Il dibattito in Consiglio regionale. De Luca: ‘Declinare autonomia come ‘Burocrazia zero”
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Campania.
Il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Gennaro Oliviero, ha approvato a maggioranza una Risoluzione di Indirizzo che impegna il Presidente della Giunta regionale a proseguire nella richiesta di ritiro della proposta presentata dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie nella seduta della Conferenza Stato – Regioni del 17 novembre scorso;
a manifestare in tutte le sedi istituzionali deputate l’assoluta urgenza di definire, preliminarmente ad una eventuale prosecuzione del percorso dell’autonomia differenziata, i LEP e gli altri strumenti perequativi e di riduzione delle attuali disuguaglianze, a partire dalla determinazione di criteri equi di riparto delle risorse del fondo sanitario nazionale;
a valutare il sostegno a iniziative legislative in sede parlamentare volte a una chiara definizione di rapporti e competenze tra lo Stato e le Regioni nel solco dei principi di uguaglianza a salvaguardia della unità nazionale, a porre in essere iniziative di carattere divulgativo e di sensibilizzazione presso i cittadini campani sui rischi derivanti dall’autonomia regionale differenziata attualmente delineata.
La Risoluzione è stata integrata con la proposta del Presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca, di dare vita ad una piattaforma per declinare l’autonomia regionale differenziata come piattaforma per la semplificazione amministrativa e la sburocratizzazione totale dell’Italia.
Sono preoccupato per la curvatura che il Ministro Calderoli vuole imprimere all’autonomia regionale differenziata, non credo che si tratti di un disegno riformatore finalizzato a migliorare l’efficienza dello Stato e dell’Italia tutta, ma un provvedimento finalizzato a recuperare consensi per il partito di appartenenza.
È quanto ha affermato il capogruppo di De Luca Presidente, Carmine Mocerino aprendo il dibattito, in Consiglio regionale, sull’autonomia regionale differenziata.
Ha aggiunto Mocerino:
Non ci spaventano le sfide per il cambiamento purché siano nel rispetto della Costituzione e dell’Unità nazionale.
Sanità e scuola devono essere uniformi su tutto il territorio nazionale ed, in particolare per la sanità, chiediamo da anni una modifica dei criteri di riparto del fondo sanitario nazionale, perché, attualmente, la Campania è penalizzata con una privazione di almeno ottanta euro per ogni abitante della Campania ma il diritto alla salute deve valere da nord a sud.
Per questo occorre, innanzitutto, definire i livelli essenziali delle prestazioni per garantire l’unità nazionale anche sul piano della qualità e della quantità dei diritti fondamentali dei cittadini italiani, ovunque essi risiedano.
Ha detto la Vicepresidente Valeria Ciarambino:
Ringrazio i colleghi che hanno sottoscritto la mia richiesta per tenere questa seduta consiliare perché il tema dell’autonomia tocca la carne viva della nostra popolazione e del nostro territorio; essa nasce dalla riforma del Titolo V della Costituzione che ha condotto ad una frammentazione di numerose materie su base regionale, come dimostrato dalla risposta sanitaria alla pandemia, che ha avuto venti risposte diverse su altrettanti territori regionali.
In questa ottica, la bozza Calderoli è finalizzata a trasferire alle Regioni ben ventritré importanti materie, frantumando l’unità nazionale e destinando il Sud ad un arretramento sempre peggiore. L’autonomia, così impostata, è contraria alla nostra Costituzione e favorisce un’Italia sempre più disuguale.
Ed, invece, ogni ipotesi di riforma deve puntare alla valorizzazione dell’unità d’Italia e particolarmente allo sviluppo del Sud che, fino ad oggi, è stato fatto arretrare a causa dei mancati investimenti e della privazione di risorse fondamentali, e che, invece, ha grandi potenzialità ed eccellenze che vanno potenziate.
