articolo.
Il riferimento, ovviamente, è ad un classico della sociologia della conoscenza, ‘La realtà come costruzione sociale’, di Peter Berger e Thomas Luckmann.
La realtà che ci circonda, secondo i due autori, viene costruita dagli attori sociali attraverso comportamenti e relazioni che vengono consolidati mediante la ripetizione.
Assistiamo ad una
tipizzazione reciproca di azioni consuetudinarie di un gruppo di esecutori.
Peter Berger e Thomas Luckmann – La realtà come costruzione sociale
La routinizzazione ha un carattere rassicurante, utilitaristico.
Non bisogna definire di volta in volta i comportamenti da adottare in determinate occasioni, ma esistono risposte abituali a cui far riferimento.
Nel momento iniziale di costruzione della realtà, questi schemi sono più facilmente modificabili.
I fautori delle regole hanno ancora la consapevolezza del fatto che le stesse sono un loro prodotto.
Ad un certo punto, però, queste regole sono storicizzate.
Ovvero, sono trasmesse, attraverso il processo di socializzazione, ad attori sociali che non hanno contribuito a delinearle.
Sono istituzionalizzate.
Assistiamo al fenomeno della reificazione.
I soggetti attribuiscono una realtà autonoma ed indipendente a quei comportamenti, che diventano reali, appunto, non convenzioni condivise ed accettate.
L’uomo, dunque, costruisce la realtà, le conferisce il carattere di oggettività e finisce per venirne plasmato.
Anche se il rapporto continua ad essere dialettico. Certo, è più difficile modificare delle regole che ormai si percepiscono come oggettive, ma è pur sempre possibile.
Non ci sarebbe mutamento sociale, altrimenti.
Nasce, a questo punto, il problema di dover legittimare i comportamenti, istituzionalizzarli di fronte a chi li eredita, li subisce.
Il significato originario delle istituzioni è inaccessibile per loro in termini di memoria. Diviene però necessario interpretare per loro questo significato in varie formulazioni legittimanti. Queste dovranno essere coerenti ed esaurienti nei termini dell’ordine istituzionale, per risultare convincenti per le nuove generazioni.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
Per i due teorici, la formulazione legittimante più complessa è quella dell’universo simbolico.
Una spiegazione per tutti gli aspetti dell’esistenza, quelli collettivi come quelli personali.
Che comprenda, quindi, aspetti sociali e culturali sia oggettivi che soggettivi.
Qualcosa che possa giustificare le norme, la morale, l’etica, la sofferenza, le aspirazioni e i fallimenti, il sogno, la morte.
Che possa giustificare la vita. Nella sua totalità.
Tutti i settori dell’ordine istituzionale sono integrati in una struttura di riferimento che include e che costituisce un universo nel senso letterale della parola, perché tutta l’esperienza può esser vista come avente luogo all’interno di essa.
L’universo simbolico è pensato come matrice di tutti i significati oggettivamente e soggettivamente reali: l’intera società storica e l’intera biografia dell’individuo sono viste come avvenimenti che si svolgono all’interno di questo universo.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
Gli universi simbolici, però, devono essere conservati, inquadrati in meccanismi concettuali che assumono connotati progressivamente più complessi.
Quelli più semplici si basano sulla mitologia, che presuppone una visione immanente del magico, del sacro, del divino.
Gli uomini interagiscono con gli dèi, che intervengono costantemente nelle loro vite. E provano a modificare la realtà, ricorrendo a formule e rituali.
Ad un certo punto, le religioni spezzano questo contatto diretto con le divinità. Nascono le chiese, che occupano il ruolo di mediazione tra gli uomini e la verità, sempre meno immediata e difficile da conseguire.
Subentrano, poi, le filosofie, le ideologie.
Il fine ultimo diventa quello di realizzare la rivoluzione, il predominio della razza eletta, di conseguire l’illuminazione o la gnosi.
Arriva, infine, la scienza. La forma più complessa di conservazione degli universi simbolici.
