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‘Big Ben ha detto stop!’, la fine di un’epoca

'Big Ben ha detto Stop!', Giovanni Allocca e Leda Conti


La storia di Enzo Tortora splendidamente raccontata nella bellissima messa in scena di Massimo De Matteo

È andato in scena ieri sera sabato 23 settembre, ore 21:00, presso il PAT, Palazzo dell’Arte e del Teatro, Corso Trieste, 239, Caserta, lo spettacolo ‘Big Ben ha detto Stop!’ di Nicola Maiello con Giovanni Allocca e con Leda Conti, per la regia di Massimo De Matteo, assistente alla regia Andrea Cioffi, scene e costumi Domenico Ashöteo. ASSOQQUADRO produzione, con la collaborazione dell’Associazione TAM TAM e la Fabbrica Wojtyla.

Un viaggio nel tempo e tra gli uomini la scrittura di Nicola Maiello, in quegli anni delicatissimi che trasformeranno in maniera radicale la faccia dell’Italia.
Sono gli anni in cui alla radio si affiancherà un mezzo di comunicazione in grado di veicolare oltre ai messaggi, tutta la potenza e la forza delle immagini: la televisione.
Con tutta la gamma di conseguenze socioculturali che questa introduzione comporterà.
Sono gli anni in cui comincia l’addomesticamento delle masse da parte dei gruppi dirigenziali e politici, dei partiti, in cui come ben recita Giovanni Allocca:

La gente si divise in quelli che erano fuori dalla televisione e in quelli che erano dentro. Enzo era dentro.

Furono gli anni in cui si acuirono insieme alle nuove economie di mercato le disuguaglianze sociali. L’esasperazione della differenza di classe.

E a due classi sociali diverse appartenevano i due bambini Giuseppe Iaccarino ed Enzo Tortora, di origini napoletane entrambi, trapiantati a Genova. Enzo potrà istruirsi, laurearsi. Giuseppe diventerà un semplice radiotecnico, un aggiustatore di radio e televisori.

Il bravissimo Giovanni Allocca, nei panni di Giuseppe, racconterà tutta la storia di Enzo Tortora, dai tempi in cui erano bambini fino a quando la vita li separerà. Ma la televisione consentirà lo stesso a Giuseppe di seguire successi e drammi costellanti la vita dell’amico autore e conduttore televisivo.

Una cronistoria intensa, puntuale e ricca di riferimenti a partire dagli anni Trenta, passando per gli anni della Guerra, alle dichiarazioni significative di Enzo Tortora riguardo alla mala gestione della televisione pubblica già in voga negli anni Settanta:

Un jet privato in mano a boy scout
A pazziell ‘man ‘e criature

tradurrà semplicemente Giuseppe.

Da qui la drammatica escalation di eventi giudiziari che videro coinvolto Enzo Tortora colpevole di niente: dalle accuse di spaccio e traffico di droga e associazione camorristica, alla reclusione del 17 giugno 1983. Dalla scarcerazione avvenuta dopo sette mesi, alla rinnovata incarcerazione del 17 settembre 1985. Questa tragedia per Tortora durò fino al 1986, anno in cui fu finalmente dichiarata la sua innocenza e accertata la falsità di prove e accuse.

È la terrificante storia di un uomo liberale divenuto radicale; che voleva liberarsi dalle trame di un sistema pubblico già malato ma che da quel sistema è stato volgarmente inghiottito. E non soltanto questo.

Lo spettacolo di ieri ha messo al centro della scena i macigni istituzionali di un’Italia tremendamente claudicante e gravida di trame di malaffare: il nostro sistema giudiziario, la strumentalizzazione arbitraria e di parte dei nostri mezzi di comunicazione, l’incapacità a gestire i fenomeni di corruzione a tutti i livelli.

E la tristezza che angoscia, è che dagli anni Settanta non è cambiato niente.

Lo spettacolo si chiude con una splendida Leda Conti che con due battute riesce a trasferire una verità con tutto il gelo dei giorni nostri. La Conti incarna la moglie ligure di Giuseppe che guardando sprezzante radio e televisioni  guaste e  vetuste occupanti tutto lo spazio scenico, a rappresentare il laboratorio del radiotecnico, urla:

Serra! Serra, belin!

Chiudi! Chiudi!

Nel 2017 i social hanno completamente soppiantato i vecchi mezzi di comunicazione e con essi la vita di uomini come Giuseppe. È la fine di un’epoca.

Intensa la scrittura di Nicola Maiello, perfetta la regia di Massimo De Matteo, rivelatrice ed encomiabile Leda Conti. Grande Giovanni Allocca che, da solo in scena per quasi tutto lo spettacolo, ha interpretato la parte di Giuseppe, citato in dialetto ligure, cantato un pezzo di Franca Raimondi del 1956, ‘Aprite le finestre’, e fatto anche il caffè che ho degustato e molto apprezzato!

Suggestiva la scena immersa nel verde della corte dello storico Palazzo Tescione.
Un equilibrio perfetto tra storia, musiche e luci.

Autore Marilena Scuotto

Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.

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