Il 20 ottobre al TRAM di Napoli
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa di Hermes Comunicazione.
Venerdì 20 ottobre, ore 21:00, presso il TRAM, via Port’Alba, 30, Napoli, si terrà la IV serata de ‘I Corti della Formica’ XII edizione, direzione artistica Gianmarco Cesario.
Quella tra Guerra e Pace è solo una partita da giocare e chi ne sarà il vincitore?
La tragedia greca, prima voce della letteratura che ha raccontato la guerra dal punto di vista degli sconfitti, è oggi adattabile alla tragedia di Napoli, controversa metropoli contemporanea, perennemente in guerra? A queste domande rispondono i due corti che saranno presentati alla quarta serata de ‘I Corti della Formica 2017’.
‘È solo una partita’
di Michele Baiano
con Chiara Esposito, Giuliano Casaburi
regia Noemi Giulia Fabiano
Sinossi
Guerra e Pace sono forse i più vecchi nemici della storia umana e sicuramente quelli che hanno combattuto più aspramente nel corso dei secoli, ma cosa accadrebbe se dopo tanti anni di lunghe battaglie nessuno fosse riuscito a vincere, se nessuno dei due, giunta la fine dell’umanità, fosse riuscito a dominare sul mondo?
Una partita a scacchi sarebbe un toccasana per i due rivali, mai nemici, in cerca di rivalsa l’uno sull’altra. Eppure, se la fine fosse imminente e non fossero sicuri di riuscire a “sopravvivere” all’umanità e finire così la partita, cosa sarebbero disposti a fare?
Note di regia
In una stanza stracolma di giochi di ogni tipo, giochi da tavolo, carte, pupazzi, bambolotti, vi sono due anziani signori, un uomo ed una donna che conducono una partita a scacchi. In proscenio vi è un castello rosa di Barbie corredato di mille accessori, allegoria di un lato, quello che meglio conosciamo, dell’umanità.La donna seduta al tavolino è compita, candida e dotata di un elegante senso dell’humor, mentre lui è un burlone, maldestro nel barare e con una recondita fobia per il buio.
In quella pensione / asilo daranno vita ai loro pensieri prima della loro consapevole, e presunta, fine. Il ritmo incalzante e la cornice surreale permetteranno ai personaggi di farsi più umani del vero, esempi di un’umanità bambina, conflittuale, che non vuole crescere.
‘Ecuba: Invocazione’
di Iolanda Schioppi
con Iolanda Schioppi
regia Umberto Salvato
Il monologo Ecuba: Invocazione ha come intento quello di reinterpretare in chiave contemporanea e in lingua napoletana, il personaggio di Ecuba, tratto da Troiane di Euripide. Nel testo originale la protagonista, durante la guerra tra gli Achei e i Troiani, è la regina lesa nella sua dignità. Sterminati tutti gli uomini della sua vita è resa schiava insieme alle altre Troiane ma dopo svariati interrogativi rivolti alle divinità, capirà che la sua fine è ben peggiore di quanto immaginava.
Il lavoro di riscrittura è invece una sperimentazione che scava nelle radici dell’uomo e del mito, il quale diventa attuale attraverso il teatro, inserendosi in un tessuto contemporaneo lì dove Ecuba ha la facoltà di muoversi liberamente in un’ambientazione più vicina alla sensibilità di noi uomini del terzo millennio. Potenza musicale delle parole e impeto viscerale, sono solo alcune delle caratteristiche di Ecuba che si palesano grazie anche all’utilizzo della lingua napoletana.
Ecuba vive nei Quartieri di Napoli e dalle sue parole si intuisce che è stata partorita da questi luoghi poiché ne assorbe tutte le peculiarità, i sapori, gli odori, le problematiche, le amarezze della vita. È un uomo, una donna, un trans, nemmeno lei sa cosa sia diventata; vecchia puttana di un lurido bordello? Per lei, anche lo squillare di un telefono potrebbe trasformarsi in triste tragedia.
Maltrattata, ultima latrina di una casa chiusa ma allo stesso tempo fiera amazzone del luogo lì dove è cresciuta e con il quale vuole morire mischiandosi tra terra, carne e amore, poiché dinanzi all’infamia della sciagura, l’unica salvezza sembra essere una fine dignitosa.