Gli scienziati sono i sacerdoti di questo nuovo universo simbolico. Parlano linguaggi ieratici, custodiscono conoscenze che sono precluse alla stragrande maggioranza degli esseri umani. Indossano abiti rituali, i ‘mistici’ camici bianchi che sembrano ricondurre alle tuniche degli officianti di antichi cerimoniali.
Pietro Riccio – L’infinita metafisica corrispondenza degli opposti
E, come per ogni altro sistema di conservazione, la scienza applica il principio fondamentale di tutte le forme precedenti.
Se l’universo simbolico deve comprendere tutta la realtà, non si può permettere che alcunché rimanga fuori dalla sua portata concettuale. Per principio, in ogni modo, la sua definizione della realtà deve abbracciare la totalità dell’essere.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
Per realizzare questo obiettivo, le strategie sono fondamentalmente due.
La prima è quella dell’incorporazione.
Tutti i fenomeni non ancora spiegati vengono in qualche modo fatti rientrare nell’universo simbolico.
Si tratta di un processo di progressivo accomodamento ed ampliamento dell’impianto legittimante.
L’altra strategia è quella dell’annichilazione.
Si estromette completamente dall’universo la parte dissonante. Ma anche i portatori di comportamenti etichettati come devianti, perché minacciano la stabilità dell’universo simbolico.
È quello che fa, appunto, la scienza.
La scienza non soltanto completa l’eliminazione del sacro dalla vita quotidiana, ma elimina da quel mondo anche la conoscenza preservatrice dell’universo in quanto tale.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
L’individuo è completamente escluso da ogni possibile inferenza verso i meccanismi di preservazione dell’universo stesso.
Per dirlo più semplicemente, il membro “profano” della società non sa come più come il suo universo debba essere concettualmente preservato, anche se, naturalmente, sa ancora chi sono presumibilmente gli specialisti della preservazione dell’universo.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
Tematiche come il sovrannaturale, la spiritualità, la morale, l’etica, la morte, sono completamente estromesse da ciò che è socialmente ammissibile, etichettate come ignoranza, superstizione, retaggi medievali.
Ora questa guerra santa finisce per creare innumerevoli vittime. Mi spiego meglio. Il medico con il suo potere è nell’immaginario collettivo, colui che difende dalla morte, egli è l’ultimo baluardo, il prode guerriero che fa fronte a questa terribile minaccia, il San Giorgio moderno che sconfigge il drago. E questo perché, più o meno in modo latente, ma certamente profondamente sentito, non si muore perché si deve morire, ma si muore per accidente o per un equivalente: la malattia. E l’accidente e la malattia sono per principio o in linea di massima evitabili. Forse non adesso (in qualche caso) certamente, però, domani. Negli annuari statistici, sotto la voce «cause di morte» appaiono tutte voci che generalmente sono risolvibili o con un po’ di prudenza (andate piano in macchina, state attenti in casa, non fumate) oppure, in quanto malattia, prima o dopo guaribili. L’imperativo categorico è allora resistere, combattere… milioni di persone nei laboratori di tutto il mondo lavorano per voi. Si fanno calcoli probabilistici che assomigliano a bollettini di guerra inevitabilmente vittoriosa, bollettini diffusi spettacolarmente dai mezzi di comunicazione di massa: cinque anni per il vaccino che libererà dall’Aids, dieci per la cura definitiva. Basta ricordare che il morbillo, la tubercolosi, la poliomielite, oramai ricordi del passato. Negli ospedali l’imperativo è l’ottimismo: un cancro al seno ha altissime probabilità di non essere recidivo; come, d’altra parte, quello all’utero o alla prostata; gli sforzi sono ora concentrati nell’allargare quel cinque per cento del tumore al polmone o al fegato, nel frattempo attenzione al cibo e alla polluzione. Si cambiano i reni, il fegato, il cuore mentre vengono esibiti i superstiti ed i feriti della grande battaglia. Un anno, tre mesi, trenta giorni sono salutati con gioia come tutto ciò che sposta in avanti le trincee fortificate del nostro immenso fronte. Il tutto ci sembra sia l’applicazione pratica del paradosso sofistico di Achille e la tartaruga; Achille piè veloce (la morte) può in linea di principio logico non raggiungere mai la tartaruga (noi). L’importante è che essa si muova di più o meno lentamente, che vada avanti. La nostra visione del mondo è nuovamente scissa; da una parte i «terribili assassini» (gli accidenti e le malattie mortali), dall’altra noi. E ciò assomiglia a quanto avveniva nella società primitiva. Ufficialmente l’immortalità è bandita non più creduta, di fatto viene riproposta attraverso il prolungamento senza fine.
