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Che estate sarà

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Rincaro estate


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Ciò che alcune persone fraintendono come l’alto costo della vita è in realtà il costo della vita elevata.
Doug Larson

L’estate sta veramente finendo o, quanto meno, il periodo più intenso di traffico umano sulle spiagge del nostro Paese. Quella che sta passando è stata segnata dagli alti costi, che non hanno certamente facilitato il consumo turistico.

L’Italia, comunque, resta in cima alle intenzioni di viaggio internazionali. Il ritorno degli americani dopo l’emergenza Covid ha tonificato aree ad alta vocazione enoturistica, come il Piemonte, che rileva incrementi anche del 50% a seconda delle zone, grazie ad un apprezzabile progresso del mercato nazionale.

Invece, sul fronte del turismo green si lamentano marcate flessioni in Toscana. Per Confagricoltura si riscontrano cali anche del 30%, a causa della debolezza della domanda nazionale.

Stime delle associazioni dei consumatori riportano che più di un italiano su dieci rinuncerà a viaggi e vacanze per colpa del caro prezzi. Un fattore che pesa sulla competitività dell’offerta della nostra penisola. Secondo calcoli JFC, gli italiani si sono ritrovati in tasca almeno 2mila euro in meno causa inflazione.

Il Codacons ha elaborato in uno studio i rincari dei prodotti e dei servizi legati all’estate: dal 22% dei gelati al 15% della birra, passando per stabilimenti balneari e pacchetti vacanza.

Rispetto allo scorso anno, è cresciuto del 49,3% il prezzo dei voli aerei nazionali e, del 46,6% di quelli internazionali. Le cause sarebbero i maggiori costi del carburante e la diminuzione del numero dei viaggi.

I costi dei biglietti dei treni aumentano del 6%. Il prezzo delle biciclette è salito del 4,8%, così come è salito di più del 15% quello di autocaravan, caravan e rimorchi.

La vacanza negli alberghi, sempre secondo il Codacons, è costata il 15,5% in più. Villaggi vacanze e campeggi saranno più costosi del 7,4%, i pacchetti vacanza del 26,8%. Per il ristorante si è speso il 6% in più.

Numeri che parlano chiaro e che ci fanno capire che, tra eventi climatici estremi, maltempo e giornate di traffico da bollino nero in autostrada, l’estate 2023 non è stata propriamente rilassante per gran parte dei vacanzieri italiani.

Senza dubbio, l’effetto dei rincari sulla stagione turistica, ha cambiato la mappa delle vacanze. Diffusi cali, anche tra il 20% e il 30%, della domanda soprattutto degli italiani verso le destinazioni nazionali.

Sotto i riflettori mete consolidate come Spagna, Tunisia ed Egitto, specialmente Sharm El Sheikh. O nuovi approdi, come Albania e Montenegro.

Mentre per i lunghi viaggi è tornato in auge il Far East, Giappone in testa, sull’onda dello yen low cost e dei super sconti delle compagnie aeree del Golfo. La direzione a due velocità rischia di avere un impatto sull’andamento del PIL.

Nonostante la crescita degli arrivi dall’estero, +4%, non è stata un’estate da tutto esaurito. Il caldo ha spinto la montagna, +2%, ma l’emergenza ambiente ha avuto un impatto consistente.

Anche l’aumento dell’inflazione ha eroso il potere d’acquisto dei turisti e ha costretto le aziende a rivedere le loro tariffe al rialzo e, se le città d’arte italiane rimangono popolari, le destinazioni meno tradizionali hanno registrato un calo significativo delle visite, fino al 20 – 30%.

È evidente che il 2023 ha messo alla prova l’intero settore turistico italiano. È divenuto urgente fare fronte ad una serie di sfide, tra cui il cambiamento climatico e l’inflazione, che stanno letteralmente cambiando il volto del turismo. Nonostante tutto, bisogna essere fiduciosi nella nostra capacità di adattamento e resilienza.

