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C’è sempre un Ercole dentro ogni Massone

Ercole


In un certo qual modo colui che decide di intraprendere il cammino iniziatico è un po’ Ercole.

Come l’eroe figlio di Alcmenae Zeus, metà uomo e metà dio, incarna la non perfezione, che gli permette di trovare il coraggio per poter affrontare quelle prove attraverso le quali potrà far emergere la parte divina che è già in lui, così colui che ha bussato alla porta del Tempio ha preso in mano la propria vita e ha decise di affrontare il suo viaggio interiore costernato e saggiato dalla fatica compiuta.

Le fatiche di Ercole rendono bene quale sarà il progresso dell’anima dall’ignoranza verso la saggezza, dal desiderio materiale alla realizzazione spirituale, così che il fine ultimo possa essere quello di divenire Massone.

Egli stava di fronte al suo Maestro. Comprendeva vagamente che una crisi incombeva su di lui e che questa avrebbe prodotto in lui un cambiamento nella Parola, nell’Atteggiamento e nel Proposito.
Le Fatiche di Ercole

Le gesta di Ercole ci spiegano come le sue fatiche rappresentino le tappe raggiunte dal neofita sul sentiero iniziatico. Un’altalena di emozioni gioiose e fallimentari, che, allo stesso momento, lo rendono euforico e disperato, permettendogli di avvicinarsi ai misteri dell’Universo.

Di volta in volta, si libererà della paura e dei desideri materiali e si eleverà sempre più al raggiungimento di uno stato di Beatitudine e di Consapevolezza.

Il Massone inizia il suo percorso come discepolo e, al comando della sua anima, affronta le fatiche del cammino iniziatico. Il mito di Ercole lo rappresenta, raffigura ogni Fratello che cerca di addentrarsi in quel sentiero per dimostrare il controllo sulla propria natura umana.

Un Libero Muratore può definirsi tale quando, dopo un lungo e costante lavoro su di sé, riesce a dominare la propria mente affinché possa essere sempre lucida, capace di dare risposte sagge verso chi gli pone domande.

È fondamentale che sappia tenere a bada la sua parte emotiva, che dev’essere sempre in sintonia con il suo corpo umano, senza mai dimenticare che in esso vi è l’Anima.

Ed è l’Anima che, sapientemente, lo aiuterà, lo guiderà e lo sosterrà nell’affrontare e nel superare i numerosi compiti che gli verranno affidati e ai quali dovrà attendere per squadrare sempre meglio la sua Pietra e rendere migliore se stesso.

Ma perché un Fratello dovrebbe ispirarsi ad Ercole?

Per ferma volontà e per le sue virtù, non cristiane, ma eroiche.

Le sue imprese, le sue avversità possono incarnare sia una metafora della vita, sia, con una valenza simbolica, le prove che dovrà affrontare durante tutto il suo percorso massonico.

Come Ercole alla fine decide di poter fare a meno di ogni dono ricevuto durante le dodici fatiche, conservando solo la pelle di leone e la clava di legno, oggetti che si è procurato e fabbricato da sé, ad un certo punto del suo cammino il saggio Maestro si renderà conto che quello di cui ha bisogno è diventato parte di sé e continuerà il suo percorso sempre più alleggerito, perché il suo bagaglio consisterà nel sapere acquisito che esprimerà con poche e sagge parole.

Nel leggere e studiare le dodici fatiche di Ercole, il neofita saprà a che tipo di lavoro specifico dovrà mirare per far sì che le proprie emozioni e peculiarità fuoriescano. Ogni capacità personale acquisita servirà a fargli superare la “fatica successiva” per rettificare il “sé” profondo.

Per questo traguardo, a volte, non basta una vita, figuriamoci una vita massonica, ecco perché si resta “eterni apprendisti”. Non si finirà mai di imparare e, per quanto la nostra Pietra ci appaia liscia e squadrata, avrà sempre delle imperfezioni!

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.

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