Ha osservato il capo dell’opposizione di centrodestra Stefano Caldoro:
Non è l’autonomia a creare disparità perché l’autonomia regionale differenziata, ad oggi, non è stata attuata, quindi, gli attacchi del centrosinistra sono di mera propaganda.
Piuttosto occorre concentrarsi sull’art. 119 che contiene in sé quei principi fondamentali di perequazione e di fabbisogno finanziario che investono i diritti fondamentali, dalla sanità, all’istruzione, ai trasporti, quindi la grande sfida non riguarda solo la definizione dei LEP ma l’applicazione di tutte le norme costituzionali che riguardano la responsabilizzazione del sistema delle autonomie.
Inoltre, il percorso dell’autonomia deve procedere con quello del presidenzialismo.
Ha detto il Consigliere Massimiliano Manfredi, PD:
Il tema della bozza Calderoli è l’idea politica di poter trasformare una vicenda così complessa in una trattativa tra una Regione e un governo e di puntare su un sistema, basato sul criterio della spesa storica, che vuole fotografare la realtà per evitare che essa muti.
Il tema fondamentale, invece, è quello di partire dalle stesse condizioni e accettare la sfida del buon governo.
Ad esempio, il problema della carenza del personale sanitario non si risolve se una regione adotta una contrattazione che prevede un incremento di stipendio per quella categoria.
Allo stesso modo, la crescita economica non è legata all’incremento di pil di una regione ma è un processo molto più ampio, nazionale, e che deve partire dal Mezzogiorno.
Ha sottolineato il Consigliere Luigi Abbate, Noi di Centro – Noi Campani:
La Lega ha consegnato alla Conferenza delle Regioni una proposta che mette il turbo alla sua iniziativa secessionista mettendo in campo una deriva costituzionale; è positivo che il Consiglio affronti questa tematica e questa discussione va allargata ai Sindaci, per una forte mobilitazione del Sud in difesa dell’unità d’Italia.
Ha evidenziato il Consigliere Alfonso Piscitelli, FdI:
La concessione di un’autonomia differenziata merita confronto e discussione innanzitutto per chiarire, e per evidenziare le contraddizioni del centrosinistra, che essa trae origine dalla riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dal centrosinistra, così come è stato proprio il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini, candidato alla segreteria del PD, a dare un forte impulso al regionalismo differenziato che oggi lo stesso PD critica aspramente.
Inoltre, il disegno per l’autonomia differenziata ha avuto un balzo in avanti con il Governo Conte e, quindi, con i 5 stelle, che oggi l’attaccano fortemente.
Il regionalismo differenziato va affrontato nell’ottica di regioni più forti ma anche di uno Stato più forte e di una piena attuazione delle norme costituzionali, cominciare dall’art. 119 della Costituzione.
Per FdI il punto fondamentale del programma di governo è il presidenzialismo che costituisce il contrappeso delle spinte autonomiste per salvaguardare la centralità dello Stato, unica strada percorribile per consentire che i diritti sociali vengano garantiti a tutti i cittadini italiani.
Ha evidenziato il capogruppo della Lega Severino Nappi:
La questione dell’autonomia differenziata è estremamente importante per il Sud e ci impone cautela e chiarezza per evitare mistificazioni e leggerezze, i lavori per il federalismo in Parlamento hanno visto la grave assenza dei parlamentari del Sud e a danno del Sud sono state fatte scelte pesanti come il criterio della spesa storica.
Nel 2019 la Regione ha agito con leggerezza nel dichiararsi disponibile ad attuare l’autonomia differenziata senza definizione dei LEP e a farlo senza alcun confronto con questo Consiglio regionale, adesso occorre affrontare questo percorso con serietà e con chiarezza, bisogna perimetrare i livelli essenziali delle prestazioni nei vari settori, istituire una Commissione con tutti i partiti per definire una proposta unitaria del Consiglio Regionale della Campania anche per respingere le accuse di arretratezza politica.
