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Covid-19 Fase 3 bar e ristoranti: ad agosto 300mila dipendenti in meno

FIPE - federazione Italiana Pubblici Esercizi


Caduta libera per il numero di occupati rispetto a un anno fa

Riceviamo e pubblichiamo.

Cresce la preoccupazione tra i titolari di pubblici esercizi in vista del prossimo autunno.

Se i flussi turistici interni hanno consentito alle attività delle località costiere di contenere i costi, altrettanto non si può dire per i locali dei centri storici delle città d’arte, svuotate dal mancato arrivo dei turisti stranieri.

I numeri complessivi sugli occupati del mese di agosto, lasciano pochi dubbi: ben 303.529 posti di lavoro in meno, rispetto al 2019.

Un dato che non è destinato a migliorare nel breve, vista la previsione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo secondo cui il 2020 si chiuderà con una flessione del 75% dei i flussi globali.

A fotografare la situazione nostrana è il Centro Studi di FIPE – Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che ha analizzato tutti i comparti di riferimento.

Le perdite maggiori in termini di volumi si registrano per ristoranti e bar con rispettivamente 124.419 e 62.454 posti di lavoro in meno.

Numeri impietosi anche per gli stabilimenti balneari e le aziende che si occupano di fornitura di pasti preparati con 13.425 e 52.251 occupati in meno.

Tra i settori più colpiti certamente quello delle discoteche e dei locali da ballo che, proprio negli ultimi giorni, hanno subito una nuova chiusura forzata. Stesse difficoltà per le aziende del catering e banqueting che, anche se non costrette a chiudere, risentono della pressoché totale assenza di eventi e congressi. Per loro gli occupati in meno sono 46.828.

Evidenzia il Centro Studi FIPE – Confcommercio:

I pubblici esercizi sono uno degli attori principali della filiera turistica e dovrebbero assistere a una crescita della mole di lavoro nei mesi estivi, in particolare ad agosto. Purtroppo quest’anno le cose vanno molto diversamente.

L’emergenza sanitaria, le restrizioni e il calo dei flussi turistici hanno inciso, come era prevedibile, in maniera decisa sullo scenario occupazionale.

Il patrimonio di competenze faticosamente accumulato nel corso di anni di lavoro è, mai come ora, a rischio. Dobbiamo necessariamente tutelare un modello di lavoro e, prima ancora, un modello di socialità fondamentale per l’attrattività turistica del nostro Paese.

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