La cucina è un linguaggio che si esprime attraverso la manipolazione materiale.
Trasformare le materie naturali e ideare preparazioni culinarie, significa ricercare le origini sociologiche e voler attingere anche ai propri miti originari; aspetti di una realtà ancestrale, che vanno a contribuire a costruzioni sociali e identitarie.
Ogni cucina, dunque, è identitaria, ma attenzione al fatto che svanisce non appena si abbandonano i relativi miti che la differenziano da altre cucine.
Un mito identitario che rimane vivo con la tradizione deve incorpora le innovazioni di una società che cambia. Senza, intristirebbe e decadrebbe, come un vivente che, non assimilando alimenti, morirebbe. Scomparendo i miti anche l’identità si perde.
È notabile che la modernità stia allontanando ricchezze come le conoscenze di tecniche colturali o la capacità di fare con le proprie mani per produrre e preparare cibo, sempre più in mano a pochissimi specializzati.
La pressione della globalizzazione porta inesorabilmente a un’omologazione dei prodotti e dei gusti, cancellando tradizioni centenarie di sapere alimentare.
Mi viene in mente, ad esempio, il pranzo della domenica in famiglia.
Personalmente penso che stiamo vedendo un processo che non è arricchimento, ma esattamente il contrario, che va verso l’appiattimento culturale e la dimenticanza dei relativi valori dell’Arte Culinaria e pure come manifestazione di perdita di identità delle società.
Noto anche, però, un tentativo di riconoscimento e rinnovamento, forse ancora immaturo e subliminale, del significato e del valore sociale degli alimenti e della loro trasformazione.
Negli ultimi anni si vedono pubblicità e programmi TV che tentano un recupero di tradizioni culinarie con prodotti alimentari locali spesso confusi con cucina e gastronomia tipica.
È possibile, forse, riscontrare il bisogno di identità e di racconti sociali più intensi con le relative funzioni emozionali smarrite, ma è difficile ricostruire una cultura complessa tramite l’esperimento di comprensione delle cucine regionali, che si riduce, però, a far conoscere solo prodotti locali o ricette di tempi passati.
A mio parere manca la consapevolezza dei valori mitici legati alla cultura gastronomica.
Riscontro un passato che, in certi casi, viene rimpianto e un presente perlopiù insoddisfacente, in movimento troppo rapido forse e soprattutto impoverito dei significati essenziali con un mix di classi sociali, laddove non sono più riconoscibili cucine nobili, borghesi o contadine, con le relative tradizioni, com’era fino appena ad una generazione fa.
Come dicevo nel precedente articolo, fermandoci alla superficialità dei sapori, riducendoli e omologandoli, ci persuadiamo che non ci siano un’infinità di altre importanze.
Buono da mangiare buono da pensare.
Claude Lévi-Strauss
È un po’ come l’uso della lingua parlata e soprattutto scritta, parlavamo di alfabeti alimentari in qualche articolo fa, se ricordate.
Stiamo perdendo sempre più la consapevolezza del profondo significato delle parole e il loro valore? Possono a volte sembrare sinonimi, ma identificano significati molto differenti…
La conseguenza è la semplicità di elaborazione dei pensieri e delle idee e, perciò, il conseguente svilimento intellettivo.
La mia definizione di Uomo e quella di un animale che cucina.
James Boswell
Perché si cucina, dunque?
Nell’immensa orbita della morte e scomparsa e della relativa sorgente di vita e rigenerazione, l’uomo ha il dovere non di distruggere, ma di custodire e coltivare la Creazione.
Può manipolare – mettere mano – nella Creazione, ma quello che trova, dovrebbe essere sempre riconosciuto come dono, che è offerto, quindi, messo a disposizione…
La cucina è manipolazione, perciò è momento prezioso di coscienza tramite il quale continuare l’opera creatrice della Natura.
Il percorso dove ci porterà?
Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!
Autore Investigatore Culinario
Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.