La Befana è una figura popolare della tradizione italiana, legata alla festa dell’Epifania, il 6 gennaio.
Secondo la leggenda, la Befana è una vecchia signora che vola su una scopa, portando doni ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi.
Ma chi è veramente la Befana? E qual è il significato profondo della sua presenza nella nostra cultura?
Per rispondere a queste domande, dobbiamo andare oltre l’aspetto folkloristico della Befana, e cercare le sue origini simboliche ed esoteriche.
La Befana, infatti, non è altro che la sopravvivenza palese ma “ri-velata”, cioè occultata e velata più volte, della Grande Madre, la dea primordiale che rappresenta la vita, la morte e la rinascita.
La Befana è la manifestazione invernale della Grande Madre, che, dopo il solstizio d’inverno, ci invita a volare e a spazzare via il superfluo, i condizionamenti sociali, familiari e gli attaccamenti dell’ego che impediscono al Sé di svelarsi.
L’Epifania, la festa che celebra la Befana, deriva dal greco ἐπιφάνεια, epifaneia, che significa “manifestazione”, “apparizione”.
L’Epifania è il momento in cui la luce divina si manifesta agli uomini, come nel caso dei Magi che seguono la Stella Cometa per raggiungere il bambino Gesù.
Ma l’Epifania è anche il momento in cui la luce interiore si può manifestare a noi stessi, se saremo capaci di compiere un’operazione lunare autenticamente operativa.
Il ceppo di legno, simbolo della nostra anima, dovrà bruciare per 12 notti e il carbone che si formerà, che ricorda scopertamente la nigredo alchemica, la morte del vecchio io, servirà, l’anno successivo, per accendere il nuovo fuoco.
La Befana, con il suo travestimento da vecchia signora, ricorda la protagonista di una delle più famose commedie di William Shakespeare, ‘La dodicesima notte’.
In quest’opera, la giovane Viola si traveste da uomo per entrare al servizio del duca Orsino, di cui si innamora. Ma il duca è innamorato della contessa Olivia, che, a sua volta, si innamora di Viola, credendola un uomo.
La situazione si complica quando arriva Sebastian, il fratello gemello di Viola, che viene scambiato per lei. Solo alla fine, quando i due fratelli si ritrovano e si rivelano, si risolvono gli inganni e si formano le coppie.
‘La dodicesima notte’ è una commedia che celebra il potere dell’amore, ma anche la sua follia e la sua ambiguità.
Come la Befana, anche Shakespeare ci invita a mettere in discussione le apparenze, “giocare” con le nostre identità e scoprire la nostra vera natura.
La nigredo alchemica è la prima fase del processo di trasformazione della materia grezza in oro, simbolo della perfezione spirituale.
La nigredo è caratterizzata dal colore nero, dal freddo, dalla putrefazione, dalla dissoluzione. È la fase in cui si deve abbandonare tutto ciò che è superfluo, falso, illusorio, per arrivare all’essenza, alla verità, alla realtà.
È la morte necessaria per la rinascita, la fine di un ciclo per l’inizio di un altro. È la notte oscura dell’anima, la notte più nera del nero, in cui si devono affrontare le proprie ombre, i propri demoni, i propri limiti, per liberarsene e trascenderli.
La Befana, con la sua scopa, ci aiuta a spazzare via le scorie della nigredo, a pulire la nostra casa interiore, a prepararci alla nuova luce che sta per sorgere.
La Befana, con il suo carbone, ci dona il seme del fuoco, l’energia potenziale che si trasformerà in calore, luce, vita.
Infine, con il suo volo, ci fa sognare, ci fa immaginare, ci fa aspirare a qualcosa di più alto, di più bello, di più vero.
La Befana, quindi, con buona pace di certo maschilismo consumistico, non è solo una vecchia signora che porta doni ai bambini, ma è una guida, una maestra, una iniziatrice.
La Befana è la Grande Madre, che ci insegna il mistero della trasformazione, il segreto della Vita, la via della realizzazione del Sé.
La Befana è la nostra alleata, la nostra parte femminile, la nostra madre.
La Befana siamo noi. È il nostro cuore che anela alla vera Libertà, oltre il velo del mainstream e dell’illusione.
Autore Raffaele Mazzei
Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.
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