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Centinaia di parole per Alfabeto pandemico de Lo Stato dei Luoghi

Alfabeto pandemico - Lo Stato dei Luoghi


Un vocabolario in continuo divenire per ‘scrivere’ il post-pandemia

Riceviamo e pubblichiamo.

Uno spazio virtuale partecipativo per coniare le parole su cui basare le politiche di rigenerazione del futuro. È l’Alfabetico pandemico, un vocabolario in continuo divenire nato da un’idea della rete Lo Stato dei Luoghi e ‘scritto’ da artisti, intellettuali, operatori culturali e gente comune che sentono l’esigenza di dare forma al post-pandemia.

La dichiarazione di pandemia, quindi, benché abbia rimandato la costituzione formale della rete di rigenerazione urbana italiana ‘Lo Stato dei Luoghi’, prevista il 29 febbraio 2020, non ha fermato le connessioni tra i futuri soci che si sono ritrovati a vivere la comune esperienza di essere costretti a chiudere i propri spazi.

Spazi la cui esistenza si basa sulla possibilità di incontro e aggregazione tra le persone; spazi ibridi che ospitano attività culturali, artistiche, educative e sociali; spazi che molto spesso sono nuove istituzioni culturali e centri di innovazione sociale.

Spazi chiusi ma legami forti con le proprie comunità di riferimento, quindi, il che ha fatto sì che nella maggior parte dei casi gli abitanti dello ‘Stato dei Luoghi’ abbiano continuato in vari modi a essere in contatto con persone, vicini, partner, frequentatori, coworker attraverso mezzi di comunicazione digitale.

Venuto alla luce dal confronto e dall’ascolto, l’Alfabeto pandemico a oggi conta già oltre 500 parole: da aufräumen a denaturazione, da microcosmo a oblomov, fino a solitudine e a zoo.

Sul sito www.lostatodeiluoghi.com è possibile navigare tra le parole scritte da tante persone del mondo della cultura e non solo: vi sono artisti come Emma Dante o Franco Arminio, politici come Emiliano Deiana o Alessandro Fusacchia, giornalisti e pensatori come Annamaria Testa o Marino Sinibaldi. E ancora, Antonella Agnoli, Paolo Fresu, Beatriz Garcia, Valentina Montalto.

E poi i tanti della rete,operatori culturali da Agrigento a Trento, ma soprattutto le molte persone comuni, di ogni età e provenienza, che hanno colto l’occasione di ‘prendere parola’ ed esprimere sentimenti e pensieri di questi giorni così speciali.

Alfabeto Pandemico è infatti un progetto di scrittura collettiva di un vocabolario di testi e immagini per il post-pandemia, un vocabolario che serve nel presente e guarda al futuro, come recita la call sull’homepage: Avere le parole, dopo, significherà avere nuovi strumenti di lettura del reale, nuovi immaginari e nuove azioni.

Serve a non dimenticare questa effervescenza di pensiero di questi giorni, a non perdere le intuizioni, le visioni, a tenerle strette ed essere pronti ad affermare posizioni radicali. Serve a non tornare indietro senza cambiare un intero sistema.

Dal sito si può partecipare descrivendo la propria parola con un testo o con un’immagine, si possono leggere o osservare le parole degli altri, ci si può commuovere, sorridere e pensare e ci si può sentire parte di una cosa più grande e che appartiene a tutti, che il linguaggio a questo serve, a dare forma collettiva al mondo, soprattutto quando non lo capiamo più.

Che cosa è lo stato dei luoghi
Lo Stato dei Luoghi è composta da attivatori di luoghi e gestori di spazi che rappresentano esperienze di rigenerazione a base culturale nel nostro Paese, promosse e gestite da soggetti privati o del privato sociale.
La rete lavora per innovare le pratiche culturali, artistiche, educative e di welfare, con l’obiettivo di contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione sociale.

Chi fa parte della rete si impegna, in forma organizzata o individuale, in progetti di riattivazione che trasformano spazi abbandonati, dismessi, parzialmente inutilizzati o rifunzionalizzati, in centri generativi, inclusivi e abilitanti per le persone e le comunità, apportandovi competenze e risorse.

Lo Stato dei Luoghi intende diffondere la conoscenza e promuovere l’avanzamento della discussione pubblica sui temi della rigenerazione urbana a base culturale, per questo, ritiene fondamentale aggregare saperi e intelligenze attorno ai propri temi, sollecitando l’apporto di chi, nel lavoro di campo, nella ricerca, nella formazione, nella consulenza, interpreta la rigenerazione urbana a base culturale come leva per diffondere capacità, costruire opportunità e generare impatti sociali positivi nei territori.

Chi aderisce
Le parole 

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