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Dalla fuga dei cervelli alla circolazione dei cervelli

Annamaria Minicucci, Massimo Inguscio e Gaetano Manfredi


Doppio contratto Italia-Estero per i migliori cervelli italiani nel mondo: a ‘Il Sabato delle Idee’ la proposta di Salvatore e Manfredi con l’adesione del presidente del CNR Inguscio e dei ricercatori italiani in UK ed USA Celentano e Mainolfi

Riceviamo e pubblichiamo.

Se la fuga dei cervelli diventasse semplicemente una proficua circolazione dei cervelli non staremmo più parlando di un problema bensì di una grande opportunità.

Così lo scienziato Marco Salvatore ha aperto, oggi 17 febbraio, la decima edizione de ‘Il Sabato delle Idee’, il pensatoio napoletano che raccoglie alcune delle migliori eccellenze scientifiche, accademiche e culturali della Campania.

La “fuga dei cervelli” era il tema dell’incontro ospitato nella sala conferenze dell’Ospedale Santobono Pausilipon di Napoli ed organizzato in collaborazione con il CNR.

Quello che manca all’Italia è un collegamento virtuoso con i nostri migliori cervelli sparsi per il mondo le cui esperienze e le cui capacità possono e devono diventare un patrimonio per il sistema della ricerca del nostro Paese

ha spiegato Salvatore lanciando l’dea di

una collaborazione sistematica e periodica tra le Università e i Centri di Ricerca italiani e le nostre migliori intelligenze che lavorano all’estero che potrebbero diventare le migliori guide per i ricercatori che lavorano in Italia.

Una proposta subito raccolta dal Rettore dell’Università di Napoli Federico II, Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che ha precisato come

spesso uno dei grandi problemi del sistema universitario italiano è l’eccesso di burocrazia e soprattutto l’applicazione di regole previste per gli Enti Pubblici in un contesto completamente diverso, come nel caso del divieto di svolgere altre attività per i docenti universitari equiparati ai dipendenti pubblici.

La soluzione tecnica per Manfredi può essere quella del

doppio contratto che leghi i nostri migliori cervelli sia alle Università estere sia alle Università o ai Centri di Ricerca italiani.

In questo modo

non ci sarebbero più drastiche scelte di fuga ma la possibilità di creare dei Network internazionali di ricerca nei quali unire proficuamente più Paesi.

L’adesione alla proposta è arrivata in tempo reale anche dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti perché oggi il tavolo dei relatori de ‘Il Sabato delle Idee’ era virtualmente internazionale grazie ai collegamenti con Portsmouth e Boston da dove sono intervenuti il chirurgo napoletano Valerio Celentano e il farmacologo irpino Nello Mainolfi, fondatore nel Massachusetts della Start up “Kymera Therapeutics” e vincitore nel 2018 del premio come migliore innovatore italiano nel mondo assegnato dal Ministero degli Esteri.

La proposta del ‘doppio contratto’ l’ha sposata nel suo intervento anche il presidente del CNR, Massimo Inguscio, secondo il quale

alcuni dei migliori giovani italiani fuggono all’estero perché trovano dei piani di reclutamento più snelli burocraticamente e più meritocratici nei sistemi di valutazione.

Migliorare il sistema di reclutamento italiano anche con un grande investimento sulle infrastrutture per la ricerca, secondo Inguscio, sarebbe il primo passo per arginare la fuga dei cervelli.

Al tavolo della discussione coordinato dal giornalista Max Mizzau Perczel, portavoce della presidenza del CNR, quanto mai significativa la voce fuori dal coro di Davide Marocco, docente di Psicometria all’Università degli Studi di Napoli Federico II, ricercatore presso il NAC – Laboratorio di Cognizione Naturale e Artificiale dell’Ateneo federiciano.

Ha spiegato Marocco:

Sulla fuga o sul rientro dei cervelli si dicono molte cose vere, ma c’è anche troppa retorica perché spesso non è detto che chi va a far carriera all’estero sia solo per questo un eccellente ricercatore, più bravo di chi resta in Italia.

Per Marocco, in base all’esperienza dei suoi dieci anni di ricerca all’estero

la soluzione per aumentare l’attrattività del sistema della ricerca in Italia dovrebbe essere una maggiore autonomia nel reclutamento e negli investimenti.

Proprio quell’autonomia che ad esempio consentirebbe la grande rivoluzione del ‘doppio contratto’ Italia-Estero.

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