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Crisi della Massoneria: una risposta operativa

Massoneria


Chi si avvicina alle nostre discipline deve, prima d’ogni altra cosa, rendersi conto di questo punto fondamentale: che il problema della conoscenza e il significato stesso di essa vi si presentano in modo affatto diverso che non nei vari domini della corrente cultura.

Dal punto di vista iniziatico conoscere non significa «pensare», ma essere l’oggetto conosciuto. Non la si conosce realmente finché non la si realizza, il che vale quanto dire: finché la coscienza non possa trasformarvisi.

Una cosa in questi termini conoscenza fa tutt’uno con esperienza e il metodo iniziatico è un metodo sperimentale puro. Come certezza in genere, qui si assume per tipo quella che si lega a quanto mi risulta per esperienza diretta e individuale.
Ea – Introduzione alla Magia del Gruppo di Ur

Se la Massoneria vuole ambire a essere un Ordine iniziatico, la progressione dei gradi dovrebbe rispecchiare effettivamente tappe successive della Via iniziatica; altrimenti essa si riduce alla gratificazione di vuote ambizioni personali e all’esercizio di un potere più o meno virtuale, aspetti inutili o addirittura dannosi per la crescita spirituale.

Occorre liberarci finalmente del carattere enciclopedico che gli Iniziati del Settecento vollero dare al sistema dei gradi massonici, per cercare di dar vita a percorsi iniziatici razionali e coerenti, non necessariamente univoci, percorsi in cui la progressione simbolica dei gradi si integri con pratiche operative di complessità e valore crescente, attinenti al significato di ciascun grado.
Hermeticus, Gran Maestro del Rito Ermetico Operativo – Le dieci porte

L’articolo Massoneria: lettera aperta ad un fratello in crisi ha suscitato in molti lettori, presumo iniziati alla Libera Muratoria, un notevole strascico di adesioni, accompagnate da sani dubbi. E persino una ripubblicazione in Francia sul notiziario massonico on line GADLU.INFO: www.gadlu.info/lettre-ouverte-dun-franc-macon-en-crise che ringrazio per l’attenzione. La domanda più ricorrente tra i vari feedback ricevuti si potrebbe sintetizzare così:

Bene, Hermes, hai ragione, ci riconosciamo nelle tue parole. Ma adesso che si fa?

A costo di ripetermi, e tentando di dirlo con parole diverse, secondo me la risposta sta nella messa in pratica del primigenio giuramento attraverso il quale ci siamo impegnati di fronte a noi stessi a “percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale” e nell’ammonimento presente nel Gabinetto di riflessione

Se persevererai, sarai purificato dagli elementi, uscirai dall’abisso delle tenebre: VEDRAI LA LUCE.

Per disincagliarsi dalle secche e per riprendere una navigazione “regolare”, servono pratica quotidiana e regime costante del fuoco. Esercizi, sia auto-coscienziali nel senso che intendeva Gurdjieff come “ricordo di sé” e “presenza”, al fine di cogliere l’illusorietà della realtà interna ed esterna condizionante che crediamo reale e ci rende meccanici.

Ed altrettanta attenzione e vigilanza per stanare e destabilizzare il Guardiano della Soglia, il Drago, l’ego samsarico. La maschera che occulta il nostro vero volto. E ancora tanta pratica: immersione nel Silenzio, continua spoliazione dei metalli, meditazione, concentrazione, immaginazione attiva, respirazione, interiorizzazione dei simboli al fine di sperimentare stati superiori di coscienza non ordinaria.

Solo così, ma non c’è ovviamente garanzia, si può tentare di uscire dalla prigione della cosiddetta “realtà”, che secondo Don Juan, non è altro che “una descrizione culturale”.

Non c’è niente che non sia già in noi stessi: bisogna semplicemente vivere, vivere, e ancora vivere. In diretta, senza il peso del giudizio, dello scopo, della competizione. Come se ogni giorno fosse l’ultimo.

Infine – ma c’è una fine? – per non disperdere inutilmente le proprie energie, bisogna avere il coraggio di cogliersi sul fatto ed uscire da ogni logora consuetudine personale e collettiva.

Una buona pratica preparatoria di catena potrebbe consistere, ad esempio, in un ridimensionamento dei dibattiti culturali, per lasciare spazio ad altre attività più esperienziali. È importante essere consapevoli dei limiti di un approccio troppo teorico e mentale.

Certo, discettare in Loggia di bioetica, scienza, futurismo, letteratura, etc. “nun è peccato”, come direbbe Peppino di Capri, anzi può essere utile ed interessante. Ma solo come contorno al “piatto forte” che, in una sana dieta iniziatica, dovrebbe essere costituito principalmente dallo svolgimento ieratico del Rito e dalle pratiche operative.

Perché, come cantava Franco Battiato

il giorno della fine non ci servirà l’inglese.

A conferma che il dominio del Mysterion ha poco a che fare con la conoscenza “ordinaria” o le virtù civili, rammento a me stesso e ai lettori il detto del filosofo cinico Diogene, che scandalizzò la Grecia già razionalista e moraleggiante.

Vado a memoria:

Se un delinquente è iniziato ad Eleusi il suo destino dopo la morte non è da paragonarsi con quello che attende l’uomo più virtuoso od illustre come Agesilao o Epaminonda.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.

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