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Cronaca di quotidiana follia!

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Totem ufficio postale


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Vaccinato, due dosi, sano, over 50. Lo stato mi impone o il booster, o la guarigione dalla malattia.

Ovvero, il nostro governo ti obbliga ad ammalarti con tutti i rischi che corri, o a fare una ulteriore dose di un siero a tutti gli effetti sperimentale, con tutte le conseguenze che anche esso comprende, se vuoi vivere libero di esistere.

Fra le due scelgo la prima, almeno so che se guarisco dal virus, la mia immunità durerà molto più a lungo, ed eviterò ulteriori porcherie in corpo.

Con l’aiuto di amici nella mia stessa situazione, contraggo finalmente il famigerato Covid-19 e, data la mia età, non è stata una passeggiata di salute, ma me la sono cavata abbastanza bene, imprecando nuovamente contro il governo, che mi aveva imposto di ammalarmi, se volevo evitare il booster.

Mentre ero ammalato, il postino mi ha rilasciato nella cassetta una ricevuta di ritiro atto giudiziario. Aspettavo, infatti, un atto di citazione, che chiedeva una mia difesa, altrimenti sarei stato condannato in contumacia.

Consapevole del rischio di non difendermi nei tempi, non appena ricevuto il Green Pass di guarigione, e fine quarantena, mi sono affrettato alla posta, per il ritiro dell’atto giudiziario, che mi riguardava.

Pioveva, la coda era lunghissima, fra gente furiosa al freddo, ed anziani pensionati respinti all’ingresso, perché inconsapevolmente privi della tessera verde.

Costernato, e rabbioso attendo per ore il mio turno con la mia nuova tessera in tasca. Una volta dentro, mi trovo davanti un totem giallo, con la richiesta di scannerizzare il Green Pass, prima di procedere.

Cosa che faccio, ma lo schermo mi risponde:

Certificato non valido!

Riprovo più volte, sempre con lo stesso risultato, sia scannerizzando il telefonino, sia il cartaceo.

Nulla. Dallo sportello mi berciano che senza Green Pass valido devo uscire subito!

Esprimo la mia contrarietà, affermando che avevo appena ricevuto il documento dal sito del Ministero della salute, con SMS, e lo avevo scaricato sia sullo smartphone, sia stampato.

Niente!

Deve andare fuori senza Green Pass valido!

Mi berciano nuovamente.

Allora mi altero, ed affermo:

Ho aspettato, ore ed ore, sotto la pioggia, sono anziano, invalido, ed ho il mio Green Pass appena scaricato, se c’è un errore di comunicazione, non è colpa mia. Io non mi muovo di qua, finché non mi avete dato gli atti giudiziari che mi spettano, oppure chiamate la forza pubblica.

Ho dovuto ripeterlo più volte, ad alta voce cosicché tutti sentissero.
Finalmente un poco solerte impiegato viene dondolando, invalido anche lui, al totem, prova ad assistermi, senza successo.

Nel frattempo, gli mostro l’SMS del sito del Ministero, che mi conferma l’invio del Green Pass, e l’authcode per scaricarlo. Nulla, l’impiegato mi dice che non gli interessa, senza tessera verde non si ottiene il numero di accesso, e non si può fare alcuna operazione postale.

A quel punto, sempre più alterato, ripeto che non sarei uscito di lì fino a che non mi avessero dato l’atto giudiziario che mi spettava. In caso di diniego, li avrei denunciati per impedimento alla mia legittima difesa, dichiarando che, senza adeguata risposta all’atto giudiziario, mi aspettava una condanna in contumacia.

Si muove allora la direttrice dell’ufficio postale, che mi spiega che anche se passassi il totem senza scansionare il Green Pass, poi allo sportello il lettore del codice a barre della mia ricevuta, necessario per ritrovare l’atto corrispondente nel casellario, senza la verifica di un Green Pass valido, non si sarebbe attivato. Il sistema non era aggirabile.

Sembra, se vero, che questo governo, “dei migliori”, abbia escogitato un sistema perverso ed inattaccabile, per punire indistintamente ogni cittadino che per una ragione, di scelta, o di errore di stampa, come nel mio caso, o qualsiasi altra, fosse senza la maledetta tessera verde.

Tutto ciò indipendentemente dalla buona volontà degli addetti alla posta.

Questo sistema infame non colpisce solo me, ma tante pensionate e pensionati anziani, fra gli altri, che nemmeno sanno come si scarica il lasciapassare. I quali, tapini, dopo ore di coda, si trovano respinti, come me, allo stupido totem.

La direttrice, finalmente costernata pure lei, mi suggerisce di correre in una farmacia, farmi fare un nuovo Green Pass, anche a costo di farsi ripetere un tampone, nonostante fossi già guarito da giorni, promettendomi di riservarmi il posto, visto che si approssimava la chiusura.

Corro in farmacia sotto la pioggia, nuova coda all’aperto, per il consueto affollamento anche delle farmacie stesse, tutte indistintamente impazzite dalle nuove e demenziali norme sui tamponi e verifiche di fine quarantena, susseguite e modificate, di giorno in giorno.

Finalmente entro, trovo una farmacista disponibile, che con tessera sanitaria, carta di identità, codice del Ministero ricevuto per SMS, riesce a recuperarmi la tessera, me la stampa e me la verifica, “funziona!”

Miracolato, ringrazio e corro alla posta in chiusura, litigo per farmi aprire, mi riconoscono, mi aprono, mi scannerizzano finalmente il nuovo Green Pass e il codice e mi recuperano l’atto giudiziario.

La beffa finale: non era il ricorso in difesa, ma una semplice multa presa da un autovelox, sei mesi prima.

Maledetto governo, maledetto Green Pass, maledetto ufficio postale, dovrò anche tornare un’altra volta per ritirare quel dannato atto giudiziario che aspettavo. Non si può andare avanti così, occorre una rivoluzione che superi questo governo.

Autore Andrea Sigfrido Camperio Ciani

Andrea Sigfrido Camperio Ciani, ordinario di Etologia, Psicobiologia e Psicologia evoluzionistica all'Università di Padova. Componente della Commissione DuPre e del Comitato di Liberazione Nazionale.