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Benitez va per la sua strada, niente cambio di modulo alla ricerca della mentalità vincente



Se una squadra perde tre partite di fila, sia che sia una big che una squadra di livello inferiore, subito la parola crisi aleggia nell’aria. Sarà che Benitez viene considerato un totem della panchina, sarà perché, comunque, tante cose buone ad ora si sono viste, ad ora il Napoli sembra esente da questa regola. La cosa, di per se, non è assolutamente negativa. In questo momento, infatti, creare allarmismi sarebbe inutile anche se sarebbe altrettanto grave far finta di nulla. Di certo, un’analisi va comunque fatta sul dato. Se c’è un qualcosa che mi ha colpito nel dopo partita nelle dichiarazioni del mister madrileno è quando ha dichiarato: “Io sto cercando di trasmettere alla squadra una mentalità vincente.”Ed è in questa frase che si racchiude tutto il Rafa pensiero che, nel bene e nel male, sta condizionando il campionato azzurro. Il mister spagnolo ha sicuramente portato una ventata nuova, internazionale per certi aspetti, idea di calcio, basato sul possesso palla, atteggiamento alquanto spregiudicato, possesso palla. Un modo di giocare che una volta veniva chiamato calcio totale e che sta distinguendo le big del panorama mondiale calcistico. Benitez, insomma, vuol dare al Napoli una mentalità da big. Ed è qui che nascono i pregi ed i difetti della squadra. Fin tanto che si ha a che fare con squadre di caratura inferiore, è in qualche modo facile applicare questo modus operandi di giocare. Ma quando non si è più forti, quando sono gli altri ad avere maggiormente palla, è chiaro che si va in difficoltà. Per applicare un gioco del genere ci vogliono calciatori diversi, i difensori devono essere i primi attaccanti e viceversa, c’è bisogno insomma di gente che sappia dare del tu al pallone indipendentemente dal ruolo. Non è importante che a correre sia la squadra ma il pallone ed è chiaro che calciatori di corsa ma con poca tecnica (vedi Maggio, Armero per fare due esempi) vanno in difficoltà. C’è da chiedersi, perché allora durante il mercato estivo non sono stati fatti i dovuti accorgimenti?  

La risposta ha due ragioni: la prima, avendo un parco calciatori già di 24-25 elementi, se prima non si cede non si può acquistare e non tutti gli elementi in rosa erano facilmente collocabili. Seconda, ma più importante, una squadra non è soltanto un insieme di calciatori ma un gruppo ed è chiaro che qualcuno della vecchia guardia, che fungesse da uomo spogliatoio, era indispensabile per mantenere alcuni elementi pur non adatti al nuovo sistema di gioco. A questo punto, perciò, Benitez si è trovato dinnanzi ad una scelta: ridisegnare il Napoli in determinate partite aggiungendo un centrocampista in più in luogo di una punta (o arretrare Hamsik in mediana) o continuare su questa strada contro tutti proprio per mandare avanti il suo progetto di crescita e far acquisire la nuova mentalità. Antonio Conte, per citare un esempio, al suo primo anno con la Juve voleva proporre un gioco offensivo e spregiudicato con il suo famoso 4-2-4 ma, resosi conto dell’infattibilità, ha poi virato per un più prudente 3-5-2 o, al massimo, un 4-3-3. Benitez, invece, ha preferito proseguire per la sua strada non cambiando modulo anche quando forse, sarebbe stato più opportuno (vedi Dortmund quando ha preferito schierare Pandev piuttosto che un centrocampo a tre). Di certo ora tutti si spaccheranno su quale delle due cose sarebbe la migliore. Di certo, però, è che a questo punto occorrerà pazienza: il Napoli sicuramente quest’anno continuerà a crescere e fare grandi cose ma per vincere bisognerà aspettare l’arrivo di elementi diversi, di difensori centrali forti ma anche bravi con i piedi, di esterni di difesa che siano tali e non adattati, di centrocampisti bravi a fare entrambe le fasi, un’altra rivoluzione, insomma, dopo la prima avviata quest’estate con l’innesto di ben otto elementi.

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