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La Basilicata dice NO allo Sblocca Italia

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Basilicata: in questa regione dove ” Cristo non è mai arrivato”, lo Sblocca Italia ha dato la conferma a ciò che la popolazione già pensava ,ovvero che la Lucania per chi la governa è solo un ” limone da spremere”.

Il testo è stato approvato al Senato il 5 novembre tra le forti proteste dell’opposizione. Nel passaggio in Parlamento sono state introdotte molte novità rispetto ai già numerosi 40 articoli di partenza. Nel decreto si spazia dalle infrastrutture, trasporti, edilizia, banda larga ed energia. Ed è proprio su questo tema che i lucani, da precisare i cittadini e non i rappresentanti politici , hanno deciso di far sentire la loro disapprovazione.

Ciò che ha agitato  il popolo lucano è il  fatto  che attraverso lo sblocca Italia viene sconvolto   il ruolo degli enti regionali e comunali, in questo modo tutto ciò che riguarda il comparto energetico, in particolare petrolio e gas, sarà di competenza di Roma la quale conosce ben poco del territorio,senza tenere in considerazione, hanno sottolineato alcuni, l’incostituzionalità del provvedimento il quale non rispetta il titolo v della costituzione che delimita le competenze regionali rispetto a quelle del governo centrale.

L’obbiettivo del Premier Matteo Renzi è quello di rilasciare una maggior quantità di permessi di estrazione e ricerca  così da ottenere una maggiore produzione di gas e petrolio che comporterebbe una più alta quantità di royalties e tasse versate dalle diverse compagnie, presenti non solo in Basilicata, allo Stato italiano: nel 2013 sono stati versati quasi 400 milioni di royalties e quasi 1 milione e mezzo di tasse; il raddoppio delle estrazione farebbe lievitare anche gli introiti.

Ma la Basilicata, terra votata all’agricoltura ed al turismo naturale, vede in questo modo messa a dura prova la sua economia. In una delle zone di massima concentrazione di pozzi, la Val D’Agri, molte aziende hanno dovuto chiudere a causa dell’inquinamento prodotto dalle esalazioni di gas e dalle estrazioni del petrolio, i cui scarti sono arrivati a contaminare anche la falde acquifere, rendendo così impossibile l’irrigazione dei campi. Un esempio di tutto ciò è la diga del Pertusillo, creata anche per fini di irrigazione, nelle cui acque è stata trovata una quantità di metalli e sostanze tossiche altamente superiore rispetto ai limiti consentiti per legge. E bene si, non è tutto oro ciò che luccica e rispetto a questo le multinazionali presenti nel territorio come Eni, Total, Shell, solo per citare le più conosciute, si sono dichiarate estranee  a tutto ciò dichiarando che il loro lavoro viene svolto nel rispetto delle norme di sicurezza, purtroppo però i dati anche relativi alle morti a causa del cancro dimostrerebbero il contrario.

Secondo UNMIG ( unione nazionale per l’energia e le risorse minerarie) del Ministero dello sviluppo economico in Basilicata sono presenti 88 pozzi potenzialmente produttivi, 39 produttivi e 18 istanze di permesso di ricerca, questo almeno sulla terra ferma. La prospettiva di vedere il proprio territorio interamente perforato ha indotto  la popolazione a manifestare, infatti da una settimana studenti e cittadini continuano a protestare sotto la sede della regione  ed i sindaci di tutti quei comuni interessati dalle perforazioni o da richieste di esplorazione si sono riuniti per dire  no all’articolo 38, che darebbe avvio ad una folle ricerca all’oro nero distruggendo la loro terra. Chiedono in questo modo che il provvedimento sia impugnato dalla Corte costituzionale ed al loro si sono uniti anche i governatori di regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna che si trovano nella stessa situazioni. Purtroppo però tra tutti questi nomi non campare quello di Marcello Pittella, governatore della Basilicata.

I grandi petrolieri sono arrivati in Lucania e con l’appoggio delle forze politiche hanno promesso maggiore ricchezza, posti di lavoro e benefici alla popolazione. Certo è che il  bonus idrocarburi che solo da un paio di anni viene concesso a tutti i residenti in Basilicata che sono in possesso della patente di guida,” regalando” loro 150 euro da spendere in carburante, non può essere considerato un beneficio o comunque non a lungo termine. Le ricchezze sicuramente sono arrivate, per quanto la Basilicata è l’unica regione che riceve il 7% su ogni barile di petrolio estratto ovvero il prezzo più basso di tutto il mondo e considerando che l’estrazione ad oggi porta alla produzione di quasi 154.000 barili al giorno si potrebbe dire che il guadagno potrebbe essere molto più elevato. Ma nonostante ciò, che è da imputare solo ad una classe politica totalmente incompetente, i soldi che arrivano sono gestiti male e mal distribuiti al punto che alcuni comuni non sanno cosa fare con tutti quei soldi. Insomma ci si dovrebbe chiedere, partendo dal presupposto che non si può far finta che questa enorme ricchezza naturale non esista, come si vuole  e deve gestire? Le mobilitazioni di questi giorni sono un messaggio, un primo sintomo di insoddisfazione e stanchezza di una terra che potrebbe esser ricca e virtuosa, ma finisce con il vivere di sostentamento .

Monica De Lucia

 

 

Autore Monica De Lucia

Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.