Poi ci sono le vittime, quelle che muoiono nonostante tutto, con incomprensibile ostinazione. Ora è proprio ai medici che è affidato chi muore. Oramai — non a caso — chiamato malato terminale. Il fatto è che chi prolunga la vita ed è deputato a farlo per scelta e per cultura, non è in grado di affrontare la morte. Anzi spesso la morte viene vissuta dal medico come uno scacco, come impotenza, ferita narcisistica, piccola ma significativa incrinatura di quel necessario delirio d’onnipotenza che lo ha aiutato a diventare e ad essere medico.
Antonio Cavicchia Scalamonti – Tempo e morte
Questo atteggiamento segna la nascita della scienza come chiesa, un vero e proprio scienzaresimo.
Cosa dovrebbe essere il metodo scientifico?
Il metodo scientifico consiste innanzi tutto nel prendere atto dei fatti, umilmente e senza alcun pregiudizio ideologico. E anche se i fatti possono contrastare con convinzioni diffuse e radicate o con le nostre idee pregresse, sono queste ultime a dover essere messe in discussione, non i fatti. Se questo atteggiamento venisse applicato in tutti gli ambiti umani, sicuramente le cose migliorerebbero.
Silvano Fuso
La scienza è osservazione, è dubbio, ipotesi.
La scienza è fatta di domande le cui risposte vanno ottenute attraverso tentativi di verifica empirica.
Le scienze naturali, come pure le scienze sociali, partono sempre da problemi; da ciò che in qualche modo suscita la nostra meraviglia, come dicevano i filosofi greci. Per la soluzione dei problemi le scienze utilizzano fondamentalmente lo stesso metodo, quello usato dal comune buon senso: il metodo del tentativo e dell’errore. Detto più precisamente: è il metodo consistente del proporre tentativi di soluzione del nostro problema, e nell’eliminare le soluzioni false come erronee. Questo metodo presuppone che noi lavoriamo con un gran numero di tentativi di soluzioni. Una soluzione dopo l’altra viene messa a prova ed eliminata.
Karl Popper
La scienza è collaborazione e confronto tra ricercatori, che vanno a confutare o confermare teorie e risultati dal punto di vista empirico.
Il fine principale della filosofia naturale è di formulare le leggi basandosi sui fenomeni, senza formulare ipotesi, risalendo dall’effetto alle cause sino a quando giungiamo alla causa prima che certamente non è meccanica.
Isaac Newton
La scienza osserva, individua dei problemi, acquisisce documentazioni, formula ipotesi, elabora disegni di ricerca per procedere alla verifica delle ipotesi stesse, raccoglie dati empirici, li analizza ed arriva a risultati o soluzioni.
La scienza che non ammette altri tipi di sapere diventa scientismo.
Lo scientismo, allor quando comincia a ragionare per assolutismi, rompe qualsiasi rapporto con la scienza.
Diventa una religione, una chiesa. Lo scienziarismo.
E, come ogni chiesa che si rispetti, questa degenerazione della scienza ha i suoi dogmi, la sua santa inquisizione. Che porta al rogo gli eretici. Che punisce con la mordacchia dell’emarginazione dalla comunità scientifica chi osa macchiarsi di eresia. Che censura chi, dati alla mano, si rifiuta di allinearsi alla religione green, anche se fresco di Nobel.
Stessa sorte tocca ai ‘fedeli’. Chi osa contraddire il verbo deve essere ridotto in poltiglia verde. Chi esercita il sacrosanto diritto di poter scegliere è condannato alla morte sociale. Per costoro viene proposto il reato di negazionismo a protezione dei dogmi.
