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San Giovanni Evangelista


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Quando la notte più lunga si sposa col giorno più corto, giunge il momento di gettare i semi per i progetti del futuro…
Meditazione per il Solstizio di fine anno

Il Sole si ferma in cielo, la Natura si ferma sulla Terra. L’acqua diviene ghiaccio e c’è bisogno del fuoco per scaldarsi e ripararsi dalle gelide temperature invernali. La danza degli elementi è pronta, ancora una volta, a dare vita alla meraviglia del suo ciclo: ecco il solstizio d’inverno!

Esso si verifica quando il sole si trova nel punto più basso dell’eclittica, dopo le temperature scenderanno ancora, ma le giornate cominceranno nuovamente ad allungarsi.

Si tratta di uno dei momenti di passaggio dell’anno, quello in cui tutto sembra fermarsi: la natura come il tempo. Fino ad allora le ore di sole sono via via diminuite per lasciar spazio al buio della notte, adesso si cede man mano il posto alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali.

Come tutti i periodi di transizione è un intervallo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.

La parola latina solstitium deriva da Sol e dal verbo sistere e significa “arrestarsi del Sole”: l’astro, infatti, frena la sua discesa sull’equatore celeste e inizia a risalire verso nord, dove nuovamente si fermerà per il Solstizio estivo.

Che posto occupa il solstizio d’inverno nel calendario dei nostri lavori?

Questa ricorrenza è la celebrazione per eccellenza della “nascita”. Già nell’antica Persia tale data segnava la venuta al mondo di Mitra e nell’antico Egitto, di Horus, figlio di Iside e Osiride; a Roma questo giorno era indicato come Natalis Solis Invicti, poi la festa passò al Cristianesimo come il Natale di Gesù, fissata per il 25 dicembre da Papa Giulio I, nel 390.

Giano, Ianus Bifrons, l’antico dio italico, padre di tutti gli dèi, era posto a guardia dei solstizi che erano considerati delle “porte”. Dal solstizio d’inverno escono gli Dei, dal solstizio d’estate entrano gli uomini. Giano è, appunto, il dio delle soglie; la leggenda narra che gli si affiancò Saturno, un dio buono e saggio, che insegnò all’Uomo l’agricoltura e così ebbe inizio l’età dell’oro.

I filosofi chiamano Regno di Saturno lo stadio di negrezza dei Saturnali; l’agricoltura è un’allegoria per intendere l’Arte: “quando vogliamo far nascere un albero, in primo luogo seminiamo la semenza perfetta”.

Il Regno di Saturno è, dunque, l’inizio dell’Opera, che si ha quando compare la negrezza, ossia al Solstizio d’Inverno.

Essa rappresenta Giano, ovvero la porta e la chiave, infatti quest’ultima, assieme allo scettro del potere, è uno dei simboli del dio bifronte.

In tale data, a lui subentrano i due Giovanni posti a guardia delle Porte Solstiziali; San Giovanni Battista, il 24 giugno, e San Giovanni Evangelista, il 27 dicembre. In molti dipinti, nella mano dell’Evangelista spunta la coppa, il ricettacolo, con la nota Serpe dell’Arte e, in estate, il capo mozzo del Battista segna l’inizio del declino.

Nella ‘Turba philosophorum’, uno dei testi ermetico-alchemici occidentali più antichi Acsufobo scrive:

Se voi avete operato bene, vedrete una nerezza nella parte superiore, che è segno di putrefazione, la quale dura quaranta, quarantadue giorni.

Sappiate che la fine non è altro che il principio e che la morte è causa della vita e il principio è causa della fine.

Occorre operare fino a che vediate nero, vediate bianco, vediate rosso, ecco tutto, giacché questa morte è vita eterna dopo la morte gloriosa e perfetta.

Oggi termini come putrefatio, nerezza, morte gloriosa, possono suonare macabri, ma derivano dalla constatazione, una volta sotto gli occhi di tutti, che un seme sepolto nella terra, prima di dare origine ad una nuova pianta, deve decomporsi. La morte apparente del seme è la tappa necessaria affinché nasca la nuova vita.

Lo stadio di nerezza è il solstizio d’inverno, quaranta o quarantadue giorni sono la distanza tra la data del solstizio e la Candelora, che ricorre il 2 febbraio.

La Massoneria celebra il solstizio d’inverno e annette a tale ricorrenza il primo posto tra le solennità dell’anno. Esso è il simbolo della rinascita spirituale ottenuta attraverso la celebrazione dei riti di iniziazione, la sconfitta del male e delle tenebre da parte del Sole, il trionfo della Luce, la rivolta verso l’Aurora e testimonia la forza creatrice e vivificatrice della Parola.

Lo stesso San Giovanni l’Evangelista, detto il Precursore, dice:

Il principio era il verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui; e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.

Un antico rituale riporta:

Il Sole simbolo visibile dello Spirito, si è ritirato nelle caverne del settentrione. Le giornate si sono accorciate e le notti allungate. Il dolore è nelle nostre anime, perché il Sole è calore, è vita e luce. Noi fratelli ravvisiamo in questa rituale morte del Signore una fase dell’eterna lotta del Bene contro il Male. Ma il nostro dolore è temperato dalla certezza che il Sole, dopo la sua annuale discesa agli Inferi, risalirà allo Zenith della nostra coscienza.

Così lo spirito dell’uomo, dopo aver dormito nella misteriosa tomba di Saturno, vegliato dai neri corvi della morte, risorgerà a nuova vita in un volo di bianche colombe.

È proprio in questa fase di solitudine e di tristezza che l’uomo deve riaffermare la propria indipendenza. Fratelli siate dunque vigili! In tal modo contrastando il vostro stato di veglia col fecondo silenzio della Natura, giungerete a conoscere voi stessi.

L’Arte non è in grado di creare le disposizioni primarie, ma può solo perfezionare ciò che la Natura ha creato di perfettibile.

Prima di questa trasformazione, c’è la materia:

Tutte le cose hanno un principio e una natura che, da sé, senza soccorso d’altro, sa moltiplicarsi all’infinito, senza di che tutto si perderebbe e si corromperebbe.
Aristeo

Queste sono le premesse, ma Pietra cui aspirano i filosofi deve avere in sé degli elementi divini che non possono discendere dall’individuo; infatti, egli non può produrre che Uomo, come impone la legge della natura.

La nostra pietra filosofale, invece, è una via di mezzo fra i corpi perfetti ed imperfetti. Ciò che è perfetto non può essere alterato, bensì solo distrutto, mentre ciò che è imperfetto si presta bene ad essere mutato, onde ciò che è distruzione per l’uno, è generazione per l’altro.

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.