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Cloud Atlas, filosofia e fantascienza in un dramma epico



Un dramma epico di tre ore metterebbe paura a qualsiasi tipo di spettatore, basterebbe a tenerlo lontano dalle sale cinematografiche intimorito dalla durata e dall’incognita totale su una trama che non ha alcuna possibilità di essere esemplificata da qualsivoglia trailer o recensione.

Invece ‘Cloud Atlas’ ha stupito chiunque ha avuto l’ardire di recarsi al cinema per vederlo: in tre ore non ci sono cali di tensione e il susseguirsi degli eventi porta ad alzare il livello di concentrazione perché ognuna delle scene che si interseca ha un significato e una chiave di volta collegabile a ciò che si è visto e a ciò che si vedrà.

“Tutto è connesso”, come recita il sottotitolo dell’opera, come viene ripetuto durante la storia da alcuni dei personaggi che sotto sembianze differenti si ripresentano perché reincarnati o perché risultati di esistenze conseguenti ad azioni, a errori di vite precedenti.

I creatori della trilogia di ‘Matrix’, i fratelli Wachowski, di concerto con Tom Tykwer, lo sceneggiatore/regista di uno dei film più originali degli anni ’90, ‘Lola Corre’, hanno dato vita a un kolossal filosofico che attraversa cinquecento anni di storia.

Un avvocato di San Francisco offre rifugio a uno schiavo in fuga durante un fatale viaggio di ritorno dalle isole del Pacifico nel 1849… un povero compositore di talento nella Scozia degli anni Trenta cerca di comporre la sua opera suprema prima di dover pagare il conto di un atto sconsiderato commesso nel passato… nel 1973 una giornalista fa di tutto per evitare un disastro nucleare… un editore di oggi, alla vigilia del suo più grande successo, viene ingiustamente tenuto prigioniero… nell’anno 2144 una clone operaia in Nord Corea avverte il proibito risveglio di una coscienza umana… e nel futuro remoto e post-apocalittico del 2300, un pastore di capre combatte contro i rimorsi di coscienza per ciò che ha fatto per rimanere in vita.

Ognuno di questi scenari viene narrato parallelamente con passaggi non sempre fluidi ma comunque avvincenti e utili alla ricerca e alla rivelazione del collegamento tra le storie raccontate. ‘Cloud Atlas’ inizia e finisce con il personaggio del pastore che ormai anziano, dal futuro remoto, narra la vicenda dell’Atlante delle Nuvole ai suoi nipotini.

L’opera di Tykwer e dei Wachowski è uno dei progetti più complessi della storia del Cinema moderno: l’ambizione degli autori vola alto prendendo spunto da uno dei romanzi più controversi e discussi degli ultimi anni, ‘L’Atlante delle Nuvole’ di David Mitchell.

Dramma, azione, amore, mistero, vita e morte si fondono nel racconto di sei vicende che diventano una storia unica in cui i personaggi si incontrano e si riuniscono passando da un’esistenza all’altra, nascendo, morendo e rinascendo in una sorta di reincarnazione perenne.

In epoche diverse l’anima dei personaggi si trasforma portando un carnefice a divenire vittima, un assassino a divenire eroe, si può riparare agli errori del passato o si può ripeterli all’infinito, e ogni azione, ogni singola scelta si ripercuote sulle vite future.

La scansione filosofica del racconto di ‘Cloud Atlas’ sta nel continuo perpetrarsi delle domande che da sempre ci si pone sul senso della vita e la frenesia del montaggio di alcuni frangenti del film pare voler esasperare la ricerca costante delle risposte da parte dell’umanità, così che persino attimi di confusione narrativa negli intrecci tra le vicende potrebbero avere una spiegazione in tal senso.

Il film è spettacolare, molti degli scenari sono affascinanti e misteriosi, la regia è di elevata qualità e lo stile innovativo di grande impatto di Tykwer e dei Wachowski si sposa con la ricerca di elementi classici che contraddistinguono le fasi più riflessive della narrazione.

Il cast è da elogiare in blocco per la capacità di ogni attore di interpretare nello stesso film personaggi differenti con prerogative e caratteristiche fisiche ed emotive agli antipodi, risultando non solo credibili ma eccezionalmente funzionali ad una trama che esige la loro riconoscibilità nonostante le diverse sembianze.

Impressionante Tom Hanks tornato ai fasti del suo periodo migliore, bravissimi Halle Berry, Susan Sarandon, Hugo Weaving, Jim Sturgees, Jim Broadbent, Doona Bae, Ben Whishaw, Zhou Xun, Keith David, James D’Arcy, David Gyasi, ma mi va di sottolineare un fenomenale Hugh Grant co-protagonista o semplice presenza di efficacia inaspettata in ognuna delle vicende del film.

Un cast pieno di premi Oscar, un’opera dalla complicata organizzazione tecnica e scenografica, un film con un budget da oltre 110 milioni di dollari è paradossalmente un progetto totalmente indipendente che, rifiutato dagli Studi di produzione hollywoodiani, ha trovato in Tom Hanks il maggiore promotore raccogliendo fondi da numerose case di produzione indipendente, chiedendo finanziamenti alla Germania e finanziando in prima persona il lavoro.

Cloud Atlas’ è sicuramente un kolossal ambizioso e spettacolare, ma con la caratteristica fondamentale di voler dare un significato ben preciso a ciò che viene raccontato e se una sorta di sunto morale si può attribuire a questo film va ricercato in una frase emblematica che viene ripetuta a cavallo delle immagini che attraversano le varie epoche

La nostra vita non ci appartiene, dal grembo materno alla tomba siamo legati agli altri… passati e presenti… e da ogni crimine, e da ogni gentilezza generiamo il nostro futuro.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.

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