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Conservatori e Progressisti: l’analisi di George Lakoff

George Lakoff


La famiglia come modello culturale atavicamente condizionante

George Lakoff è un linguista, docente a Berkeley, che ha fatto dello studio delle metafore uno strumento guida per discernere i campi semantici, i significati e l’utilizzo del linguaggio politico nelle sue funzioni.

Durante i suoi studi si è reso conto dell’importanza delle strutture sintattiche utilizzate dai politici, nello specifico quelli americani, cercando soprattutto di scorgere tutti quegli elementi riconducibili ad un insieme di credenze, principi e valori che si esprimono attraverso le metafore del linguaggio.

Nella sua opera, ‘Non pensare all’elefante’, il professore individua tutte quelle strutture mentali che formano, in una visione d’insieme, il nostro modo di concepire il mondo e gli altri, i nostri valori, i nostri comportamenti, determinando, conseguenzialmente, scopi e obiettivi, programmi, progetti, il nostro modo agire e reagire alle situazioni.

Le nostre strutture mentali, quali le metafore ad esempio, condizionano enormemente i nostri atteggiamenti, ecco perché Lakoff ne sottolinea l’impareggiabile strumentalità politica. Se un acuto osservatore riesce, in qualche modo, ad individuare i modelli mentali della maggioranza delle persone o almeno di una parte di esse, allora è possibile catturare l’attenzione trattando i temi che a queste interessano particolarmente.

Seguendo tale assioma, agli inizi degli anni Novanta, Lakoff studia e ricerca tutte le strutture linguistiche pertinenti alle due sfere politiche del sistema americano, quella conservatrice e quella progressista, rintracciando le differenze che indubbiamente identificano ognuna delle parti politiche in esame. E, in effetti, entrambi gli schieramenti mostrano avere divergenze sostanziali su una quantità considerevole di temi, come le tasse, la gestione del crimine, l’aborto e così via.

Nonostante, la Nazione, negli Stati Uniti, sia associata in maniera generale alla famiglia, e pertanto vengano utilizzati termini ed espressioni appartenenti allo stesso campo semantico per descriverla e oggettivarla, progressisti e conservatori guardano ad essa attraverso schemi mentali e metafore completamente diverse.

La famiglia conservatrice si fonda sul nucleo tradizionale e ha come riferimento la figura del padre severo che ha la responsabilità di proteggerne tutti i membri e di stabilire regole rigide per l’educazione della prole. In questo quadro, la madre ha il compito di badare alla casa e accudire marito e figli, assicurandosi che questi ultimi obbediscano alla disciplina e all’autorità paterne.

Al contrario, il nucleo progressista si compone di genitori affettuosi che mettono al centro sentimenti come l’amore, l’empatia, l’accudimento accorto, la solidarietà, in cui si insegna ai figli la fiducia nei confronti del mondo e degli altri.

Queste due visioni contrapposte della famiglia sono anche alla base dei due differenti pensieri politici, attraverso i quali, conservatori e progressisti definiscono, esternano ed esprimono la loro moralità distinguendo ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è buono da ciò che è cattivo, ciò che va perseguito da ciò che va tralasciato.

Per cui, i buoni e bravi cittadini per il modello conservatore sono quelli che ovviamente credono nei valori conservatori e tendono a confermarli, si autodisciplinano, obbediscono, lavorano per proteggere gli altri, perseguono un ordine etico. Allo stesso modo, le figure negative, per essi, sono gli oppositori ai valori tradizionali, per esempio le femministe e i gay; i manchevoli di disciplina quali i tossicodipendenti, ragazze madri e disoccupati, le persone che contestano il sistema militare e coloro che perseverano l’uguaglianza civile.

I progressisti, al contrario, promuovono una visione del mondo in cui le persone sono in grado di provare empatia, aiutare chi è in posizione di svantaggio, si realizzano nelle funzioni sociali costituendo un esempio per gli altri, hanno cura di sé in modo da realizzare i loro propositi. Vengono concepiti in maniera negativa dai progressisti gli individui egoisti e privi di capacità istantanea di immedesimazione nello stato d’animo altrui, gli sfruttatori di chi non gode di eguale posizione sociale e dei medesimi diritti civili, i danneggiatori dell’ambiente, coloro che si oppongono al finanziamento pubblico dell’istruzione e della sanità.

Come si può ben intuire, il ruolo del governo, per i progressisti, è quello di aiutare e assistere le persone; per i conservatori la gestione governativa deve insegnare a fare affidamento sulle proprie forze e sulle proprie capacità attraverso l’autodisciplina.

In ultima analisi, George Lakoff ha dimostrato che il credo politico, appunto, non è una questione puramente razionale, bensì, un insieme di concetti morali che affondano le radici nei nostri modelli culturali di riferimento e, più precisamente, in quelle strutture mentali che ci inducono a scegliere tra ciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo, e la famiglia, non a caso, è atavicamente il modello condizionante e attualmente più potente.

Autore Marilena Scuotto

Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.

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