Ha rimarcato la Consigliera Carmela Rescigno, Lega:
Nel 2019 il Presidente De Luca ha aderito all’autonomia differenziata sostenendo che fosse una sfida per unire nord e sud, parole oggi completamente contraddette con le accuse mosse alla proposta del Ministro Calderoli.
Al di là delle posizioni strumentali, bisogna chiarire che stiamo parlando di un’autonomia differenziata prevista dalla nostra Costituzione, che si applicherà solo alle Regioni che lo vorranno, per le altre rimarrà immutato l’intervento dello Stato nella piena attuazione del dettato costituzionale.
Inoltre per quanto riguarda la sanità, non si comprende come possa contrapporsi chi sostiene di aver realizzato la migliore sanità in Italia.
Ha sottolineato il Consigliere Felice Di Maiolo, gruppo misto:
La premier Meloni, nel suo insediamento alla Camera, ha evidenziato che intende attuare l’autonomia differenziata nell’ambito del quadro costituzionale, ma la proposta Calderoli sembra andare nella direzione opposta, ancora oggi un cittadino del sud non ha gli stessi diritti e servizi di un cittadino del nord, è questo il tema fondamentale, i casi più eclatanti sono quelli della sanità e della scuola.
Ha detto il Consigliere Corrado Matera, gruppo misto:
Lo Stato dovrebbe porsi il problema della grande emergenza del Mezzogiorno attivando il fondo coesione per le aree svantaggiate, garantendo il diritto alla salute di tutti i cittadini, escludendo alcune materie, come i trasporti e l’energia, che dovrebbero essere di competenza dello Stato.
Ha sottolineato il Consigliere Nunzio Carpentieri, FdI:
L’autonomia differenziata non è di per sé il problema, anzi, può essere un’opportunità se viene garantita la parità dei servizi e dei diritti ciò soprattutto alla luce dell’attuale quadro economico che rischia di avere ripercussioni soprattutto sul Mezzogiorno.
La qualità dei servizi è uno degli obiettivi principali che gli amministratori perseguono e, quindi, non possiamo non essere preoccupati per alcuni problemi, come il criterio della spesa storica, che non tiene conto di alcune variabili importanti e penalizza il Sud.
Ha detto la Consigliera Maria Muscarà, gruppo misto:
Questa discussione sull’autonomia, che arriva tardi, non ha un obiettivo specifico, le regioni che chiedono l’autonomia differenziata non riguarda solo le materie ma anche gli introiti fiscali, ma tutto questo è stato già definito dalle precedenti intese.
Le risorse date a queste regioni saranno sottratte alle altre Regioni. Quando si è governato non si è fatto, adesso che si sta all’opposizione, si critica l’autonomia, mi sembra solo una grave forma di ipocrisia.
Ha evidenziato il capogruppo di Italia Viva, Tommaso Pellegrino:
L’idea del Ministro Calderoli rappresenta un duro colpo per le regioni del Mezzogiorno che si inserisce nel solco di una riforma del Titolo V della Costituzione che ha già frammentato il Paese. In particolare, sulla scuola, creare venti sistemi scolastici diversi sarebbe un danno per il Sud e per l’Italia.
La scuola deve stare in capo allo Stato, così come la gestione dei beni culturali. Inoltre, bisogna ricordare il grande divario infrastrutturale che ha danneggiato il Sud e creato il divario con il resto dell’Italia, il che ha creato imprese nel centronord e desertificazione industriale nel Sud.
Sulla sanità, il sistema di ripartizione del fondo sanitario nazionale, è penalizzante per il Sud. Alla luce di ciò, quell’idea di autonomia regionale differenziata va ritirata in quanto incompatibile con l’unità d’Italia.
Ha detto il Consigliere Francesco Emilio Borrelli, Europa Verde:
Questa legge avvantaggerà il centronord e penalizzerà il Sud, che è già in recessione una norma insostenibile per il Sud e per l’Italia e l’auspicio è che si pervenga a modifiche della proposta che possano salvaguardare l’unità nazionale e la valorizzazione del Sud, che ha già pagato il prezzo dell’Unità d’Italia e adesso rischia di essere sganciato del tutto dall’Italia.
