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‘Citizen Rosi’, il documentario sul maestro del Cinema politico

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Francesco Rosi: un regista politico fiero di essere definito “Cittadino”

‘Citizen Rosi’: Cittadino Rosi. Così fu intitolata una retrospettiva dell’intera filmografia di Francesco Rosi a New York, e di questo titolo ne andava particolarmente orgoglioso il regista partenopeo perché secondo lui essere considerato prima di tutto “cittadino”, in un momento storico eticamente e socialmente oscuro, era un onore e un motivo che lo invitava ad andare avanti.

Francesco Rosi, nato a Napoli nel 1922 e morto a Roma nel 2015, ha inventato un nuovo stile narrativo per un Cinema che prima di lui non esisteva. I suoi film nascevano da ricerche e inchieste sulla realtà del paese: lavorava sui documenti, su “ciò che era noto”. Ha raccontato il ‘potere’ che corrompe e si corrompe quando si mischia alla criminalità.

Mezzo secolo della storia d’Italia attraverso i film di Rosi

‘Citizen Rosi’ non è un classico documentario di puro tributo celebrativo, anche perché il regista napoletano non lo avrebbe voluto. Lavorando su più registri, gli autori evidenziano il valore cinematografico e civile dell’opera di Rosi, unendo i piani narrativi grazie al volto e alla voce di Carolina, figlia del regista e testimone fin da bambina del lavoro del padre, che ha assistito con amore e pazienza fino alla morte.

Il racconto si snoda attraverso i film di Rosi messi in fila non nell’ordine in cui sono stati girati, ma in base alla precedenza storica dei fatti di cronaca che raccontano. In questo modo, il documentario non narra solo il suo lavoro, ma restituisce anche mezzo secolo della storia d’Italia. Questa scelta narrativa è stata fatta con un preciso intento da Didi Gnocchi e Carolina Rosi… porsi e porre delle domande.

Cosa è accaduto dopo? Dei grandi temi affrontati da Rosi, dei grandi misteri della storia d’Italia, dei problemi che i suoi film hanno posto, oggi cosa sappiamo in più di allora?
Su quali sentenze, su quali documenti, possiamo contare oggi?
Cosa avrebbe scelto di raccontare Rosi del nostro tempo e quanto il suo cinema ha aiutato almeno due generazioni a prendere coscienza della realtà?

I suoi film di impegno civile Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, Lucky Luciano, La sfida, Il caso Mattei, Cadaveri Eccellenti, Tre Fratelli, hanno obbligato a riflettere intere generazioni. Ma soprattutto Rosi ha anticipato la narrazione di una democrazia inquinata dalla corruzione fin dalla sua nascita.

In ‘Citizen Rosi le sequenze dei suoi film ci portano di volta in volta dentro nodi cruciali della storia del nostro Paese che vengono commentati sia da Rosi stesso, attraverso materiale di repertorio, che da persone di ambienti diversi: dal mondo del cinema – Giuseppe Tornatore, Roberto Andò, Marco Tullio Giordana -, al mondo della cultura – Raffaele La Capria, Antonio Nicaso, Giulio Sapelli, Roberto Saviano -, della giustizia – Gherardo Colombo, Nino Di Matteo, Giancarlo De Cataldo, Nicola Gratteri – e del giornalismo – Furio Colombo, Lirio Abbate, Francesco La Licata.

Carolina Rosi: voce narrante e guida emozionale del documentario sul padre

Nel documentario non mancano i commoventi frammenti che raccontano il lato sentimentale, familiare di Francesco Rosi, con Carolina filmata nella casa che fu del padre e nello studio appena ricostruito, a tenere insieme e a dare senso e intensità alla materia. Lei tra le fotografie, i ritagli di giornali, i libri; lei dentro il mondo del padre, dentro le curiosità, le passioni, i valori e le battaglie della vita.

E, infine, c’è l’inserimento di alcune brevi sequenze che impreziosiscono il documentario: ciò che rimane di un materiale ripreso con una telecamerina amatoriale che doveva essere di puri appunti e che, invece, diventa una tenera traccia della memoria: Carolina che rivede insieme al padre, qualche tempo prima che se ne andasse, tutti i suoi film.

I film che hanno rappresentato la nostra realtà vanno fatti vedere ai giovani…perché sono un invito a riflettere… perché i giovani non conoscono la storia d’Italia.
Francesco Rosi

 

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.