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‘Benvenuto in Germania’, ridere e riflettere sul tema dell’immigrazione

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Benvenuto in Germania‘ riscoperto grazie agli Incontri di Cinema a Sorrento

La 41ma edizione degli Incontri Internazionali di Cinema di Sorrento ha avuto come tema principale il ‘Cinema tedesco’, e tra i tanti film presentati uno dei più interessanti è stato senz’altro ‘Benvenuto in Germania‘.

Quando è uscita al cinema nel 2016 l’opera di Simon Verhoeven è stato un successo nazionale con 4 milioni di spettatori e oltre 28 milioni di euro incassati al botteghino diventando il film più visto dell’anno e uno dei maggiori incassi di produzione tedesca delle ultime stagioni. Quantomeno anomalo per un film al limite del comico che parla di immigrazione in Germania.

La protagonista è Angelika, una professoressa da poco in pensione che decide, contro il parere dello scettico marito Richard, un chirurgo di fama internazionale, di ospitare in casa un rifugiato. Così il giovane nigeriano Diallo, in attesa di risposta per la sua richiesta di asilo, viene accolto dalla famiglia Hartmanns. Da qui nascono una serie di vicende, complicazioni e momenti esilaranti: il cambiamento non solo stravolge la vita dei due, ma anche quella dei figli Philip, avvocato rampante lasciato dalla moglie con un figlio a carico, e Sophie, studentessa alla perenne ricerca di se stessa e del suo percorso lavorativo.

Il matrimonio di Angelika e Richard è messo a dura prova così come la possibilità di integrazione di Diallo. Nonostante il caos, resta la speranza che la famiglia ritrovi stabilità, tranquillità e pace come il resto della Germania in uno dei momenti più controversi e divisivi della sua storia.

Una commedia per riflettere sull’immigrazione

Benvenuto in Germania‘ è una commedia esilarante, satirica ma sopratutto politicamente scorretta: la capacità di affrontare con spensierata leggerezza il delicato tema dell’immigrazione è il maggior pregio del regista in questo film. La storia narrata prende in giro gli oltranzismi e il razzismo, così come la borghesia con la puzza sotto il naso e quella solidale più per convenzione che per vocazione, ma non banalizza il pensiero degli scettici, di chi umanamente può trovarsi dinanzi a mille dubbi in una condizione atipica.

Sono numerose le scene divertenti che aiutano a riflettere e tra queste ci sono i colloqui che gli Hartmanns fanno per scegliere il rifugiato da accogliere in casa: nella carrellata di immigrati di nazionalità ed etnie differenti che si presentano sbuca un italiano a cui viene detto che la scelta non lo riguarda perché non è un rifugiato e lui comincia a lamentarsi del razzismo che da sempre esiste in Germania contro gli italiani e che non gli permette di trovare un lavoro.

Un film da diffondere

Simon Verhoeven ha girato il film negli anni in cui la Germania era alle prese con la politica di accoglienza ed inclusione decisa dalla Merkel, e nelle famiglie ci si trovava l’un contro l’altro, divisi tra chi era a favore e chi era contrario all’accoglienza. La tematica va naturalmente estesa all’intera Europa che, come in Germania, sta vedendo il proliferarsi di movimenti xenofobi e la crescita del consenso dei partiti di estrema destra che stanno diffondendo nelle popolazioni terrore parlando di invasione e di islamizzazione.

Anche per questo è importante riuscire a far arrivare al grande pubblico film come ‘Benvenuto in Germania‘, perché attraverso la risata e la leggerezza questa storia fa capire che è fondamentale “conoscere”, “studiare”, “imparare a confrontarsi”, ed è giusto sottolineare l’emblematica scena in cui il nipote degli Hartmanns per un progetto scolastico chiede a Diallo di raccontare in classe le vicissitudini e le tragedie che lo hanno costretto a scappare da casa e rifugiarsi in Europa.

Piccola curiosità: ad interpretare la protagonista Angelika è l’attrice Senta Berger che in Italia ricordiamo per ‘Operazione San Gennaro‘ di Dino Risi e ‘Le due vite di Mattia Pascal’ di Mario Monicelli.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.