Ci sono luoghi che, malgrado distanti dalle nostre radici, in qualche modo ci appartengono, hanno la capacità di farci riconciliare con il mondo, appagando la ricerca di serenità che ci attanaglia nella quotidianità.
Uno di questi, per me, è l’isola che nei secoli è riuscita ad ammaliare illustri personaggi e sconosciuti frequentatori: Capri.
Ogni angolo ha la sua peculiarità, ma quando il bisogno di quiete mi assale, mi concedo qualche ora per passeggiare, magari all’imbrunire, immergendomi nella bellezza della natura, respirando l’aria fresca e godendo della pace e tranquillità che solo un antico monastero riesce a rendere.
La Certosa di San Giacomo, sebbene non più attiva come romitaggio, mantiene intatta l’atmosfera trascendente, retaggio della sua funzione originaria di centro di vita monastica e spirituale, che ha lasciato un’impronta duratura sulla sua identità, tanto da renderla una finestra sull’antica tradizione certosina, ancora oggi incarnazione di spiritualità e storia millenaria, malgrado d’estate ospiti rassegne di vario genere e spettacoli briosi e leggeri.
Una leggenda fa risalire la primitiva costruzione della struttura all’imperatore Tiberio, che decide di edificare su questa parte di costone, noto perché accoglieva le spoglie di San Giacomo, una villa.
Tuttavia, la vera storia del complesso religioso inizia nel 1371, quando Giacomo Arcucci, nobile caprese, fonda, in quel sito, un monastero.
Le sue dimensioni, inizialmente molto contenute, vengono ampliate nel corso dei secoli e l’impianto ne acquista in imponenza.
I monaci certosini, seguaci dell’omonimo ordine eremitico – cattolico, conducono, in questo magico luogo sospeso tra cielo e mare, la loro esistenza dedita alla preghiera, alla meditazione, in sintesi consacrata all’ascesi oltre che al lavoro manuale, come previsto dai loro precetti.
Immersi nel silenzio, calandosi nei recessi interiori più reconditi, ricercano il perfezionamento spirituale. Si dedicano alla lettura, alla trascrizione di testi sacri e alla creazione di manoscritti miniati di incomparabile bellezza, quasi a voler rendere, in perfezione di immagine, l’intimo equilibrio maturato.
Nonostante abbiano scelto tali canoni di vita, i religiosi non trascurano di contribuire anche alla crescita e allo sviluppo del territorio, promuovendo l’agricoltura, la produzione di vino e la cura dei giardini, creando splendidi spazi verdi tutt’attorno.
Durante il Rinascimento, l’abbazia vive un periodo di grande splendore, diventando un importante centro culturale da attirare visitatori da tutto il mondo, come Maria Teresa d’Austria, che rimane affascinata dalla sua architettura e dalle opere d’arte presenti al suo interno, Ferdinando IV di Napoli e Maria Carolina di Borbone.
Nel corso dei secoli successivi, attraversa alti e bassi, subendo danni durante le guerre e cambiando diverse volte scopo e funzione. Nel 1806, con la dominazione napoleonica, il cenobio viene chiuso e utilizzato, successivamente, come caserma militare.
Una descrizione particolare la ritroviamo nel libro ‘Impressions de Voyage’ di Alexandre Dumas, che riesce a trasmettere tutto l’incanto del luogo e l’impatto provato durate la visita.
Nel XX secolo, diviene oggetto di importanti restauri, che ne permettono la conservazione e la trasformazione in un museo e un luogo culturale aperto al pubblico, un mix affascinante di stili, che riflettono le diverse epoche e le diverse influenze artistiche.
La facciata principale presenta un’imponente scalinata di marmo bianco, che conduce ad un portico con archi a tutto sesto. Questo crea un effetto scenico che sembra rivolgere all’ospite l’invito ad entrare. Sopra l’ingresso principale è possibile ammirare un affresco che raffigura San Bruno, fondatore dell’ordine certosino.
Uno dei punti focali è il chiostro, costruito in stile rinascimentale, caratterizzato da un portico con colonne in marmo bianco ed archi a tutto sesto. Al centro si trova un giardino con aiuole e un pozzo antico.
Di grande impatto è la chiesa interna, dedicata a San Giacomo, ricostruita in stile barocco ed arricchita con opere, affreschi e sculture realizzate da importanti artisti dell’epoca, che decorano anche gli altari e le cappelle laterali.
Tutti gli ambienti sono contraddistinti da dettagli raffinati e preziosi. Le rappresentazioni sul soffitto e sulle pareti mostrano scene religiose ed episodi della vita dei santi.
I tabernacoli laterali sono ornati con statue e raffigurazioni sacre, che aggiungono un tocco di bellezza e devozione all’ambiente, combinando elementi di sobrietà monastica con dettagli artistici elaborati.
La fusione di vari stili contribuisce a rendere la certosa un luogo affascinante, regalando un’esperienza visiva straordinaria e una connessione con la storia e la cultura dell’isola azzurra che quasi sembra risucchiare il mio essere, come i giardini che la circondano, riaperti al pubblico il 23 giugno di quest’anno.
Questi spazi verdi sono un’oasi di distensione e pacatezza, dove si ritrova una ricca vegetazione mediterranea, con una miriade di piante e fiori caratteristici. Ulivi secolari conferiscono un’atmosfera antica e autentica, mentre gli agrumi, limoni e aranci, diffondono il loro profumo inebriante.
Gli enormi pini marittimi creano una scenografia incantevole e offrono la possibilità di godere della freschezza della loro ombra. Le imponenti chiome si ergono verso il cielo, conferendo un tocco di maestosità e stabilità all’ambiente circostante e al mio animo inquieto.
Sentieri pittoreschi consentono di esplorare e scoprire angoli nascosti e vedute mozzafiato. Le terrazze panoramiche proferiscono un punto di osservazione privilegiato per ammirare la bellezza del paesaggio circostante, in particolare la vastità del mare.
E mentre lo sguardo spazia fino a perdersi nell’azzurro Tirreno, prendo coscienza che, a pochi passi, la mondanità è pronta a travolgermi con la sua straordinaria malia.
Un contraltare, quasi a voler sottolineare, ancor di più, l’eredità dei monaci della Grande Chartreuse, i quali, nella nostra lingua, hanno lasciato espressioni il cui semplice accenno ci riporta alla mente un modo di essere e di percepire il trascorrere del tempo come un lento fluire, indicando, nella pazienza certosina, il proprio modo di vivere.
Autore Rosy Guastafierro
Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.