E, come tutte le chiese, vanta folte schiere di integralisti dello scienzaresimo.
Molto spesso, persone reclutate nelle fasce sociali basse, poco scolarizzate e ad alto tasso di frustrazione.
Soggetti ideali da trasformare in odiatori seriali e delatori convinti.
Perfetti scienzaristi.
Perché il processo di annichilazione non colpisce solo il pensiero, ma anche chi se ne fa portatore, che, magicamente, diventa deviante.
Depravazione morale, malattia mentale, o pura e semplice ignoranza. Queste sottili distinzioni avranno ovvie conseguenze sul trattamento del deviante, ma in ogni caso ad ognuno di questi stadi viene attribuito uno stato conoscitivo inferiore all’interno di quel particolare mondo sociale, sicché esso diventa il mondo tout court.
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
E, logicamente, ci sono dei protocolli di cura per chi è deviante.
Una terapia della deviazione, (cioè, una patologia) che spiega le cause di questa scandalosa condizione (per esempio postulando il possesso demoniaco). Ci deve essere un corpo di concetti diagnostici (per esempio, una sintomatologia).
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
E per ogni possessione demonica, deve esserci, necessariamente, una pratica volta ad esorcizzare.
Infine, ci deve essere una concettualizzazione del processo curativo stesso (per esempio, un catalogo di tecniche esorcizzanti, ognuna con un suo adeguato fondamento teorico).
Peter Berger e Thomas Luckmann – Ibidem
Come tutte le chiese, anche lo scienzaresimo si evolve.
Anzi, proprio in questi anni ci troviamo di fronte ad un profondo mutamento.
Vediamo di che natura.
Come dicevamo, ci sono due strategie attraverso le quali un universo simbolico assolve al suo compito di inglobare ogni possibile esperienza sia oggettiva che soggettiva.
Inclusione ed annichilazione.
Questo non significa, però, che la scelta sia definitiva.
Anzi, nel corso della storia, le variazioni di atteggiamento non sono così rare.
Vediamo un esempio.
Il 22 giugno 1633 Galileo Galilei è costretto all’abiura in merito alle sue teorie astronomiche.
Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.
Poi, però, il mondo va avanti.
Nel 1823 Pio VII autorizza la pubblicazione delle ‘Lezioni di astronomia’, di Giuseppe Settele, un saggio a sostegno dell’eliocentrismo.
Anche se bisogna aspettare il 31 ottobre 1992 perché la chiesa, attraverso Giovanni Paolo II, ammetta gli errori commessi nei confronti di Galilei.
La maggioranza dei teologi non percepiva la distinzione formale tra la Sacra Scrittura e la sua interpretazione, il che li condusse a trasporre indebitamente nel campo della dottrina della fede una questione di fatto appartenente alla ricerca scientifica.
Giovanni Paolo II – Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze
Quello che era stato negato, deve essere necessariamente ammesso per le evidenze scientifiche, ma in modo compatibile con l’universo simbolico da preservare. Religione e scienza si occupano di cose diverse. La Bibbia non può essere interpretata in modo letterale.
Dunque, lo scienzaresimo sta facendo qualcosa del genere rispetto a diversi campi che prima erano stati totalmente esclusi come possibilità conoscitive.
Ci riferiamo a tutta una serie di teorie e ricerche che cominciano a indagare campi come quelli della spiritualità, della coscienza.
Apertura?
Sgretolamento di un universo simbolico?
Oppure questo nuovo fermento è una pericolosa ulteriore deriva?
Se per la religione cattolica è stata l’evidenza scientifica a mettere spalle al muro l’élite deputata alla conservazione dell’universo simbolico, quale cambiamento è intervenuto a determinare quest’inversione di marcia dello scienzaresimo?
Se lo consideriamo per quello che è, ovvero il sistema culturale centrale del mondo occidentale, non si può che attestarne il fallimento.