Ha aggiunto il Consigliere del M5S Gennaro Saiello:
È una proposta pericolosa perché dà a chi ha di più e leva a chi ha di meno. Dobbiamo sfruttare questo momento storico di dibattito per sostenere la battaglia in difesa del Sud e per chiedere più risorse per il nostro territorio. Serve un Coordinamento del Meridione con i consiglieri regionali, i Sindaci, i parlamentari eletti nel Sud, al di là delle appartenenze politiche, per vincere questa battaglia.
A concludere il dibattito è stato il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che, innanzitutto, ha espresso
il cordoglio del Consiglio regionale per le vittime della frana di Casamicciola e per la scomparsa di Gerardo Bianco, che ci ha lasciato. Quando abbiamo tragedie come quella di Casamicciola abbiamo valanghe di fango ma anche di demagogia e di offese alle Istituzioni.
Ha sottolineato De Luca:
È stato un dibattito molto utile, che fa seguito alla approvazione della Risoluzione da parte del Consiglio del 30 gennaio 2018 e conseguente delibera della Giunta.
Il tema del Sud è scomparso perché sono andate in crisi le forze politiche e sindacali che, un tempo, dedicavano ampio spazio alla questione meridionale. Dalla Campania, dal Sud, dobbiamo avere la forza culturale, morale, politica, di rilanciare una sfida ideale e di rivitalizzare la cultura dell’unità e della solidarietà nazionale.
La ripresa del Sud è innanzitutto una opportunità di crescita del centronord e per l’Italia intera. Nel 2023, come sottolineato da Svimez, avremo una perdita di pil nel Sud con un incremento del divario tra nord e Sud. Mentre parliamo si stanno prendendo decisioni concrete di fronte alle quali non possiamo fermarci ai dibattiti e, poi, dobbiamo affrontare in maniera concludente la questione del Sud.
Il Ministro Calderoli ha torto su tutta la linea e, se si sono fermati è perché, nel febbraio 2019 abbiamo aperto un dibattito ‘violento’ su questo tema.
La bozza Calderoli prevede delle cose gravissime, ad esempio, la totale cancellazione del ruolo del Parlamento rispetto alla approvazione delle intese, prevedendo addirittura il silenzio – assenso in caso di mancanza del parare del Ministero dell’Economia.
Attenzione anche sul PNRR, quando si dice che il 40% è destinato al Sud, non significa alcunché perché è ciò che spetta in base alla popolazione, mentre si sarebbe dovuta destinare una percentuale di almeno l’80%.
Per quanto riguarda il riparto del fondo sanitario nazionale, ancora oggi siamo penalizzati per sessanta euro pro capite, stiamo combattendo per adottare percentuali di riparto che tengano conto, in una percentuale adeguata, della deprivazione economica e delle più basse aspettative di vita.
Stiamo difendendo tutte le ragioni della Campania e del Sud e questa battaglia dovrebbe essere sposata da tutti i parlamentari del Sud. Il 40% dei giovani ha lasciato il Sud per bloccare questa emorragia ho proposto un nuovo concorso regionale e nei Comuni per cinquemila posti; poi, destinare al Sud tutte le forme possibili di incentivi fino a quando il Sud non avrà raggiunto il 95% del PIL del nord, come fatto in Germania. Questa è una battaglia patriottica. Se si perde, non si salverà nemmeno il nord.
Infine, dal Presidente De Luca una “controproposta” al Presidente della Regione Veneto Zaia per la semplificazione amministrativa e la sburocratizzazione totale dell’Italia:
L’autonomia va declinata come burocrazia zero, ad esempio un nuovo rapporto con le Sovrintendenze per prevedere alcun parere sui piani paesaggistici da parte di esse; alleggerire la burocrazia per evitare di bloccare opere territoriali con pareri di livello ministeriale; dinamizzare l’Italia.