A volte, le parole non possono esprimere il senso di un’emozione che fa vibrare la propria anima. Molti sostengono che la sensibilità sia un elemento fallace per l’uomo di questo tempo, proteso al futuro che non vedrà mai e implacabile con il proprio presente; unica risorsa reale, che depaupera senza senno.
L’uomo è incline a bruciare il proprio presente, credendo di essere eterno. Questo non è altro che un pensiero edulcorato di chi crede, erroneamente, che nella materia ci sia il tutto dal quale proviene.
Voltando le spalle alla natura, l’uomo interrompe il rapporto fra sé stesso e il Cosmo.
Quando il cielo muta, oscurandosi all’improvviso, nel contempo dona alla natura raggi di luce provenienti da quei lampi che, da lontano, annunciano l’arrivo della pioggia.
L’uomo consapevole, in equilibrio fra bene e male, dispiega le braccia e attende l’arrivo della pioggia. Non ha timore e non né rifugge: tutt’altro, egli l’attende come uno sposo all’altare, aspetta e si agita per l’arrivo della sua sposa.
Poi tutto si ferma e accade l’evento: il vento soffia più forte e la pioggia comincia a venir giù, da quell’eterno cielo che la partorisce ogni volta, in ogni tempo, per ogni presente.
L’uomo, dapprima con il capo chino, lo rialza e, lentamente, assapora quelle antiche lacrime che lo attendevano lì, proprio in quel punto, in quel momento.
Si lascia accarezzare da queste sottili fiammelle di cielo, che a tratti lo pungolano, per altri modi lo dissetano nel corpo, ma soprattutto nello spirito.
Egli percepisce di non essere certamente un santo, né tantomeno un demone, ma un essere che lotta in un mutevole presente, per imparare ad accettare il continuo cambiamento, dentro e fuori di sé.
Sa di non dover resistere al cambiamento, ma di accettarlo e di accoglierlo ai fini della propria evoluzione.
Con un colpo di mano si lascia alle spalle vecchi e asfittici stereotipi che tentano, inutilmente, di tenerlo relegato in un passato ormai evanescente e che non gli fa più paura.
Egli è in cammino; e quando è stato restituito alla vita per la seconda volta, senza che nessuno si curasse di lui, ha detto finalmente sì, al nuovo essere che gli pulsava dentro da tempo e che soltanto in quel preciso istante, nel momento più acuto del suo dolore, ha accettato di lasciar venir fuori e assorbirlo del tutto.
L’uomo che emerge da solo, con le proprie forze, dalla palude oscura dell’ignoranza e il fanatismo di ogni genere, non può più tornare indietro, né può ricadere in un oblio simile.
Egli ha ricevuto la luce della conoscenza superiore e, nella rivelazione di se stesso, riscopre i misterici segreti dell’Infinito da cui proviene.
Assapora nuovamente la pioggia, l’uomo della propria verità interiore; intuisce che la molteplicità di quelle gocce di vita simboleggiano la moltitudine umana; e proprio come l’umano essere, ognuna di quelle gocce, è unica e irripetibile e tanto simile, quanto diversa dall’altra.
Inondato, all’interno di se stesso, del fuoco sacro della vita, proveniente dal vibrato originario, l’uomo sa di essere come pioggia che cade dall’alto: figlia di quell’unico cielo; simile per sostanza ad esso e mutevole e cangiante come i colori del nascente arcobaleno.
Scivola la pioggia dalle sue mani aperte; silente, bagna la nuda terra e, nella nuova forma, riflette l’aere da cui è discesa.
Autore Antonio Masullo
Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".