L’Italia rimane una destinazione turistica ineguagliabile e continueremo a lavorare per garantire che rimanga accessibile ed accogliente per tutti. Eppure, il turismo sta cambiando. E allora come sta mutando il modo di viaggiare? Molto, stando ai dati.

Il turismo sostenibile, ad esempio, è cominciato come un trend, ma sta prendendo la forma di un vero e proprio stile di vita. Si tratta di un fenomeno cominciato diversi anni fa, ma, con la pandemia da Covid-19, viaggiare non basta più. Bisogna farlo con consapevolezza.

Il 92% dei turisti italiani pensa, infatti, che viaggiare in modo sostenibile sia di estrema importanza e il 57% è interessato a farlo in futuro. Mentre 3 strutture ricettive su 4 affermano di aver adottato almeno qualche pratica sostenibile, solo una su 3 lo dice chiaramente ai potenziali ospiti sui vari canali.

Risulta chiaro, quindi, che il turismo sostenibile non è solo una moda passeggera: forse in parte lo è stata, almeno all’inizio, ma visto che l’interesse nei confronti dell’ecoturismo sta aumentando, questo sta diventando un vero stile di viaggio e di vita.

Ecco perché le strutture ricettive e turistiche ne dovrebbero tenerne conto, migliorando la propria proposta o, addirittura, stravolgendola in funzione di una nuova nicchia che poi tanto nicchia non è.

Il mondo del turismo è oramai modificato. Se si è passati, in poco tempo, dall’uso del mondo all’usura del mondo, perché la massificazione del desiderio turistico, camuffata da libertà di movimento, è avvenuta all’interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione simbolica del viaggio, trasformandolo in una «fuga d’evasione» da fare in tempi e luoghi deputati e, soprattutto, passando sempre alla cassa.

Ponendosi al servizio del consumo mondiale, il turismo è diventato, insieme alla televisione, agli antidepressivi e al calcio, uno dei più potenti anestetici che la società contemporanea elargisce ai suoi logorati cittadini, immersi in una ipermobilità che dà la misura della loro insoddisfazione.

Eppure, nonostante la standardizzazione dei desideri e il saccheggio ambientale, il turismo mantiene intatto il suo potere incantatore. Forse perché, lontani dal proprio territorio originario, che ormai non si conosce più, si nutre la confusa speranza di trovare altrove ciò che ci manca a casa: una vita conviviale in un territorio ancora carico di senso. Senza accorgersi, però, che con la propria presenza si distrugge ciò che si è venuti a cercare.

In effetti, il turismo è l’industria più importante di questo secolo, perché muove persone e capitali, impone infrastrutture, sconvolge e ridisegna l’architettura e la topografia delle città.

Mai come negli ultimi decenni il turismo è diventato un’attività che si nutre di immagini e di immaginari. Viviamo in una società fortemente mediatizzata, che produce un’enorme quantità di immagini finalizzate alla conoscenza e al consumo di luoghi e persone, che diventano patrimonio condiviso delle varie ‘comunità’ turistiche e si trasformano via via in una sorta di icone.

Ecco perché diventa sempre più importante avere una politica turistica che sappia normare la gestione di questo mondo, evitando compromessi, che spesso diventano poi malcostumi, e fornendo, con equilibrio, un’offerta coerente alle urgenze del comune cittadino. Altrimenti nasceranno abusi e allora l’Italia rischierà di perdere anche questa grande opportunità che è insita al suo territorio e alla sua natura.

Che estate sarà la prossima? Tra caldo bollente, piogge tropicali, solite canzoni usa e getta e i prezzi che si impenneranno?

Continueremo a danzare in un valzer che conosciamo a memoria in ogni suo passo, in un déjà vu di sensazioni, paure, gioie e rabbia che ci dice solo che un altro anno sta finendo.

E la chiamano estate…

Un uomo dice un sacco di cose in estate che hanno nessun significato in inverno.
Patricia Briggs

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.