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Confagricoltura Frosinone: stop alle speculazioni sul grano

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È ora di riportare l’agricoltura al centro dell’economia del Paese

L’Italia si ferma le speculazioni no. È l’amara constatazione di Confagricoltura Frosinone alla luce di quanto sta accadendo nella filiera del grano il cui prezzo aumenta mentre quello del petrolio è in caduta libera.

Sottolinea il Vicepresidente Fabio Corsi:

A leggere le notizie di questi giorni sembrerebbe che se oggi volessimo acquistare un quintale di grano saremmo costretti a sborsare una quantità di denaro molto superiore rispetto al periodo pre-Coronavirus, mentre se volessimo fare rifornimento alla nostra auto avremmo un cospicuo risparmio.
Non è così.

Il prezzo del grano in Italia è rilevato dalle borse merci, ebbene se analizziamo gli andamenti delle ultime settimane rispetto a quelli di inizio anno – cioè prima dell’emergenza – il prezzo all’ingrosso del grano tenero è aumentato del 5.49 % a Bologna, da 19.94 a 21.1 euro al quintale, e del 3.66% a Milano, da 21 a 21,8 euro al quintale.

Fatto sta che i consumatori non acquistano grano ma farina o prodotti lavorati ed è nel mezzo della filiera – stoccaggio, lavorazioni, commercio e vendita – che si insidiano le speculazioni. Senza considerare che il grano utilizzato per i prodotti venduti oggi è stato acquistato mesi fa.

La farina, sugli scaffali di alcuni supermercati, non solo inizia a scarseggiare, ma per alcune tipologie e marchi si registrano aumenti addirittura del 300%.

È ovvio che qualcuno sta speculando su un bene di prima necessità a danno sia dei consumatori che dei produttori ai quali rimane ben poco dei profitti generati dalla filiera e come se non bastasse, in questo caso vengono ingiustamente ritenuti responsabili degli aumenti di prezzo.

Di fatto, anche se il costo del grano raddoppiasse, il prezzo della farina e dei suoi derivati non dovrebbe certo triplicare.

Anzi, controllando le filiere al fine di evitare speculazioni, si darebbe ossigeno ad un settore, quello cerealicolo, che ormai da anni soffre una crisi strutturale causata soprattutto dalla concorrenza estera e si potrebbe arrivare ad una autosufficienza nazionale che oltre ad offrire un prodotto più sano e controllato darebbe vantaggi in termini economici, ambientali e sociali.

Dopo il settore sanitario e farmaceutico anche quello cerealicolo – a causa della globalizzazione intesa come dipendenza dalla produzione estera – sta mostrando i propri limiti; ma se per costruire una mascherina basta una veloce riconversione di una fabbrica tessile, se oggi volessimo aumentare la produzione di grano, i primi raccolti li avremmo nel 2021.

È per questo che anche finita l’emergenza dovremmo riscrivere le regole del mercato orientandolo verso la filiera corta e preferendo i prodotti che utilizzano materie prime italiane.

Confagricoltura da sempre rappresentante di un mondo, quello agricolo, incline alla operosità e alla solidarietà, nel ringraziare tutti gli operatori della filiera che continuano ad operare onestamente assicurando continuità, condanna fermamente ogni fenomeno speculativo invitando a denunciare episodi inqualificabili in un momento di grande difficoltà.

Intanto la pandemia ha riportato gli agricoltori al centro della scena. In questo momento il settore appare evidente in tutta la sua indispensabilità e imprescindibilità per garantire il cibo sulle tavole degli italiani.

Sottolinea il Presidente di Confagricoltura Frosinone Vincenzo del Greco Spezza:

In realtà, il ruolo del comparto agroalimentare è sempre stato fondamentale ma, quando ancora non si era in un sistema forzato di autarchia relativa dovuto all’emergenza, in molti hanno fatto finta di non accorgersene – istituzioni in primis – consentendo da un lato un impoverimento delle attività e delle produzioni e dall’altro favorendo enormi “dispersioni” di denaro nelle inutili complessità delle filiere.

Oggi più che mai dovremmo riflettere sui futuri obiettivi economico – commerciali del nostro Paese al fine di promuovere l’eccellenza e la sicurezza del prodotto italiano e soprattutto creare filiere in grado di valorizzare il ruolo primario della produzione agricola.

È ora di rimettere l’agricoltura al centro dell’economia del nostro Paese, perché senza una grande agricoltura non c’è possibilità di dare garanzie ai consumatori. Oggi il tema della sicurezza e della sovranità alimentare deve essere messo all’ordine del giorno di qualsiasi agenda di governo; l’agroalimentare va tutelato, protetto e rivalutato partendo da incentivi e investimenti importanti nel settore che ci permettano di respingere con forza le influenze e le speculazioni delle filiere distributive.

Autore Giuseppe Maria Ambrosio

Giuseppe Maria Ambrosio, giornalista pubblicista, assegnista di ricerca in Filosofia Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’. Ha all'attivo numerose pubblicazioni su riviste italiane e straniere e collabora con diverse riviste di settore. Per ExPartibus cura la rubrica ScomodaMente.