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Ass. Pace e Cons. Caiazzo sul sistema pensionistico femminile



Dichiarazione di Pace, Assessore al Personale del Comune di Napoli, e Caiazzo, Vicepresidente Consulta delle Elette del Comune di Napoli

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.

Le donne hanno manifestato a Roma sabato scorso con la FIOM, contro il vigente sistema pensionistico per rivendicare il diritto alla pensione in “termini accettabili” per il mondo lavorativo femminile. Mondo ancora oggi contestualmente deputato ad assolvere anche ai ruoli sociali di cura e accudimento in ambito familiare ed extra-familiare. Questo ruolo indispensabile, che va anche a compensare le conseguenze della generale crisi economica, resta tutto femminile e “sommerso”, non riconosciuto, per un antico gap culturale mai colmato, per una parità mai raggiunta. Dunque i “termini accettabili” previdenziali che le DONNE rivendicano, non sono certo quelli della legge Fornero, che allontano di colpo di almeno sei anni le lavoratrici “vere” (e non le privilegiate che invece scrivono le leggi e mandano le proprie figlie in pensione a 39 anni!) dalla pensione, poco prima a portata di mano.
I nuovi termini di legge vogliono che le donne lavoratrici non solo giungano esanimi, per vecchiaia e fatica, alla sospirata pensione, ma riducono nel contempo di almeno sei anni la durata del beneficio pensionistico.
Le donne chiedono quindi la correzione e la proroga di “Opzione Donna” una legge più specifica e più equa, che contempla i pensionamenti femminili anticipati, derivata dal precedente regime pensionistico ed ancora vigente in regime sperimentale, che il governo intende sopprimere a fine 2015.
Il provvedimento di legge di cui le donne invocano la proroga, adotta il sistema di calcolo pensionistico contributivo, quindi non il migliore, ma il più penalizzante in termini economici per i beneficiari, che si basa sui contributi effettivamente versati, con un minimo di 35 anni di anzianità. La pensione in tal caso è, dunque, già ampiamente “coperta” e completamente “autofinanziata”.
È davvero assurdo che il governo dica no a queste donne che continueranno a reclamare i propri diritti a denunciare l’iniquità (per le lavoratrice e i lavoratori veri) della legge Fornero di cui chiediamo l’abrogazione immediata nonché la colpevole inerzia dell’attuale governo che in merito alle necessarie modifiche al regime pensionistico non vuole compiere alcun atto concreto.

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