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Cosa accadrà al tuo io digitale?

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Intanto una puntualizzazione non soltanto terminologica per comprendere bene l’enorme portata di ciò di cui parliamo oggi perché l’argomento è vasto e necessita chiarezza.

Noi online abbiamo due differenti modi di essere, oltre a quelli fisici che, per ricordarlo, sono una persona fisica e il noi con il cellulare in mano, quello che io chiamo Homo Googlis.

Nel mondo di Internet noi abbiamo anche una identità digitale e una personalità digitale che, a differenza dei nostri due ‘io’ fisici, non si estingueranno al momento della morte.

Prima vediamo quella più semplice: l’identità digitale.

Si tratta dell’insieme di informazioni che contribuiscono ad individuare una persona nel mondo digitale e che includono tutti i nostri username, password, indirizzi e-mail abbinati ai banali dati identificativi come nome, data di nascita, indirizzo codice fiscale e conti correnti, e giungono fino ai contenuti pubblicati, foto, amici, collegamenti e, ultime ma non meno importanti, attività online quali cronologia di navigazione, preferenze, acquisti effettuati.

Accanto a questa abbiamo anche un avatar, la personalità digitale.
Parliamo di qualcosa di più importante: la nostra personalità digitale, l’avatar che noi stessi creiamo e contribuiamo a crescere e svilupparsi con quei dati.

La personalità digitale è un insieme di caratteristiche che definiscono il modo in cui una persona si comporta e si esprime nel mondo virtuale. Si tratta di un concetto strettamente legato all’identità online e che si focalizza sulle interazioni e sulle percezioni piuttosto che sui dati personali.

La personalità digitale emerge attraverso il linguaggio utilizzato nei post, nei commenti e nelle comunicazioni sulle diverse piattaforme social. È il tono, la scelta delle parole e il modo di esprimersi che contribuiscono a creare un’immagine ben definita di una persona agli occhi del sistema e degli altri utenti.

Gli interessi e le preferenze giocano un ruolo cruciale nella formazione della personalità digitale. Ciò che si sceglie di seguire, condividere e promuovere online rivela molto sui propri gusti e valori.

Ad esempio, un individuo che condivide frequentemente articoli scientifici e partecipa a discussioni su argomenti di tecnologia avrà un’immagine ben diversa di chi si interessa solo a moda o apericene.

Allo stesso modo, i contenuti pubblicati, come foto, video e link, costruiscono un’immagine coerente, che il sistema interpreta per creare questo nostro doppione.

Forse non ci siamo mai fermati troppo a pensare che cosa accadrà di queste nostre identità quando non ci saremo più.

Per la prima, l’identità digitale, si sono registrati contenziosi da parte di eredi che hanno ottenuto, spesso dopo non poche resistenze, le password di accesso di un figlio o un genitore deceduto da una piattaforma social.

Facebook e altri hanno previsto un sistema che permette di nominare o comunque disciplinare l’eredità dei profili.

Ma il problema ben più importante e, probabilmente, non ancora compreso, è quello relativo alla personalità digitale.

Questo tuo avatar, che tu hai creato con il te stesso più intimo trasferito in rete, con le tue interazioni, con il tuo modo di essere, grazie ai dati che diventano contatti e comportamenti, è un te stesso che, già oggi, è online per ventiquattr’ore al giorno sette giorni su sette. E ci resterà anche dopo.

Resterà fermo e inattivo, ma potrà sempre essere usato dalla rete, e da chi la gestisce, quando si accorgerà che il suo titolare non interagisce più. È un rischio da tenere presente.

In ogni caso è un bene che, per noi, è intangibile e immateriale ma espressione del nostro modo di essere; per chi lo può vedere o gestire sulla rete è un bene economico creato grazie ai nostri dati e alle nostre informazioni.

Deve morire con noi o resterà ancora online?

Oltre ai cimiteri degli elefanti e a quello dei siti morti ne abbiamo uno più grande e importante a cui i legislatori, e non a livello locale, dovranno pensare.

Noi, intanto, possiamo provare a inserirlo nei nostri testamenti. Ma i nostri eredi contro chi dovranno rivolgersi?

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.