Fallito il mito del progresso, venuto meno ogni vincolo etico e morale, crollate tutte le dinamiche di coesione sociale, lo scienziarismo prende atto di aver ridotto la società occidentale ad un cadavere in avanzato stato di decomposizione.
La presunta neutralità morale della scienza che, per definizione epistemologica, deve sottrarsi ad ogni giudizio di valore, ha progressivamente dissolto ogni morale, qualsiasi etica.
Ha disgregato quei meccanismi di coesione sociale che erano la giustificazione di ogni sistema normativo.
Le passioni umane si fermano solo dinanzi a una potenza morale che rispettino. Se manca una qualsiasi autorità di questo tipo, la legge del più forte regna e, latente o acuto, lo stato di guerra è necessariamente cronico… Mentre le funzioni economiche un tempo rappresentavano solo una parte secondaria, esse ora stanno al primo posto. Di fronte a loro vediamo arretrare sempre più le funzioni militari, amministrative, religiose.
Émile Durkheim – La divisione del lavoro sociale
Ci ritroviamo in quello che lo stesso Durkheim definisce come stato di anomia, di cui un sintomo drammatico è la crescente percentuale di suicidi in tutto il mondo occidentale, Stati Uniti compresi.
E come dimenticare gli studi di Robert Merton secondo i quali l’anomia è una delle principali cause di devianza?
Attribuendo un’importanza così diversa alle mete ed ai procedimenti, questi ultimi possono venire talmente danneggiati dal risalto che viene attribuito alle mete, che il comportamento di molti individui finirà per limitarsi solo a considerazioni di convenienza tecnica. In questa situazione, l’unica domanda che può avere importanza è questa: quale, tra i procedimenti disponibili, è il più efficace per raggiungere il valore sancito culturalmente? In genere, il procedimento che si mostra più efficace tecnicamente, non importa se sia più o meno legittimo culturalmente, viene preferito alla condotta prescritta culturalmente. Via via che questo processo di attenuazione continua la società diventa instabile, e si sviluppa ciò che Durkheim ha chiamato ‘anomia’ (o mancanza di norme).
Robert Merton – Teoria e struttura sociale
Anomia che ha sdoganato ogni forma di trasgressione.
Non più demoni cui vendere l’anima. Non più un’anima da vendere al diavolo. Come avemmo modo di scrivere in un altro articolo.
Per cui ci ritroviamo un occidente che tollera più chi assassina i genitori per ereditare che chi non porta la mascherina o accende l’aria condizionata.
C’era un brutto ceffo che stava cercando di violentare una donna e, cosa peggiore dal punto di vista penale, non aveva né mascherina né visiera.
Pietro Riccio – Venti distopici – Comando vocale: richiesta di soppressione
Di fronte a una deriva inarrestabile lo scienzaresimo mette in moto un altro perverso e disperato tentativo, quello di recuperare tutti i campi di esperienza precedentemente negati, non per ‘liberarli’, ma per colonizzarli.
In un modo che non tiene conto che certi ambiti dovrebbero restare separati.
In un modo compatibile e funzionale all’universo simbolico che si vuole preservare.
Ecco che si misura l’anima, la coscienza. O si finge di farlo.
Non tenendo conto che la coscienza non è nulla di scientificamente misurabile.
Che non è possibile teorizzarla, ad esempio, come anima, e decidere che pesa 21 grammi.
O rilevarla come impulsi nervosi.
La mia coscienza fa 450 km all’ora. La tua?
Tra non molto qualche nuovo profeta della chiesa scienza arriverà a sostenere di aver ‘misurato’ Dio.
Da non trascurare, infine, un transumanesimo dilagante, che promette, nell’hic et nunc, quell’immortalità che le chiese tradizionali ‘garantivano’ nell’altrove.
A nostro parere si tratta solo di un disperato tentativo di restituire all’occidente quei 21 grammi.
Che però non si basa su nessuna potenza morale.
La chiesa ha impiegato 359 anni per ammettere che scienza e religione riguardano due ambiti distinti e separati.
Quanti ne impiegherà la scienza a fare la stessa cosa con la spiritualità?
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.