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Commercialisti: 122 giorni lavorativi/anno per adempimenti fiscali

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Fondazione Nazionale Commercialisti


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Spesometro 2017: l’81,1% degli studi professionali del Nord dichiara di averlo fatturato rispetto al 67,5% del Centro e al 41,4% del Sud, con una media nazionale del 66,3%

Riceviamo e pubblichiamo.

Sono 122 giorni lavorativi all’anno quelli che dedica il titolare di uno studio di commercialisti agli adempimenti fiscali di base, un tempo superiore a quello dei suoi collaboratori, 84 giorni all’anno.
Il dato emerge da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti pubblicata oggi, mercoledì 28 marzo 2018. Il sondaggio è stato condotto su 3.500 questionari con l’obiettivo di misurare in particolare il costo del software, delle banche dati e del tempo dedicato alla formazione e agli adempimenti di base da parte del personale dello studio.

Dall’indagine si evidenzia come oltre il 70% degli studi professionali si dedichi a tali attività che, per quanto riguarda il costo medio dei software specifici vede negli studi associati un esborso di €9.868,00 pari a quasi il doppio di quelli individuali, €4.985,00 con differenze rilevanti da un punto di vista dimensionale, passando da una media di €4.724,00 per gli studi fino a cinque addetti a €9.406,00 per gli studi tra 6 e 10 addetti e arrivare infine ai €15.433,00 per quelli con oltre 10 addetti.

Per quanto riguarda la formazione specifica in materia, in media gli studi riservano 12 giorni che salgono a 20 per quelli individuali e scendono a 5 per gli associati.
Un altro indicatore rilevato è il costo delle banche dati che passa da una media di circa 2.500 euro per gli studi individuali e condivisi ai circa €4.300,00 degli associati.

Inoltre, risulta come gli studi maggiormente esposti agli adempimenti fiscali, 1.953, presentano una media più bassa e ciò in controtendenza generale. Evidentemente le banche dati e gli altri strumenti di aggiornamento sono maggiormente utilizzati dagli specializzati rispetto ai generici.

La ricerca ha indagato anche i costi sostenuti per l’invio del nuovo spesometro 2017.
Il sondaggio, svolto nel mese di dicembre, è stato effettuato mediante un questionario online ad un campione di 7000 commercialisti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’effettiva fatturazione dello spesometro, emergono delle differenze fra il Nord dove l’81,1% dichiara di averlo fatturato rispetto al 67,5% del Centro e al 41,4% del Sud, con una media nazionale del 66,3%. La regione che ha fatturato il più alto numero di spesometri è il Trentino Alto Adige con l’88,4%, mentre quella con il numero minore è la Campania con il 32,8%.

La ricerca completa disponibile online sul sito.

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