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Curare l’Anima

Curare l'Anima


Quando chi crede di curare viene curato

L’anima di chi? Quando abbiamo la pretesa di curare l’anima degli altri cadiamo nella famigerata trappola di un ego che mente a se stesso senza sapere di mentire.
Maestri yoga, guaritori di ogni specie, filosofi, guru di qualunque credo e aggiungo, ovviamente, anche me stesso. Coloro che si rivolgono a noi sono la nostra medicina, la cura per la nostra anima, non il contrario.

Siamo noi a stare bene perché, in qualche modo, ci sentiamo utili e anche perché abbiamo la fortuna di svolgere un’attività che amiamo, piuttosto che fare un lavoro indesiderato. Se è vero che, all’occorrenza, possiamo dare molto agli altri, è anche vero che non è matematico il fatto di possedere “il rimedio” adatto per tutti e quindi non siamo noi a curare l’anima di qualcuno. Semmai ci saranno persone che, trovandosi in sintonia con il nostro modo di pensare e di vedere, si sentiranno meglio.

Colui che dice:

Io ti offro gli strumenti per guarire la tua anima!

è solo un illuso che crede davvero di possederli. Nessuno ha gli strumenti per guarire le anime degli altri. Abbiamo qualche strumento, che può essere adatto per alcuni e per nulla adatto per altri.

Non sappiamo a priori cosa sia giusto per ognuno. Se siamo davvero onesti con noi stessi, quindi, possiamo solo ringraziare coloro che si avvicinano a noi, che ci danno la loro fiducia, poiché, così facendo, ci permettono di svolgere un’attività che fa principalmente star bene noi. Loro sì, che curano la nostra anima, pur se lo fanno inconsapevolmente.

Noi siamo, in verità, dei viandanti che cantano al vento, nella speranza che ciò che esce dalla nostra bocca e dal nostro Cuore possa essere, in qualche modo, di beneficio a chi ci ascolterà.

Chi osanna se stesso, pensando di poter curare o di avere i mezzi per farlo, non conosce ancora le insidie del proprio ego, ma si diletta nel credere di possedere una qualsivoglia verità. Non possediamo assolutamente nulla. Possiamo solo ritenerci molto fortunati di fare quello che facciamo, anziché essere rinchiusi in una catena di montaggio o in un ufficio pieno di scartoffie.

L’attitudine che, credo, dovremmo avere, è quella di offrire quel poco di saggezza che abbiamo, nella speranza che qualcuno possa farne tesoro.
Ma con la consapevolezza che mai potrà essere un tesoro per tutti, perché questo non lo decidiamo noi, non è in nostro potere. Lo strumento è inerte. Lo rende vivo chi risuona con esso e non può essere la regola per tutti.

Se credo di possedere lo strumento per curare la tua anima e tu, con il mio, non guarirai affatto, io finirò per accusarti di non averlo usato o di averlo utilizzato male. Ti colpevolizzerò.

Se, invece, penso di essere solo un viandante di passaggio, che condivide il proprio poco sapere con chiunque voglia ascoltare, non mi sentirò affatto un benefattore per l’umanità. Semmai un uomo grato perché ha qualcuno che lo ascolta.

E se poi staremo bene in due; io e l’ascoltatore, la fortuna sarà doppia, e berremo e danzeremo insieme, senza pretesa alcuna di essere l’uno l’artefice della bellezza dell’anima dell’altro.

Erano lì! Si sono incontrate le due anime. Senza sforzo si sono piaciute. Senza quasi nemmeno saperlo si sono vicendevolmente aiutate a stare bene. Dov’è il guaritore e dov’è la persona guarita?

Li puoi illusoriamente vedere solo se c’è un “io” con la pretesa di curare e un “io” che pretende uno strumento per la guarigione.

Distruggi il guaritore; distruggi la pretesa. Vedrai solo due anime amiche in cammino, che si tengono per mano.

Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.

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